La tirannia del merito (Michael J. Sandel)

Sandel è un filosofo e un professore universitario. La sua è una riflessione sugli effetti perversi dell’importanza spropositata che ha assunto il merito nella società contemporanea.

Attenzione: non ci sta dicendo che non è importante. Non ci sta dicendo di affidarci a un dentista o a un idraulico meno capaci. Ci sta dicendo che la concorrenza spietata che oggigiorno fa perno sul merito individuale non fa bene alla società.

Il primo effetto negativo è che chi è all’apice, chi ha una laurea e un buon lavoro, tende a pensare di essere arrivato nella sua posizione grazie ai suoi meriti e a dimenticare altri fattori, come la fortuna e l’aiuto ricevuto. Con una mentalità del genere, è ovvio che poi non riesca a immedesimarsi in chi non ha raggiunto posizioni simili alle sue, è ovvio che finisca col darne la colpa a chi è rimasto indietro, giudicandolo pigro. Di conseguenza, gli risulta difficile ragionare in termini di solidarietà.

D’altra parte, chi è rimasto indietro, si sente “in colpa”: è come se gli facessero continuamente notare che se non ha una Bugatti e una villa con piscina è per via della sua incapacità. Questo genera risentimento. E questo risentimento può sfociare in atteggiamenti di rivolta, anche politica: i sostenitori di Trump e della Brexit appartenevano in grandissima parte a questa categoria di elettori insoddisfatti che si sentivano sbeffeggiati.

Ma il merito è davvero la panacea di tutti i mali? Se le persone hanno la sfortuna di nascere in un contesto sociale degradato o di esser dotati di capacità inferiori alla media, è davvero colpa loro?

La retorica dell’ascesa grazie al merito è un aspetto che accomuna sia la destra che la sinistra, sia i liberal che i conservatori: nessuno la mette in dubbio. Tutti considerano lo studio come lo strumento essenziale per l’ascesa sociale, eppure…

Eppure Sandel ci dimostra che se i salari non aumentano, NON è il risultato di un fallimento educativo. Le cause sono altrove, e questo l’università non lo ha recepito.

Al giorno d’oggi, la maggior parte dei rappresentanti politici ha una laurea: così ci ritroviamo una classe che legifera su una società in cui i laureati sono solo una minoranza. Come si può pretendere che ci sia comprensione? E cosa fanno quelli che non si sentono capiti e rappresentati?

Ricorrono ai voti di protesta (vedi Trump, Brexit, e tutti quelli che promettono di far cambiare le cose in tempi stretti).

La meritocrazia estrema è diventata una nuova forma di disuguaglianza. La la soluzione non è diventare più meritori: è combattere la disuguaglianza.

Lo sforzo, il merito, non bastano: in una società che idolatra il merito serve – ad esempio – che venga apprezzato (e pagato) il talento che ti sei ritrovato. E questa è una forma di fortuna. Se sei bravo a giocare a freccette, sei meno fortunato di uno che è bravo a giocare a basket, perchè la società non ti paga se centri il cerchietto rosso. Dipende solo dal tuo sforzo?

E poi, nel mondo moderno il lavoro in sè ha perso dignità se non ti permette di guadagnare bene.

La tirannia del merito negli Stati Uniti inizia già alle superiori quando i genitori facoltosi investono decine e centinaia di migliaia di dollari per corsi e couch che permettano ai rampolli di entrare nelle università più prestigiose. Si arriva al punto di truffare il sistema, pur di farli entrare spendendo cifre pazzesche. Lo scopo non è di dar loro una preparazione per guadagnare di più (se investivano quei soldi in un fondo, ottenevano comunque lo scopo).

L’obiettivo di questi genitori è di ammantare i propri figli di un alone di merito che giustificherà tutto quello che faranno.

E’ un libro complesso e ben argomentato.

Avevo iniziato a leggerlo con qualche perplessità, perché a me piace la gente che si dà da fare, ma Sandel ti fa ragionare e ti fa mettere in dubbio quella coorte di motivatori e life-coach che adesso inondano il web.

Da leggere con calma.

3 Comments

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3 responses to “La tirannia del merito (Michael J. Sandel)

  1. È un gran libro. Fatto bene a consigliarlo.

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  2. Anch’io ho parlato di solidarietà nel mio ultimo post… spero che ti piaccia! 🙂

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