Lesioni personali (Margaret Atwood)

Ecco uno di quei libri piacevoli da leggere nonostante la trama.

Rennie è una giovane giornalista di Toronto che si occupa di costume: viaggi, moda, style. Viene da un paesino di provincia dove tutti sapevano vita, morte e miracoli di tutti, dove ognuno si sentiva in dovere di pontificare sulla moralità altrui e dove tutti si sentivano responsabili del benessere locale.

Quando le devono asportare un seno per un tumore, finisce anche la sua storia col suo convivente. Si innamora del medico che l’ha curata, ma è un’avventura senza uscita, e per cercare di sfuggire a se stessa, si fa affidare un articolo di giornale sulla piccola isola caraibica di St. Antoine, nella speranza che il viaggio si riveli un toccasana.

Ma fin da subito l’atmosfera non è quella che si aspettava: niente di spensierato o allegro, al contrario… il paese, dopo anni di dominio inglese, è alle porte della prima elezione democratica, e le tre fazioni in lizza sono piuttosto nervose.

Nonostante i suoi tentativi di non farsi coinvolgere, non riesce a passare inosservata, e finisce in guai seri.

E’ una trama che ho sentito poco congeniale perché non riesco a immedesimarmi in una giornalista di costume che scrive di altezza dei tacchi di scarpe e pettegolezzi di pop-star; inoltre l’isola è all’opposto delle aspettative che nutriamo per le località caraibiche; ciononostante Rennie è ognuna di noi.

Non tanto per la paura di morire, quanto per le inibizioni che le si mettono davanti agli occhi quando si trova a dover prendere una decisione, nonché per il bisogno di appoggio nei momenti di scoramento (anche se questo bisogno ci porta a scegliere le persone sbagliate, come fa Rennie).

E che dire della sua incapacità di stare lontana dai problemi? Alterna i momenti di indifferenza forzata (fare domande significa farsi coinvolgere) ad altri di compassione ingannevole.

Insomma, non mi è piaciuta la trama, ma ogni sensazione di Rennie è… comprensibile. Ogni suo cambiamento di umore è il nostro.

3,5 stelle su 5.

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