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La grande via (Berrino-Fontana)

La grande via per vivere a lungo e star bene…

Per chi conosce Berrino, in questo libro non ci troverà molto di nuovo, ma il solo fatto di rileggere certi concetti, ci aiuta a piantarceli bene in testa. In più, l’altro autore, Luigi Fontana, è uno scienziato esperto di longevità e stili di vita. Questi due si sono trovati sulla stessa linea d’onda e il saggio è di piacevole lettura.

Spazia dalla nutrizione al movimento alle tecniche di rilassamento al sonno alla spiritualità: un po’ di tutto, insomma, senza dividere troppo il corpo dallo spirito, visto che noi siamo un tutt’uno.

Non vado più nel dettaglio, ma riporto qui uno stralcio che magari non è chiaro a tutti:

Anche il fumo del padre prima del concepimento è associato a una maggiore frequenza di leucemie infantili.

Ecco, io ce l’ho con i fumatori, è vero; li trovo non solo molesti e puzzolenti, ma anche esteticamente carenti, quando fumano (inutile vestirsi da fighetti se si ha l’alito vomitevole; e se vedo una donna che fuma, mi fa tanto volgare). Certo, questi sono problemi miei, ognuno è libero di fare quello che vuole della sua vita. Ma non di quella degli altri.

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Mangia, prega, ama – Elizabeth Gilbert

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E’ la storia vera di una donna che, dopo un matrimonio finito con un divorzio disastroso e dopo la fine della storia d’amore che ne è seguita, si prende un anno sabbatico per ritrovare l’equilibrio, dopo un periodo di profonda depressione con tanto di pensieri suicidi.

Quattro mesi in Italia sono all’insegna del cibo. Non so perché si fosse messa in testa che dovessero anche essere all’insegna del sesso, tanto da partire con la ferma intenzione di resistere a tutti gli approcci, come se in Italia i maschi non fossero altro che in attesa della straniera sola di turno.

Quattro mesi in India li ha trascorsi in un Ashram per meditare: è stata la parte che ho trovato meno interessante, perché mi è sembrata la ripetizione di tanti altri libri sullo yoga. Però la ripetizione di certi concetti alla fin fine, fa bene lo stesso, e mi è piaciuto leggere tra le righe che l’autrice ha comunque una buona base teorica, anche se non sempre la spiattella sulla pagina.

Gli ultimi quattro mesi li ha trascorsi in Indonesia, dove finalmente, dopo tanto tergiversare, si è trovata un uomo…

Il libro è reso simpatico dalle tantissime metafore fantasiose e dalle originali descrizioni dei personaggi che la Gilbert incontra.

Certo, la parte sull’Italia è dolorosa da leggere, per un’italiana… quando dice che a trent’anni tutti i giovani vivono ancora con la mamma e fa capire che neanche si rendono conto che non è normale, per una specie animale, vivere coi genitori fino a quell’età. O quando parla dell’impiegata delle poste che prima di rispondere all’utente allo sportello deve finire la telefonata col fidanzato (ma questo personale delle poste vogliamo farlo correre sì o no??).  Quando dice che gli italiani sono i maestri del dolce far niente… hai provato a venire a lavorare in un’azienda del Nordest, cocca?? E quando dice che nessun datore di lavoro in giro per il mondo chiede al candidato se conosce l’italiano…

Ma il massimo è stato quando ho letto che lei non si fida degli italiani magri. UN’AMERICANA??? Tra l’altro, un’americana che non riesce a rinunciare a una bistecca se non facendosi venire le lacrime agli occhi (diciamolo: tutta questa voglia di risvegli spirituali come si concilia con le sue bave davanti a una braciola?).

Penserete che il giudizio su questo libro sia negativo. E invece no. Leggetelo: è comunque piacevole ascoltare la storia di una che ha preso il coraggio di mollare tutto per un anno e viaggiare per il mondo. Ho anche scoperto che in Indonesia la cerimonia della pubertà prevede che il giovane si limi i canini, perché rappresentano la parte animale che abbiamo in noi. Ma sì, dai, leggetelo.

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La mente supera la medicina – Lissa Rankin

Lissa Rankin ha un curriculum di studi da medico standard, figlia di un medico standard e con anni di esperienza come medico standard. Insomma, era un dottore che credeva che la biologia e la fisiologia fossero gli elementi cardine della salute. Tuttavia era insoddisfatta dei risultati che otteneva con i propri pazienti, era insoddisfatta del suo ruolo di medico-burocrate e della sua salute, sempre al limite della malattia grave.
Finché ad un certo punto, in seguito a una serie di eventi (lutti e malattie che l’hanno colpita in un brevissimo lasso di tempo) si è detta: basta, o mi fermo o schiatto.
E così ha lasciato il suo lavoro fisso di medico e si è trasferita in un luogo più vivibile, più verde, dedicandosi all’arte e alla scrittura. Ma le coincidenze non la lasciavano stare. Continuava a incontrare certi tipi di persone, a parlare di certi tipi di guarigioni…

La curiosità femminile si è mixata con l’atteggiamento medico e Lissa Rankin ha iniziato a studiare il ruolo della mente nella salute e nella malattia. Partendo proprio da un approccio scientifico, si è posta l’obiettivo di studiare l’effetto placebo e quello nocebo.
Pian pianino si è accorta di quale ruolo importantissimo possa giocare la nostra mente.
Non arriva mai a dirci di abbandonare le cure allopatiche, perché se la medicina moderna ha raggiunto dei risultati, quando si può bisogna approfittarne. Ma ha scoperto che l’approccio fisiologico, quando esclusivo, è troppo estremo. La salute dipende da più concause, e se se ne va, bisogna lavorare su più fronti.

La felicità spiana la strada alla longevità

Si tratta non solo di rivedere completamente il rapporto medico-paziente, col paziente che deve prendere in mano la propria salute e rientrare in contatto col proprio corpo; ma anche di ripensare al concetto di cura. Prendersi cura del paziente non significa dargli in mano una ricetta e spedirlo fuori dallo studio entro i dieci minuti canonici.

Gli aspetti che influiscono sulla nostra salute (sia sulla mente che sul corpo) sono:
– la sensazione di non essere impotenti
– la meditazione/contatto col corpo
– la sessualità
– il riposo
– un’attività lavorativa che risponda alle nostre passioni
– la spiritualità
– la creatività
– le giuste relazioni sociali

Ovviamente, inutile farsi overdose di yoga e vivere in un ambiente familiare da favola, se poi fumi cinque pacchetti di sigarette al giorno e ti strafoghi di patatine fritte e alcool… ma è anche vero che un vegano crudista work-out addict può essere più malato di un couch-potato americano se è emotivamente represso o se non ha rapporti decenti con la gente che frequenta.

Ecco… Io a Lissa Rankin do ragione su tutto ma poi, quando leggo frasi come quella che seguono, mi pare di leggere il libro scritto da una marziana che non ha la più pallida idea di dove si trovi il Nordest italiano:

(…) quando sul lavoro ti senti libero di essere creativo, sei autonomo e rispettato, hai scopi chiari di cui puoi misurare il raggiungimento, sei appoggiato dai colleghi, credi di stare facendo qualcosa in sintonia con i tuoi valori, sai di essere utile agli altri, senti di avere una scopo e una missione, riesci a esprimere le tue doti, sei ben pagato e hai tempo libero a sufficienza per fare altre cose, è molto più probabile che godrai di buona salute e non sarai stressato sul lavoro.

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La consapevolezza del respiro – Buddhadasa

Ho sbagliato libro… cercavo un testo per approfondire lo yoga e sono finita in ambito buddhista, e per di più thailandese, con tanti termini in pali (come se non bastasse il sanscrito indiano…). Ma ormai che l’avevo comprato, l’ho letto, anche se non so quanto serva leggere testi del genere se non li metto in pratica. 😦
La meditazione da sola, intesa come posizione immobile (meditazione formale, la chiamano) mi risulta difficile, e suddividerla in sedici passi, come fa Buddhadasa, non fa altro che complicarmi la vita. Neanche la pratica breve mi si addice, sebbene lui l’abbia prevista per i praticanti pigri!

La pratica di Buddhadasa è divisa in quattro tetradi (ognuna poi divisa in quattro passi): contemplazione del respiro, delle sensazioni, della mente e del Dhamma.
Il respiro può essere lungo o corto: bisogna studiarlo con tutti i suoi effetti.
Le sensazioni sono quelle che ci tengono prigionieri, facciamo tutto in vista delle sensazioni:

Imparare a padroneggiare le sensazioni più sottili ci mette in grado di padroneggiare quelle più basse, grossolane e meschine. Controllando le più difficili, sapremo controllare le più semplici e infantili.

La mente va concentrata per renderla adatta al lavoro finale, cioè la vittoria finale sul dukkha (sofferenza).
Infine, nella contemplazione del Dhamma, si passa alla conoscenza della natura delle cose di cui siamo schiavi.

Ovviamente ci sono dei punti di contatto con il pranayama yogico, ma ovviamente Buddhadasa dice:

Non solo l’Anapanasati funziona altrettanto bene delle pratiche yogiche, ma ne costituisce un perfezionamento. Nel kayanupassana (contemplazione del corpo), prendiamo il pranayama dello yoga indiano, lo sviluppiamo e lo miglioriamo nella sua forma più adatta ed efficace.

Trovo più concisi e utili i commenti del traduttore alla fine, del tipo “Quello che ci serve è autodisciplina, non autotortura“, oppure “La meditazione (…) va al di là dei periodi di seduta. La pratica formale, seduta e camminata, è molto importante, e pochissimi sono quelli che non ne hanno bisogno, ma il nostro interesse primario è la vita: una vita libera da dukkha“.

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La mia ricetta anticancro, Odile Fernàndez Martinez

Anche se ho letto altri libri sull’argomento, e anche se la parte sull’alimentazione è molto simile in ognuno di essi (mettetevela via: si va dal semivegetariano al vegano, con riduzione di zuccheri semplici e prodotti industriali, qui non mi ripeto, ma leggete il libro), si impara sempre qualcosa di nuovo.
La Fernandez ha spaziato non solo dall’alimentazione alla meditazione, alle tecniche naturali, alle radiazioni (attenzione ai cellulari), all’inquinamento (aprite le finestre!), ma mi ha fatto imparare alcune cosette sui prodotti che usiamo per la pulizia e per la cosmesi.

A proposito di cosmesi, se vogliamo evitare alcuni prodotti pieni di parabeni, petrolati, peg and co, anche qui ho trovato alcune ricette per deodoranti, oli, balsami… qui vi riporto la maschera per il viso alla pesca, perché è quella dove non servono prodotti strani (tipo cera d’api, cocamidopropil betaina o lanolina):

50 g di pesca
30 g di olio di oliva
Frulla la pesca insieme all’olio di oliva. Scalda il composto per 2 minuti a fuoco basso. Lascia raffreddare prima di applicare sul viso.

Altro? Per esempio, non sapevo che è meglio evitare il talco. E anche la placenta, quando la troviamo nei cosmetici! Ma mi ha fatto anche riflettere su quanti ettolitri di creme solari chimiche vengono scaricate in mare ogni anno attraverso la nostra pelle… lo sapevate che le creme solari spesso contengono nanoparticelle che hanno lo scopo di penetrare direttamente nel circolo sanguigno?
Per non parlare del dentifricio!
Quello su cui mi rimane ancora il dubbio è la depilazione: dice: “L’ideale è la lametta. Contrariamente a quanto vogliono le leggende urbane, i peli non cresceranno più robusti e forti.”
Questa mi risulta proprio nuova!!

Consiglio per scacciare le formiche evitando i pericolosi (anche per noi) spray chimici: spargere granelli di pepe di Cayenna, chiodi di garofano macinati e aglio, spruzzare un po’ di limone fino all’entrata del nido. Io sapevo che bisogna usare la calce, per far morire le formiche di emorragia… ma un rimedio vale l’altro, pur di evitare di annusarci tutti i veleni che ci pubblicizzano così volentieri.

L’autrice, che è passata personalmente attraverso il cancro alle ovaie e a varie metastasi con tanto di chemio, è un medico, dunque una voce doppia in capitolo ce l’ha, e se parla di Moxacombustione, terapie alternative ed erbe, lo fa sempre con cognizione di causa, senza mai distogliere l’attenzione dalle terapie convenzionali, ma incitando il lettore a istruirsi sulla propria malattia. Anzi: a istruirsi sulla propria salute, che dovrebbe essere lo standard!

la Fernandez ci parla di Gerson, Kousmine, Yoga, agopuntura, reiki, visualizzazione… poi un’altra che mi mancava: sembra che ci siano degli studi sulla cura del cancro attraverso…. il latte materno! Lei stessa è diventata figlia di latte di alcune sue amiche. Insomma, tutto quello che non le faceva male, lei lo ha provato, affiancandolo alle cure convenzionali.
L’unica cura convenzionale che non ha accettato, e che invece faceva parte del protocollo per il suo tipo di tumore, è stata la chirurgia che le avrebbe asportato ovaie e compagnia bella, perché voleva un altro figlio. Nonostante le statistiche che le davano contro, lei è riuscita ad averlo, questo secondo figlio!

Ultima cosa che non sapevo ma che non mi sorprende: l’OMS ha dichiarato che il lavoro notturno è cancerogeno. Avevo letto un libro anni fa, “Il tempo rovesciato” che parlava del lavoro notturno delle donne e dei problemi che dava, ma non avrei mai pensato che un’organizzazione mondiale si sarebbe espressa in termini così chiari.

Finisco con una piccola confessione: mi sono commossa leggendo i ringraziamenti.
Non c’è niente da fare, da quando sono diventata mamma sono diventata pure melensa, e se si parla di sentimenti madre-figlio, mi colano le lacrime…

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La scienza della giovinezza, Margherita Enrico

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La prossima volta che compro un libro su alimentazione e salute, ricordatemi di leggere la biografia dell’autore… in questo caso si tratta non si un medico/biologo/dietologo ecc… ma di una giornalista. Che può aver anche scritto altri libri in materia, ma la sua conoscenza non sarà mai approfondita come quella di una persona che ha basi scientifiche. Nonostante la premessa del Nobel Montagnier, infatti, il libro è una semplice raccolta di informazioni prese qui e là e organizzate per argomenti: alimentazione, movimento fisico, tecniche anti-stress ed autoaccettazione.

Con questo non voglio dire che non si impara nulla leggendo queste pagine: ad esempio ho trovato molto interessante la parte sulla rughe e sui capelli bianchi, perché sfata il mito che questi difetti siano irreversibili con l’età (sebbene l’utilità dei succhi verdi l’avessi già letta sul libro della Boutenko quando ha riportato gli “esperimenti” di Ann Wigmore).

Tuttavia ci sono dei punti in cui si contraddice: da un lato dice che il latte e i latticini provocano acidosi e cancro (cita anche Campbell, ovviamente). Da un’altra parte mi trovo un’affermazione come questa:

Se quindi bevete un bicchiere di latte e aggiungete della crusca o lo accompagnate con biscotti a base di crusca, è come se beveste acqua, perché il calcio non verrà assorbito.”

Scusa, ma a me risultava che il calcio del latte non lo assorbi comunque (e anche alla Enrico, che lo dice in un altro paio di occasioni)… qua invece sembra che se bevi il latte senza crusca, allora assorbi il calcio?!
Altre incongruenze le ho notate quando parla delle carni.
Potrebbero essere dovute al fatto che la Enrico vuole evitare estremismi (veganismo, diete detox rigide ecc…) ma mi resta comunque il retrogusto di un po’ di confusione.

Poi: gli studi.
Ne cita tanti.
Ma li cita male: a volte non specifica chi li ha fatti, a volte dice semplicemente “in uno studio recente” (cosa vuol dire ‘recente’?), non specifica se sono studi sottoposti a peer review, né se sono passati per il vaglio di rassegne illustri, né se erano in doppio cieco, spesso non dice neanche su quanti soggetti è stato testato.
Voglio dire: di ricerche se ne fanno migliaia all’anno in tutto il mondo. E un’altissima percentuale viene poi sorpassata o sbugiardata da altre ricerche. Parlare di studi senza accertarne o dimostrarne la qualità, non mi pare molto professionale, in un testo che vuol navigare nel campo scientifico.

Un’ultima cosa che mi ha dato un po’ di fastidio è il rimando costante alla papaia biofermentata con relative barrette anti-age e agli integratori di ormoni. Ma questa può essere una mia idiosincrasia, dato che comunque è vero che la frutta e la verdura di oggi, nel nostro settore di mondo, è snaturata e priva di molti nutrienti.

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Le sette leggi spirituali dello yoga, Deepak Chopra e David Simon

Al Chopra center hanno sviluppato un programma, qui riproposto, di asana e meditazione da svolgersi nell’arco di una settimana. Ogni giorno ci sono gli esercizi da svolgere (per le asana c’è un buon corredo di fotografie, che non fa mai male) e una legge spirituale su cui meditare/lavorare:
Domenica: legge della potenzialità pura
Lunedì: legge del dare
Martedì: legge del Karma (o di causa ed effetto)
Mercoledì: legge del minimo sforzo
Giovedì: legge dell’intenzione e del desiderio
Venerdì: legge del distacco
Sabato: legge del Dharma (o scopo della vita)

Buona l’esposizione del funzionamento e della distribuzione dei chakra, anche se magari non molto approfondita.

Trovo tuttavia un po’ ambiguo che nel corso del libro non si sottolinei abbastanza la necessità di un insegnante. Se si esclude l’accenno per un tipo di meditazione che si porta avanti specificatamente al Chopra center per il resto non si insiste abbastanza sul rapporto allievo-insegnante, come ho letto in altri libri.
Né si sottolinea bene che lo yoga va adattato alla situazione/persona concreta, in base al periodo della vita e alle peculiarità concrete del soggetto.

Quando una persona rimane coinvolta in un legame molto intenso dal punto di vista dei sentimenti, si ritrova ad acquisire una quantità di energia e di informazioni superiore a quella che è in grado di smaltire. per mantenere una vita emotiva salutare, dobbiamo esercitare un’accurata selezione degli aspetti delle varie esperienze che ci nutrono, lasciando andare ed eliminando quelli che accumulandosi e stagnando diventano tossici.

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Yoga, la salute e la felicità nelle nostre mani, Lucia Almini

Ci sono soltanto due modi per riuscirenella vita: o si nasce con doti particolari, oppure si possiede sraddha. Sraddha è la fiducia interiore che porta qualcuno a sentire di dover andare in una certa direzione e a perseverare, indipendentemente dal risultato. E’ la fiducia che porta qualcuno a restare in contatto con l’aspetto positivo delle cose, a credere nel lato luminoso di qualunque esperienza.

In questo saggio non si trovano sequenze di yoga: ci sono alcune immagini, ma solo a titolo esemplificativo per spiegare di cosa si sta parlando, non pratiche complete. Ciò in linea con la regola principale: lo yoga non si impara dai libri.
Sebbene un libro possa servire per approfondire, poi la pratica concreta va personalizzata, ed è qui che entra in gioco l’insegnante, per il quale la Almini prevede un bel po’ di paragrafi.

Per quanto mi riguarda, il lavoro da approfondire gira attorno alle seguenti due affermazioni:

è nell’azione che possiamo sviluppare la saggezza e diventare più liberi. E quando parliamo di azione, parliamo soprattutto di relazione, perché le nostre azioni quotidiane sono fatte essenzialmente di relazioni.

Rimane comunque fondamentale la capacità di organizzare la propria vita in modo da creare dei contatti con realtà positive, situazioni e persone che ci fanno stare bene.

Non derivano forse tutti i nostri problemi e tutte le nostre felicità dalle relazioni?
La domanda resta aperta.

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Lo yoga nella vita, Donna Farhi

La pratica quotidiana di una vita illuminata

Bel testo automotivazionale che ci ricorda come lo yoga non sia solo asana. In realtà, non ci dice nulla di nuovo, ma ci ricorda ciò che, in fondo sappiamo già.
Per esempio:

Una parte importante dell’imparare a canalizzare le energie consiste nel sopportare sempre meglio di stare nell’intervallo di tempo che intercorre fra desiderio e soddisfazione.

I punti dolenti del “tutto e subito” mi erano già stati chiariti da “Intelligenza emotiva” di Daniel Goleman, ma ora che ho rispolverato il concetto, mi accorgo che se ne concepisco l’autoapplicazione (ci provo…), ho più difficoltà a impartire l’insegnamento a mio figlio di 5 anni. Non riesco a fargli capire che deve gestire dei tempi morti e avvolgerli con due metri di pazienza…

Tornando al libro: non si ribadirà mai a sufficienza che per essere gentili, tolleranti e compassionevoli verso gli altri, bisogna prima esserlo verso se stessi. Niente da fare: chi non si ama, non ama. Ma una cosa è dirlo, un’altra è farlo.

Un altro punto su cui io dovrei lavorare è quello del Siamo Uno, parte di un Tutto, cellula di un cosmo unico. Per cui, se facciamo del male, anche magari solo col pensiero, a qualcun altro, facciamo del male al tutto, dunque anche a noi stessi.
Si può capire un concetto del genere? Capirlo davvero?
Per quanto mi riguarda, i confini, io, me li sento bene addosso, ragioni sempre in termini di Me e di Tutti Gli Altri.
Dunque la domanda resta aperta.
Però… ragazzi, quale è la vita media di una donna in Italia oggi? 85 anni? Ne ho ancora 45 da vivere, ce la farò a rispondere a domande del genere prima di finire al forno crematorio?

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Il cuore dello yoga, T. K. V. Desikachar

Il mio primo vero testo sulla Yoga!
Piaciuto.
Soprattutto perché mi ha sorpreso: prima di iniziare la pratica, credevo che lo yoga fossero le asana, cioè il lavoro fisico. Invece qui Desikachar è molto chiaro: ci sono otto componenti dello yoga:

1) yama – comportamenti verso ciò che ci circonda
2) niyama – comportamenti verso noi stessi
3) asana
4) pranayama – respirazione
5) pratyahara – “controllo” dei sensi
6) dharana – capacità di dirigere la mente
7) dhyana – capacità di entrare in rapporto con l’oggetto
8) samadhi – fusione con l’oggetto da comprendere

Ognuno di questi punti è yoga. E tutto va personalizzato, bisogna incominciare da dove si è e progredire gradualmente.

Meno male che non ci sono solo gli esercizi fisici: non che non mi piacciano, perché è vero che ci si sente bene eseguendoli, ma una disciplina di automiglioramento deve essere completa, per come la vedo io. Non deve limitarsi alla palestra, al dojo, al mandiram…

Questo testo è molto chiaro: lo scopo è farsi capire, anche se poi ci deve essere sempre un punto di riferimento in un insegnante in carne ed ossa. Anche il capitolo dedicato agli yoga sutra mi ha sorpreso: pensavo di trovarmi davanti a una schiera di parole in sanscrito (che ci sono, ma c’è anche un glossario alla fine, non si fa fatica).
Qualche difficoltà l’ho incontrata quando comincia a parlarmi di differenze tra percettore e percepito… ma ho tempo.

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