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La dieta della longevità – Valter Longo

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Non volevo compralo, questo libro, perché nel sottotitolo si citava una parola che non mi piace: digiuno. Alla fine l’ho preso perché me ne ero dimenticata, e la fascetta copriva il vocabolo… In realtà, non di digiuno tout-court si tratta, ma di mima-digiuno, cioè di una dieta che ripropone i vantaggi del digiuno (che ormai è conclamato dalla scienza come salutare, se fatto secondo certi criteri) senza gli svantaggi (voglie improvvise, nervosismi, ma anche difficoltà di guarigione in caso di ferite ecc…).

E poi, mi piacciono un sacco i libri che donano i proventi alla ricerca scientifica!

A parte il semi-digiuno periodico, la dieta della longevità che intercorre tra una dieta-mima-digiuno e un’altra, è una dieta vegana con l’eccezione di due o tre porzioni di pesce alla settimana, da mangiare in un arco temporale massimo di 10-12 ore, con integrazione di vitamine, minerali e Omega-3 ogni due o tre giorni, che riduce al minimo lo zucchero aggiunto ma che non rinuncia ai grassi buoni, come l’olio EVO e la frutta a guscio.

Vale veramente la pena di leggerlo, questo libro, perché non è dogmatico, non è estremista, non si incentra solo sul bene degli animali (come fanno certi vegani che mangiano patatine fritte e caramelle).

Lo scopo è di allungare la vita e ridurre le malattie.

Ma per arrivare alle conclusioni del libro, Longo si è basato su cinque diverse linee di studio, tutte assieme: ricerche di base sulla longevità, epidemiologia (quella su cui si è basata il China Study, per intenderci), studi clinici, studio dei centenari sparsi per il mondo, studio dei sistemi complessi (questo ultimo è quello che ho capito meno…).

Questa è la forza del saggio: non solo studi sui topi, non solo i risultati di un digiuno di due anni di scienziati che si sono rinchiusi in una serra a mangiare quello che autoproducevano limitandosi le calorie del 30%, non solo l’analisi dell’alimentazione di milioni di orientali… ma tutto questo insieme, e anche di più.

Tanto, i risultati vanno sempre nella stessa direzione: mi dispiace, ma la carne, meno ne mangiate, meglio è.

Un aspetto difficile da attuare, però, è che Longo, da professionista qual è, ribadisce ad ogni pie’ sospinto che bisogna affidarsi a dei medici qualificati, che non si può improvvisare una dieta mima digiuno da soli, soprattutto se si è anziani o malati. Tu trovamelo un medico da queste parti che capisce cosa è un approccio alimentare.

L’ultimo esempio l’ho sentito proprio ieri: al malato di carcinoma polmonare, l’oncologo ha detto che può mangiare di tutto.

Vabbè. Quando il pressapochismo colpisce la classe medica, come può certa gente difendersi?

Così come quando si sente dire che la dieta mediterranea è la migliore. Ma cos’è la dieta mediterranea? Quella vera? E quanti la praticano sul serio?

Tornando al libro di Longo, visto che – come dice la copertina – tutti i proventi dell’autore saranno devoluti alla ricerca, vi lascio qui il link affiliato Amazon.

 

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XY (Sandro Veronesi)

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Il male, quello vero, che segna non solo te ma tutti quanti, non si spiega. Così come non si spiega una strage in un bosco del Trentino, avvenuta in tempo zero, in cui undici persone sono morte per le cause più disparate: overdose, soffocamento, infarto, morso di uno squalo estinto da duecento anni… In fondo però non è la ragione del male, quella che ci interessa, perché questo non è un libro giallo in cui indagare sull’omicidio, scoprire gli assassini, vagliare i moventi. Qui la storia inizia a fatto avvenuto, e ci viene raccontata al presente dalla psicanalista in erba Giovanna, e dal prete dal passato miserioso, Don Ermete, che riporta i suoi ricordi. E poi ci sono le parti di dialogo, in cui i silenzi, i puntini di sospensione, sono altrettanto importanti delle parole dette.
Significativo l’albero, quello che una delle vittime ghiacciava artificialmente ogni anno e sotto il quale si compie la strage: al momento della scoperta, il ghiaccio è intriso di sangue, ma non il sangue delle sole vittime: il sangue di tutti, di chiunque, come riveleranno le analisi del DNA. Forse, visto che Veronesi è un maestro in questo campo, è un simbolo: l’albero del bene e del male.
Per gran parte del libro, Don Ermete si chiederà se la strage è stata opera di Satana o di Dio, del male o del bene. Eppure i due concetti sono troppo intrecciati: se la Bibbia riporta le stragi di Dio per ragioni di giustizia, è anche vero che dalla strage di borgo San Giuda nasceranno non solo stravolgimenti, ma anche svolte significative nella vita di qualcuno. E Giovanna, come Bezukov, vede il bene e fa il male. E sua madre, che quando ha torto ha sempre un po’ di ragione e viceversa. E la verità, mai completa, che si mescola con le bugie della versione ufficiale sulla strage… Dall’intreccio di questi e di altri OPPOSTI nasce un libro che non racconta solo una storia, ma che fa riflettere. Alla fine la riflessione non ci porta alla scoperta dell’assassino, del movente, delle modalità della strage, ma a volte sono proprio i viandanti che pensano di sapere tutto, a perdersi.

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