La cugina Bette è una zitella poco attraente che cerca di portare alla rovina la sua famiglia per pura invidia.

Invidia, infatti, la bellissima cugina Hulot, che continua a vivere nel lusso, anche se un po’ vecchiotto, perché non dispone più di mezzi economici sufficienti. La cugina Hulot ha un solo pensiero in testa: quello di far sposare bene la bellissima figlia Hortense. Ma è difficile senza fornirla di una dote decente. Non solo: la cugina Hulot sa delle scappatelle del marito, gliele perdona, e addirittura arriva al punto di dargli dei consigli per vivere meglio queste storie. E’ assolutamente inverosimile come donna: riverisce il marito come una schiava ed è felice se lui è felice (non importa cosa faccia per raggiungere questa felicità).
La cugina Bette vive in modo spartano e cerca di risparmiare il più possibile sui suoi magri introiti di sarta, eppure riesce ad aiutare anche economicamente un giovane conte espatriato che si è dato all’arte scultorea. Il rapporto che ha con questo ragazzo, molto più giovane di lei, è di sopraffazione travestita da altruismo: gli ha salvato la vita quando lui ha cercato di suicidarsi, ma ora cerca di fargli fare quello che vuole lei, facendolo sentire in colpa quando devia dai suoi desideri.
Ma il sogno di tenerlo per sempre sotto la sua ala protettrice si infrange sulle mire della giovane Hortense, che si innamora del conte ancora prima di vederlo, solo dai discorsi che ha sentito da Bette. Hortense mette in pratica un piano per accalappiarselo di nascosto e per fargli affidare dei lavori che lo rimettano in carreggiata.
Il marito della bellissima cugina Hulot, poi, è un libertino di prima categoria: se la sua famiglia è così ridotta sul lastrico, è anche colpa sua, che butta i soldi ai quattro venti pur di far contente le sue costosissime amanti. Quando viene lasciato dall’ultima sua donnina, che se ne è andata con uno più ricco, decide di abbassare le proprie mire, e si dà da fare con la moglie di un impiegato statale, a cui fornisce un lavoro meglio remunerato per tenerlo buono.
Questa signora, tale Marneffe, anche lei bellissima, è in combutta con la cugina Bette: le due donne intrigano e confabulano alle spalle di tutti gli altri personaggi per ricavare il più possibile, ma neanche il loro rapporto è esente da doppiezze e falsità.
Insomma, in questo romanzo non si salva nessuno.
Non c’è un solo personaggio che abbia dei dubbi morali, o che si possa giustificare in forza di eventi avversi che lo abbia reso quello che è.
L’approccio che ho con questo libro è simile a quello che ho avuto con “Lolita”, dove i personaggi sono abominevoli ma lo stile è incantevole.
Perdonatemi: usufruisco del mio diritto di sospendere la lettura a pag. 154 (su 434 pagine).