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Qualche falso (e dannoso) mito…

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(…) in molte donne di tutte le età è spesso profondamente radicata l’idea che, per dare senso all’esistenza e trovare quell’appagamento che incautamente viene qualificato come “felicità”, si debba necessariamente investire nei rapporti con il prossimo; in modo particolare con il partner, con i famigliare e gli amici. Ogni altro investimento in progetti e interessi che non siano imperniati sulle relazioni affettive viene considerato meno importante e comunque secondario. Come se privilegiare il rapporto con se stessi – il rapporto affettivo per eccellenza, dire – cercando di realizzare nel modo più gratificante possibile le proprie aspirazioni, alimentando creatività e libertà d’espressione in diversi campi, rivelasse un approccio “egoistico” alla vita (…)

Ho scelto questo brano tra i tanti interessanti del saggio perché va un po’ in controtendenza rispetto ai vari manuali sulla c.d. felicità, che sottolineano sempre come gli ultracentenari – oltre che di una buona alimentazione, di buoni geni e di movimento fisico – godono di buoni e stabili rapporti sociali.

Il fatto è che non si possono aver buoni rapporti sociali se per tenerli si mettono a tacere le aspirazioni personali e ci si imbottisce di rimpianti. E questo vale in tutti i campi: affettivo, familiare, lavorativo, hobbistico.

Meditate donne, meditate…

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Gli uomini vengono da Marte le donne da Venere – John Gray

John Gray
L’inizio, come tutti i saggi di stampo americano, è un po’ superficiale, con tanti esempi personalizzati: Tom e Jane, David e Kristie, Mark e Julie… la cosa mi infastidiva e l’ho sospeso sei anni fa (!!), ma ora che l’ho ripreso in mano, ammetto che mi rifletto in quello che dice.

Uomini e donne, marziani e venusiane, spesso non si capiscono perché usano lingue diverse per esprimere lo stesso bisogno d’amore e accettazione.
Gli uomini, quando sono turbati, hanno bisogno di ritirarsi, come se entrassero in una caverna a leccarsi le ferite; le donne, quando qualcosa non va, hanno bisogno di parlarne, di sentirsi ascoltate. Gli uomini parlano per dare e ricevere informazioni, le donne per comunicare sentimenti. Gli uomini danno quando gli viene chiesto, le donne danno senza chiedere.
Entrambi i sessi, però, ritengono che il partner abbia bisogno di quello che ricercano loro, e qui nascono gli equivoci.

Interessante e realista la descrizione di come uomini e donne attribuiscono (seppure inconsapevolmente) punteggi al partner. Il marziano ritiene che per ottenere tanti punti, si debbano fare gesti plateali, regali costosi, sacrifici enormi. Ma le venusiane, a questi “favori” attribuiscono solo un punto.
Capito? Un anello di brillanti: un punto. Pulizia del bagno: un punto.
Le donne hanno bisogno di continui piccoli gesti di attenzione. E un uomo, quando ha regalato un Trilogy alla moglie, non capisce perché questa, dopo due giorni, tenga il muso se lui non ha pulito il bagno. “Ma come, il Trilogy erano 30 punti, se ne è già dimenticata?”

Gray elenca poi un elenco di gesti che possono far facilmente segnare punti con la compagna (e si tratta di gesti molto più economici del Trilogy). Alcuni esempi:
– regalare dei fiori, non solo nelle occasioni speciali
– farle i complimenti per il suo aspetto
– quando vi parla, mettete giù il giornale o abbassate il volume della TV e dedicatevi all’ascolto puro
– rifate il letto e riordinate la camera
– lavate la sua auto
– lavate la vostra e pulite l’interno prima di uscire con lei

Giuro, questi punti non li ho scritti io, è Gray che li suggerisce!

Una delle ragioni di lamentela tra amiche quando si parla di mariti e compagni è che bisogna sempre dire all’uomo come/cosa/dove/quando fare le cose. Insomma, bisogna sempre chiedere. Ma zio Billy, dopo dieci anni che stiamo insieme, ci diciamo, ancora non sa come/cosa/dove/quando mettersi in moto?
E la risposta è… NO!

Ricordate che un uomo ha bisogno di sapere come e quando dare di più. Il suo è un atteggiamento di attesa. Reagisce ne modo corretto solo quando è la compagna ad avanzare una richiesta in tal senso.

Ovviamente, poi, è importante anche il modo in cui le venusiane chiedono, e Gray dà alcuni suggerimenti pratici. Il problema è che quando

finalmente la donna si decide ad avanzare la sua richiesta, ha ormai dato talmente tanto e ha accumulato un risentimento tale che la sua richiesta equivale a una pretesa. Alcune donne sviluppano ostilità nei confronti del compagno semplicemente perché si trovano nella necessità di chiederne il sostegno e neppure il soddisfacimento della loro richiesta basta a disperdere il rancore. “Se devo chiedere,” pensano, “non ha più valore”.

Dice, Gray, che una venusiana dovrebbe chiedere (nel momento giusto) al marziano di fare qualcosa senza usare il verbo “potresti”. Ci vuole un approccio diretto, dice Gray. Dunque, non “potresti andare a buttare la spazzatura?” ma “andresti/vorresti andare a buttare la spazzatura?”
Gray dice che il “potresti”, nella mente di un marziano, assume un tono polemico, lo fa sentire sminuito.
Dice.

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