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Come mi batte forte il tuo cuore, Benedetta Tobagi

“Negri predica l’illegalità diffusa e il sovvertimento della Repubblica, salvo poi fare appello alle garanzie costituzionali quando si trovò imputato, fino a cercare la protezione di uno scranno parlamentare.”

“(…) fomentando le pulsioni più aggressive di una massa di ragazzi che non hanno avuto modo o tempo di dotarsi di strumenti di comprensione, dunque di azione, adeguati.”

“Le parole creano le cose, ma possono anche occultarle.”

Parla degli anni 70’-80’: “senza il consenso sindacale. Il giornale è ingovernabile. Il potere dei comitati di redazione a quel tempo era reale; oggi è difficile immaginarlo, i giornalisti sono molto più soli nei confronti dell’editore e di proprietà quasi onnipotenti.”

Tobagi scrive sul suo quaderno il 30 ottobre 1979: “Il Corriere pubblica oggi un’intervista anonima a Craxi. Se l’è scritta Craxi da solo. (…) è vergognoso: sia per Craxi che per Di Bella”.

Poi la figlia, autrice del libro in oggetto, torna ai giorni nostri: “Incontro un giornalista che era stato tanto amico di papà da ragazzo. “Non puoi immaginare dove lavoro adesso, – non riesce a trattenersi dal raccontare, – scrivo i testi per…” E fa il nome del potente politico. (…) faceva tutto lui, domande e risposte, e il politoco potente non aveva da ridire, neanche su una virgola. “Ma non facevi il giornalista, tu?” Sono disgustata. La discussione si spegne presto, quello che fu in gioventù un amico di mio padre si rammarica che, proprio io, sia l’ennesima vittima della disinformazione di sinistra.” Sarei curiosa di sapere questo è questo politico, ma varrebbe a poco, saperlo, visto che di sicuro non è né il primo né l’ultimo che si avvale di servizi del genere.

“Il Corriere s’inclina sovente verso Craxi. L’oscillazione è legata a manovre sotterranee. Nella sentenza per la bancarotta dell’Ambrosiano scopriamo che Licio Gelli in persona esortava il direttore generale del gruppo Bruno Tassan Din a essere più vicino alle posizioni socialiste”.

Ora parla della P2, ma le parole sono inquietanti, se si cambia il soggetto: “Il piano vuole trasferire sempre più altrove le fila della governance del paese, fuori dal controllo dei cittadini-elettori, per renderla ancor più docile e malleabile ai grandi potentati economici e finanziari (spesso con finalità illecite). La magistratura dovrà essere sottoposta all’esecutivo, per evitare interferenze. Controllare la stampa, in questo disegno, è essenziale: per influenzare e indirizzare l’opinione pubblica, distogliendo l’attenzione da problemi reali”.

“il controllo incontrastato dell’intero gruppo editoriale, è passato nelle mani di ignori finanziatori (…). Anni dopo le inchieste riveleranno che l’ignoto finanziatore, dietro il Banco Ambrosiano, era la Ior, la famigerata banca vaticana al centro dell’affare Sindona e di tante storie torbide di quegli anni.”

“Massimo Donelli, uno dei giovani promettenti che stava crescendo alla bottega di Walter e Giorgio, abbandonò surrettiziamente la barca per affiliarsi alla P2 (…) Oggi è direttore di rete di Canale 5, dopo aver diretto a lungo il settimanale TV, Sorrisi e Canzoni”.

“La sanguinosa dittatura di Videla (affiliato P2) in Argentina, dove il gruppo ha forti interessi economici, sparisce dal quotidiano (…). Articoli di sostegno a politici e militari affiliati, grande sensibilità sul tema dell’emittenza privata. (…). Ci sono trasformazioni più sottili, in un’ottica di lungo periodo: dal privato in prima pagina al progetto del quotidiano popolare, leggibili come espedienti per pilotare, distrarre e ottundere l’opinione pubblica”.

“Se consideriamo la P2 un laboratorio in cui sono state sperimentate tecniche di manipolazione informativa, disinformazione e svuotamento dei centri di potere soggetti e agenti del controllo democratico, come i partiti, i sindacati, il parlamento, la magistratura.

Se consideriamo l’evoluzione dei mezzi di comunicazione cartacea e televisiva dopo il 1980 e le angustie in cui si dibattono oggi gli operatori dell’informazione.

Se abbiamo presente tuto questo, ripensare, mutatis mutandis, a questa storia e all’esperienza di uomini come mio padre è oggi più che mai necessario.”

L’assassino di Tobagi “adesso è responsabile della comunicazione della potente Compagnia delle Opere.”

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