Ammetto subito che lo ho sospeso due volte prima di finirlo: Grass usa una prosa molto ipotattica, piena di metafore elaborate che si ripetono e vengono approfondite nel corso del libro. Non una prosa semplice, insomma, e tutto il mio rispetto va al traduttore Claudio Gross, morto l’anno scorso, per il lavoro che ha compiuto su questo testo (se è difficile da leggere in italiano, non oso pensare cosa sia in tedesco).

Grass ha preso il premio Nobel per la letteratura nel 1999. Questo lo sapevo. Quello che non sapevo è che Grass faceva parte delle SS.
Certo, non ci è rimasto a lungo, e, va detto, aveva 16 anni quando ci è entrato: va anche detto che il suo primo battesimo del fuoco gli ha inflitto una tale dose di paura che si è fatto la pipì addosso e ha avuto gli incubi per anni, dopo la guerra.
E’ comunque interessante leggere come Grass dopo quasi sessant’anni cerchi di capire le ragioni di quell’appartenenza (soprattutto alla luce della sua successiva militanza nella sinistra tedesca) ma senza cercare giustificazioni postume. Va sottolineato però, che nel tentativo di prendere le distanze dal suo “io” di allora, quando parla del se stesso di quel periodo spesso lo fa in terza persona.
Salvatosi un paio di volte per puro caso, quando la guerra finisce Grass si ritrova senza arte né parte: non ha finito la scuola, non sa che fine abbia fatto la sua famiglia, non sa dove andare.
E così, il futuro premio Nobel, comincia una vita vagabonda, rimanendo per anni ospite della Caritas.
Nonostante la sua aspirazione a diventare un artista, prima di iscriversi ad una vera e propria accademia fa un po’ di tutto, dal lavoro in miniera allo scalpellino. In questi anni, tre sono i tipi di fame che lo affliggono: la fame vera e propria, la fame di donne e la fame d’arte.
Il libro termina quando, dopo vari tentativi di darsi alla scultura, Grass inizia a guadagnare i primi soldi con l’attività letteraria.
Da questa autobiografia si capisce come la sua vita sia spesso stata travasata nei suoi romanzi: spesso i personaggi dei suoi libri, tratti dalla realtà, si sovrappongono ai ricordi, distorcendoli.
Non è una lettura semplice, dicevo, ma se arrivate alla fine ne varrà comunque la pena.