
L’amore non si può imparare, non è un’arte, è un evento unico, perché, ogni volta, le persone coinvolte sono uniche.
Dunque non è possibile dedurre delle regole generali, non è possibile raggiungere un vero apprendimento, nel senso di acquisire abitudini utili per un certo scopo. Questo è più che mai vero nel mondo moderno, dove le coppie nascono “a termine”, dove si rifugge il più possibile dall’impegno a vita.
Se un rapporto di coppia ha durata determinata, se ogni esperienza con l’altro sesso si concretizza in episodi brevi, non si riesce a affrontare abbastanza prove per poter dire: è vero amore.
La definizione romantica dell’amore come vincolo che dura “finché morte non ci separi” è decisamente fuori moda (…). Ma la caduta in disuso di tale nozione ha finito inevitabilmente con l’abbassare il livello di difficoltà delle prove che un’esperienza deve superare per fregiarsi del titolo di “amore”.
L’amore non lo impari perché per imparare serve una certa dose di ripetitività, di prevedibilità, e gli esseri umani non si ripetono, sono imprevedibili.
Si può imparare a svolgere un’attività laddove esista una serie di regole fisse riferite a uno scenario stabile, monotonamente ripetitivo, che ne favorisce l’apprendimento, la memorizzazione e il successivo espletamento.
Certo, se si parte da questo assunto, si capisce perché chi si lascia impegolare sempre da relazioni sbagliate sembra non imparare mai. Però le conseguenze di un pensiero del genere rischiano di sconfinare…
Perché alla fine, anche noi siamo sempre indefinibili e imprevedibili, perfino a noi stessi: dunque non si può mai giungere alla conoscenza di sé?
E comunque, anche se non si possono prevedere i comportamenti umani e non si possono conoscere tutte le sfumature del partner, è vero che alcuni atteggiamenti sono universali, e certe regole comuni, in qualche modo, si possono scovare qua e là.
Secondo Bauman, se si guardano i mass media, dalle riviste che parlano di rapporti di coppia alle trasmissioni, i consigli più diffusi sono quelli che ci insegnano a chiudere un rapporto col minimo dispendio di energie possibile; ma me non sembra che sia proprio così: a me sembra che ci siano ancora tante “poste del cuore” dove si chiede come conquistare un uomo o come gestire certi problemi di coppia, senza necessariamente arrivare allo scioglimento del matrimonio o del fidanzamento…
Certo, è vero che i legami d’amore (anche i legami d’amore) sono più effimeri. Però ho comunque sospeso la lettura del saggio a pag. 67 (su 214). Bauman non dà soluzioni. Il suo è un libro descrittivo, che usa molte metafore e molti richiami ad altri pensatori. Tutte affermazioni difficili da contestare le sue, ma… che tristezza.
D’altronde, le soluzioni per una coppia che è in difficoltà, esistono? Ponendomi questa domanda ricado nel prototipo di consumatrice baumiana, lo so. Però ho bisogno di speranza. Diciamo che “L’arte di amare” di Fromm (a cui Bauman sembra dichiarare guerra in questo saggio) mi è piaciuto di più.