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Le disavventure di Margaret, Cathleen Schine

Dopo “L’evoluzione di Jane”, che non mi aveva convinto del tutto, ho voluto dare un’altra possibilità a questa scrittrice così nominata, soprattutto perché l’ho trovata in edizione Adelphi, e di solito l’Adelphi ci azzecca… però tutti possono sbagliare.

Margaret è una studiosa (di filosofia? Storia?) che ha scritto un libro su un’emancipata donna del Settecento. Ha un marito insegnante, brillante, intelligente, soddisfatto di sé e innamoratissimo di lei. Margaret trova un manoscritto libertino francese e inizia a tradurlo (è la storia di un “filosofo” che seduce ed è sedotto da una bellissima sedicenne).

Ho interrotto la lettura a p. 200 (su 310), perché non capisco quale sia il filo rosso che tiene insieme la trama.

Margaret ha una memoria bucata, non si ricorda i nomi delle persone con cui parla alle feste, né il contenuto del libro che l’ha resa famosa. E’ una frana in società, tuttavia si sforza di partecipare ai parties dei suoi amici, tutti intellettualoidi che parlano di aria fritta (o meglio, citano filosofi e scrittori ad ogni pie’ sospinto, ma lo fanno in modo slegato dal contesto, come se fosse solo una dimostrazione di conoscenza).

Ad un certo punto, Margaret va a Praga a tenere una conferenza. Ci deve andare da sola perché il marito è impegnato: non aveva mai viaggiato da sola. A Praga perde il suo Baedecker e guarda la città affidandosi ai sensi e non alle cognizioni.

Torna da Praga che è convinta di voler tradire il marito e che il marito voglia tradire lei.

Ora… possono anche piacermi le descrizioni dell’ambiente sociale e dell’intellettualismo ipertrofico di Margaret, ma… dove sta il punto?

Mi par di capire che si voglia mostrare come Margaret arrivi alla maturità (all’inizio è una tipa che non prende decisioni e che non vede l’ora di avere qualcuno che le prenda per lei), ma… dico, non si poteva costruire il romanzo in modo che questo filo rosso fosse più visibile? Ci sono delle parti che davvero io, se fossi stata una editor, avrei tagliato di brutto.

Oppure la sua maturità si estrinseca nel passare dall’accumulo di cognizioni all’abbandono ai sensi? Dall’intelletto alla sensualità?

Boh. Forse però Cathleen Schine è troppo per me e sono io che non ci arrivo.

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Creatura di sabbia – @Tahar_B_Jelloun

Romanzo fuori dal comune, visionario, fiabesco, sensuale, comunque ispirato a una storia vera.

Marrakech. Ahmed è l’ottavo figlio dopo sette sorelle. Vive da uomo, gestisce il patrimonio familiare ed impedisce che l’eredità paterna venga distribuita fra gli zii, si comporta da uomo quando è necessario, addirittura si sposa… ma Ahmed è una donna. E’ nata donna e il padre lo ha tenuto nascosto al mondo.

Ahmed accetta il suo destino per anni; per anni ubbidisce alla volontà paterna. Poi, dopo una crisi che lo/la porterà a ritirarsi dal mondo, uscirà dalla propria camera per ritrovare la sua identità. Finirà in un circo come attrazione ambigua: e per un certo periodo sarà anche felice, finché il mondo non gli farà pagare l’annoso furto di personalità.

La sua storia è raccontata attorno al fuoco da beduini e mercanti, in seguito al ritrovamento del suo manoscritto. Quando il proprietario del manoscritto morirà e il documento sarà dato per disperso, ci penseranno i suoi compagni a completare la storia, ognuno a modo proprio.

Per me, che col francese ci marcio poco, non è stata una lettura facile, perché lo stile è molto poetico, pieno di visioni, sogni ed immagini, e dopo un po’ il ritmo rallenta. E’ comunque un romanzo che fa riflettere sull’imposizione dell’identità da parte della società.

E’ una letteratura che racconta una storia estrema, ma metaforica: un exempla di come i ruoli sociali possono stravolgere le persone.

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