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La dieta anti-età (Steven R. Gundry) @Feltrinellied

Questo è un saggio che riunisce le ultime conoscenze in fatto di alimentazione e stili di vita allo scopo di “morire giovani a un’età matura”.

Innanzitutto, non bisogna mangiare troppo: Gundry cita spesso Valter Longo, l’inventore della “dieta mima-digiuno”. Siamo animali abituati a cicli di abbondanza e carestia, e, ad esempio, anche saltare la cena fa bene al corpo e al cervello.

Come? Bè, anche i neuroni hanno bisogno di essere periodicamente ripuliti dalle sostanze di scarto e dai metalli pesanti. Ciò accade mentre dormiamo, quando siamo nella fase di sonno profondo (la prima parte della notte, per intenderci): in queste ore, i neuroni si… restringono, dando la possibilità al liquido in cui sono contenuti di circolare e portare via tutto ciò che è in più.

Ebbene, questa operazione è quasi impossibile se andiamo a letto con un pesante pasto sullo stomaco, col risultato che le sostanze nocive si accumulano notte dopo notte.

Ma Gundry si appoggia anche a molte altre ricerche scientifiche in materia di alimentazione ed è giunto alla conclusione – l’ennesima, in questo ambito – che meno alimenti animali si mangiano e meglio è.

Altre nozioni in ambito alimentare le avevo già lette in altri libri: l’aspetto oscuro dell’ormone della crescita e dell’alto metabolismo, i vantaggi della donazione del sangue (grazie all’abbassamento del ferro), l’assoluta importanza del microbioma intestinale…

Quello che mi è risultato nuovo, è l’avvertimento contro certi tipi di verdure che contengono leptine: le leptine sono sostanze prodotte dalle piante per difendersi dagli agenti esterni e dai predatori e che possono risultare dannose per il nostro intestino.

Ebbene, tra i vegetali più ricchi di leptine, e dunque più pericolosi, ci sono i legumi, che secondo altri guru delle alimentazioni salutari sono tra i pilastri principali!

Questo non mi torna… Se guardiamo alle zone blu e in generale ai centenari, scopriamo che i legumi sono una parte importante della loro dieta.

Certo, bisogna considerare tutto lo stile di vita, non sono delle categorie alimentari, però questa messa al bando dei legumi non mi convince al 100%, perché mi pare che Gundry sia l’unico nel settore a insistere su questo punto, tanto da averci scritto un libro “The plant paradox” (“Le verdure fanno male”, in Italia).

Ho tirato un sospiro di sollievo quando ho letto che la pentola a pressione distrugge in gran parte le leptine dei legumi e delle altre verdure.

Via libera a tutta una serie di cibi: konjac, ghee, miglio, olio di oliva extravergine pressato a freddo, semi di lino, verdure verdi, crucifere, noci, funghi, avocado, cocco, bacche ecc…

Il libro è poi completato da una parte che suggerisce gli integratori da usare (ebbene sì, al giorno d’oggi neanche il cibo sano è più sufficiente), l’attività fisica e le immancabili ricette (che trovo, come tutte le ricette americane nei libri salutistici, sovraccariche di ingredienti).

Una nota sullo stile: Gundry incentra tutta la sua ricerca sugli effetti che la microflora intestinale ha sulla salute e sulla longevità. Ebbene, quando parla dei batteri buoni e di quelli cattivi, sembra quasi racconti la storia della compagnia dell’Anello, con i buoni da una parte e i cattivi dall’altra.

E’ un atteggiamento che strizza l’occhiolino a chi ha bisogno di essere rassicurato che alla fine vinceranno sempre i buoni, ma… è troppo. Insomma, è comunque un libro per adulti maturi e vaccinati.

L’ho letto in inglese perché l’edizione della HarperCollins costava leggermente meno dell’edizione Feltrinelli, per lo meno nel sito in cui l’ho preso, ma l’edizione italiana in Ebook è molto abbordabile, approfittate.

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I quarantuno colpi – Mo Yan

Cina, giorni nostri.

Luo Xiaotong, prima di prendere i voti, racconta ad un monaco buddista la sua storia.

Luo Xiaotong è sempre stato un carnivoro: per lui la carne è sempre stata il valore supremo, era convinto addirittura di capirla, di sentirla parlare.

Figlio di un buono a nulla, resta ben presto senza padre, perché l’uomo abbandona la famiglia per andarsene con un’altra donna.

La madre tira avanti con la raccolta e la compravendita di stracci, fino a comprarsi una grande casa e a saziare in parte il suo desiderio di rivincita contro il marito. Poi, ad un certo punto, il marito torna a casa con una figlia piccola e la coda fra le gambe: l’amante è morta.

Questa svolta si rivela positiva per la famiglia, perché, grazie all’alleanza con il capo villaggio, diventeranno i ricchi e importanti responsabili di un enorme stabilimento per la macellazione.

Macellazione sana, dicono.

Perché dovete sapere che il villaggio in cui Luo Xiaotong viveva era famoso per l’adulterazione della carne: insufflazione di acqua, formaldeide e altre belle cosette. Tutto all’insegna del guadagno e in spregio alle più elementari regole sanitarie.

Senza raccontarvi la fine, andiamo a vedere l’ambiente in cui Luo Xiaotong, dieci anni dopo, racconta la sua storia da grande: si tratta di un tempio buddhista fatiscente che ormai sta cadendo a pezzi. E’ dedicato ai WuTong, i cinque Dei della sessualità.

Mentre lui racconta la storia, fuori imperversano i preparativi per la sagra della carne. E qui viene il bello: perché è tutto assurdo. Statue che prendono il volo, donne sconosciute che lo fanno bere al proprio seno, faide che vengono portate a compimento, gente che si sente male, struzzi impazziti, statue dedicate al Dio della Carne…

Perché questa differenza di toni tra il passato e il presente?

Mi sono data questa risposta: siamo in un tempio buddhista, dove il Karma regola la vita di ognuno. Ebbene, ad ogni azione, corrisponde una conseguenza. E il passato di Luo Xiaotong è la causa del presente onirico, stravolto, fuori asse, grottesco e a rischio di crollo in cui ora si trova a vivere con tutti i suoi compaesani.

Di carne si muore, vuole dirci l’autore; come è morta la piccola sorellina di Luo Xiatong, avvelenata dal botulino. Ma la carne diventa la metafora di qualcosa di ben più grave, nella Cina moderna, qualcosa che disgrega le famiglie e i valori morali.

Mi piacerebbe sapere come è stato recensito questo libro dai critici cinesi!

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La dieta delle zone blu – Dan Buettner

Le zone blu, per chi ancora non lo sapesse, sono cinque zone del mondo con una straordinaria percentuale di centenari in buona salute. Si trovano in Sardegna, Grecia, Costa Rica, Okinawa, Loma Linda (California).

Dan Buettner è un giornalista ed esploratore del National Geographic che si sta adoperando per diffondere i principi di vita di queste cinque zone al resto del mondo, soprattutto negli Stati Uniti, malati e obesi.

La dieta è un pilastro fondamentale di questi stili di vita: la carne, mi spiace dirlo per i carnivori, è relegata in un angoletto. Il pesce, invece, è più presente. Via libera ai vegetali (soprattutto legumi!) e ai cibi NON confezionati.

Il libro è interessante quando Buettner ci presenta la sua esperienza diretta nelle cinque zone blu, descrivendoci le abitudini alimentari (ma non solo) di qualche personaggio esemplare. Diventa un po’ noioso quando descrive come ha importato in alcune zone degli Stati Uniti ciò che ha imparato, riportando un incremento generale della salute (e, sembra, felicità) pubblica.

Il nocciolo del suo discorso è che spesso siamo grassi e malati non per una colpa individuale, ma per scelte ad ampio raggio. Esempi ne sono le caramelle e i dolcetti che si trovano sullo scaffale vicino alla cassa del supermercato, la mancanza di piste ciclabili, le macchinette che vendono schifezze nelle scuole e nei posti di lavoro.

Lui e la sua equipe hanno lavorato a questo livello, incontrando i rappresentanti locali e scegliendo dei portavoce in loco.

Sebbene non si possa ignorare il punto di vista della “responsabilità collettiva”, credo che Buettner abbia sottovalutato troppo quella individuale.

La gente, gli individui, al giorno d’oggi hanno tutte le informazioni che vogliono. Non posso dare la colpa al sindaco se soffro di cuore… non posso dire governo ladro se mangio come un bufalo e resto incollato al divano… finiamola di dare la colpa agli altri!

Anche qui, è tutta questione di equilibrio.

E’ vero che la forza di volontà individuale è un muscolo, che dopo un po’ si affatica. Che a forza di vedere il pacchetto di patatine appena apri la dispensa, te lo mangi. Che lo hai comprato perché costava meno ed è più bello del chilo di mele. Ma insomma: noi siamo il frutto delle nostre scelte.

Basta delegare colpe!

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La grande via (Berrino-Fontana)

La grande via per vivere a lungo e star bene…

Per chi conosce Berrino, in questo libro non ci troverà molto di nuovo, ma il solo fatto di rileggere certi concetti, ci aiuta a piantarceli bene in testa. In più, l’altro autore, Luigi Fontana, è uno scienziato esperto di longevità e stili di vita. Questi due si sono trovati sulla stessa linea d’onda e il saggio è di piacevole lettura.

Spazia dalla nutrizione al movimento alle tecniche di rilassamento al sonno alla spiritualità: un po’ di tutto, insomma, senza dividere troppo il corpo dallo spirito, visto che noi siamo un tutt’uno.

Non vado più nel dettaglio, ma riporto qui uno stralcio che magari non è chiaro a tutti:

Anche il fumo del padre prima del concepimento è associato a una maggiore frequenza di leucemie infantili.

Ecco, io ce l’ho con i fumatori, è vero; li trovo non solo molesti e puzzolenti, ma anche esteticamente carenti, quando fumano (inutile vestirsi da fighetti se si ha l’alito vomitevole; e se vedo una donna che fuma, mi fa tanto volgare). Certo, questi sono problemi miei, ognuno è libero di fare quello che vuole della sua vita. Ma non di quella degli altri.

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La dieta nutritariana – Joel Fuhrman

La tesi di fondo non si discosta dal libro precedente, Eat to live, ma stavolta si incentra un po’ di più sul confronto con altre diete (dalla mediterranea alla paleo, ad esempio) e ci sono piccole differenze in merito alla percentuale di proteine animali ammesse (che se prima era attorno al 10% ora sono sul 5%, ma, ammette, se tendono a 0, ancora meglio). Dice inoltre che ha scoperto quanto facciano bene le alliacee crude (aglio e cipolle varie) e i funghi cotti, e dunque negli ultimi cinque anni la sua dieta incorpora questi alimenti molto di più.

Mangiate, dunque, tutti i giorni, le G-bombs:
G = greens – verdure verdi
B = beans – legumi
O = onions – alliacee
M = mushrooms – funghi
B = berries – frutti di bosco
S = seeds – semi

Il suo approccio si basa sull’abbondanza di questi alimenti, non ci si alza mai da tavola con la fame, anzi. Certo, si tratta anche di ridurre il sale (e qui io faccio una fatica della malora!!!) e gli oli, che sono grassi senza nutrienti.
Attenzione, però: non è d’accordo neanche con i medici vegani Ornish ed Esselstyn, che proclamano una dieta vegana low fat come la migliore. Secondo Fuhrman i semi, pur essendo grassi, sono da integrare nella dieta, come testimoniano molte ricerche recenti. Io dico la mia: a parole Fuhrman non si dice d’accordo con questi altri medici, ma poi alla fine anche lui limita le dosi di frutta secca e semi a una manciata al giorno (circa 30 grammi, o un po’ di più per gli sportivi), dunque le posizioni non si discostano molto.

Ecco la lista delle cose da mangiare ogni giorno:
– grande insalata mista come portata principale di almeno un pasto
– una porzione (preferibilmente intorno ai 200-250 gr) di legumi
– una porzione doppia di verdure al vapore
– frutta secca e semi, almeno 30 g le donne, 40 g gli uomini. La metà deve essere costituita da noci, semi di canapa, di chia, di lino o di sesamo
– mangiare un po’ di funghi cotti e di cipolla cruda
– mangiare almeno tre frutti.

La riduzione di peso è garantita, almeno da quello che riportano le testimonianze nel libro. Ma è sulla salute che il dottore punta l’accento, sulla risoluzione di problemi cardiovascolari, depressione, e altra bella roba.

Partendo già da una base vegana, questo vademecum per me è una bazzecola. A parte il sale. E’ da una settimana che l’ho tolto, e mi sembra di essere una condannata ai lavori forzati (le spezie non sono la stessa cosa!!), anche se devo ammettere che ogni giorno va un po’ meglio. E voi ci avete mai provato?

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Tutto quello che devi sapere per stare da Dio – Candace B. Pert

Il sottotitolo recita: Le basi scientifiche della salute emozionale e psicosomatica.
Non metto in dubbio che l’autrice, neuroscienziata e farmacologa che ha eseguito seri studi sulla cura dell’AIDS, conosca davvero le basi scientifiche della salute emozionale e psicosomatica. Ma di sicuro non ne ha parlato approfonditamente in questo libro, forse l’ha fatto nel libro precedente, Molecole di emozioni.
Parla sì di ricettori di peptidi sulla cellula, di come la vibrazione sia una caratteristica essenziale delle cellule e dei corpi, di come la memoria sia insita non solo nel cervello ma in tutto il corpo (mi ricorda “Il corpo cosciente” di André Cognard), agli effetti fisiologici del perdono e della felicità (il tutto misurato anche in laboratorio su piastre di Petri)… ma mi condisce il tutto con un’enormità di dettagli insignificanti.

Mi spiego: i contenuti suddetti vengono presentati come li ha esposti a vari convegni che ha fatto in giro per il mondo e durante conversazioni con amici. Ne consegue che per pagine e pagine va avanti a parlarmi di come era il tempo il giorno che sono sbarcati a Roma, di che colore aveva i capelli la tipa che ha fatto la tal domanda al tal convegno, cosa stava bevendo mentre parlava con il suo chiropratico, come si sentiva mentre esponeva i suoi risultati alla platea, quanto grandi erano i fiorellini del viale che portava all’auditorium… robe così.

Se compro un libro che parla di psicosomatica, non mi interessa come era il vestito della dottoressa che ha tenuto il discorso prima di lei al convegno!
Mi sono proprio innervosita. Chissà che neuropeptidi mi sono andati in circolo a forza di saltar pagine!!

La mente non è il prodotto di nessun organo, nemmeno del cervello. La consapevolezza è una proprietà dell’intero organismo; (…) Il corpo è la mente inconscia.
(…) il ricordo è immagazzinato in tutto il corpo, non solo nel cervello.
(…) se però i sentimenti vengono repressi, possono portare quello stesso ricordo ben al di sotto della consapevolezza, dove può influenzare percezioni, decisioni, comportamento e anche la salute, tutto inconsciamente.
(…) Proprio come fanno le droghe, le emozioni innescano stati alterati di coscienza, ciascuno con differenti memorie, comportamenti, posture e persino processi fisici.

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Più sane dentro e più belle fuori in modo naturale – Dott.ssa Joey Shulman

Tanto per sfatare le malelingue di quelli che dicono che leggo tanto in materia di nutrizione ma solo libri di una ben definita sponda, premetto che questa dottoressa non è vegana.
E ciononostante non metto in dubbio che il suo sistema funzioni, a livello di salute generale: in America è tutta una questione di estremi, si passa dagli over-size che non riescono ad entrare negli aerei a quelli iper-fissati con la nutrizione e gli smoothies.

Il programma della Shulman si articola in quattro fasi:

1) Cinque giorni per depurarsi: eliminare tutti i cereali, i latticini, la carne rossa, gli zuccheri, assumere probiotici tutti i giorni ai pasti, aumentare il consumo di alimenti ricchi di fitonutrienti, bere otto bicchieri d’acqua o di tè alle erbe al giorno, consumare un cucchiaio di semi di lino macinati al giorno.

2) Alimentazione: si basa sul rispetto delle seguenti proporzioni:
40% carboidrati integrali
30% grassi buoni (non di certo grassi trans o olio di palma!)
30% proteine (magre, non carne rossa o salumi)
ad ogni pasto.

3) Idratazione. E qua uno si aspetta che riprenda il discorso sull’acqua. E invece no: tutto il capitolo è dedicato agli Omega 3 (che secondo l’autrice non bisogna prendere solo dalle noci e dai semi di lino ma anche da certi tipi di pesci, facendo attenzione agli inquinanti).

4) Mantenimento.
Qui si trovano alcuni suggerimenti da applicare per il resto della vita, come: non mangiare dopo le 19, mangiare fino a sentirsi sazi ma non strapieni, fare almeno 4 pasti al giorno, non contare le calorie.

Ma ci sono poi altri tre elementi da integrare nella dieta: sonno, esercizio, felicità.

Ho scoperto che il tempo ideale per addormentarsi dovrebbe essere compreso fra i 10 e i 15 minuti. Se ci metti di più, hai difficoltà ad addormentarti, se ci metti di meno, sei esausto e non avresti dovuto arrivare a questo punto.

In complesso: niente di nuovo.
Noto però che quasi tutti i libri letti sul benessere ultimamente riportano la felicità tra gli elementi importanti della salute.

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La mente supera la medicina – Lissa Rankin

Lissa Rankin ha un curriculum di studi da medico standard, figlia di un medico standard e con anni di esperienza come medico standard. Insomma, era un dottore che credeva che la biologia e la fisiologia fossero gli elementi cardine della salute. Tuttavia era insoddisfatta dei risultati che otteneva con i propri pazienti, era insoddisfatta del suo ruolo di medico-burocrate e della sua salute, sempre al limite della malattia grave.
Finché ad un certo punto, in seguito a una serie di eventi (lutti e malattie che l’hanno colpita in un brevissimo lasso di tempo) si è detta: basta, o mi fermo o schiatto.
E così ha lasciato il suo lavoro fisso di medico e si è trasferita in un luogo più vivibile, più verde, dedicandosi all’arte e alla scrittura. Ma le coincidenze non la lasciavano stare. Continuava a incontrare certi tipi di persone, a parlare di certi tipi di guarigioni…

La curiosità femminile si è mixata con l’atteggiamento medico e Lissa Rankin ha iniziato a studiare il ruolo della mente nella salute e nella malattia. Partendo proprio da un approccio scientifico, si è posta l’obiettivo di studiare l’effetto placebo e quello nocebo.
Pian pianino si è accorta di quale ruolo importantissimo possa giocare la nostra mente.
Non arriva mai a dirci di abbandonare le cure allopatiche, perché se la medicina moderna ha raggiunto dei risultati, quando si può bisogna approfittarne. Ma ha scoperto che l’approccio fisiologico, quando esclusivo, è troppo estremo. La salute dipende da più concause, e se se ne va, bisogna lavorare su più fronti.

La felicità spiana la strada alla longevità

Si tratta non solo di rivedere completamente il rapporto medico-paziente, col paziente che deve prendere in mano la propria salute e rientrare in contatto col proprio corpo; ma anche di ripensare al concetto di cura. Prendersi cura del paziente non significa dargli in mano una ricetta e spedirlo fuori dallo studio entro i dieci minuti canonici.

Gli aspetti che influiscono sulla nostra salute (sia sulla mente che sul corpo) sono:
– la sensazione di non essere impotenti
– la meditazione/contatto col corpo
– la sessualità
– il riposo
– un’attività lavorativa che risponda alle nostre passioni
– la spiritualità
– la creatività
– le giuste relazioni sociali

Ovviamente, inutile farsi overdose di yoga e vivere in un ambiente familiare da favola, se poi fumi cinque pacchetti di sigarette al giorno e ti strafoghi di patatine fritte e alcool… ma è anche vero che un vegano crudista work-out addict può essere più malato di un couch-potato americano se è emotivamente represso o se non ha rapporti decenti con la gente che frequenta.

Ecco… Io a Lissa Rankin do ragione su tutto ma poi, quando leggo frasi come quella che seguono, mi pare di leggere il libro scritto da una marziana che non ha la più pallida idea di dove si trovi il Nordest italiano:

(…) quando sul lavoro ti senti libero di essere creativo, sei autonomo e rispettato, hai scopi chiari di cui puoi misurare il raggiungimento, sei appoggiato dai colleghi, credi di stare facendo qualcosa in sintonia con i tuoi valori, sai di essere utile agli altri, senti di avere una scopo e una missione, riesci a esprimere le tue doti, sei ben pagato e hai tempo libero a sufficienza per fare altre cose, è molto più probabile che godrai di buona salute e non sarai stressato sul lavoro.

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Pane e bugie, Dario Bressanini

Già, non bisogna credere a tutto quello che si legge (o peggio: che si sente in TV). La scienza viene bistrattata e stiracchiata da giornalisti e nutrizionisti della domenica: si può parlare del nuovo sport nazionale, e non solo in Italia.

Bressanini mi ha fatto pensare ad alcuni miei comportamenti o idee che davo per scontati. Per esempio: ho sempre detto che comprare a km zero è la cosa migliore. Ma migliore per chi? Per me che pago meno. Ma per i paesi in via di sviluppo che vivono di esportazioni di banane e ananas e spezie? E se devo comprare a km zero, dovrei rinunciare per sempre ai pomodori pachino, preferendo quelli dell’orto di mio padre? E perché dobbiamo demonizzare le importazioni alimentari dall’estero e poi gioire delle nostre esportazioni di Parmigiano e Barolo negli Stati Uniti??
Forse non tutti sanno che gli acquisti centralizzati, a livello di carburanti consumati, causano meno inquinamento degli acquisti polverizzati sul territorio: cioè, per comprare dai produttori locali, dovrei muovermi io (e, presumibilmente, come me migliaia di persone) per raggiungerli, questi produttori.
Siamo pieni di incongruenze.

Gli OGM: fanno male o no? Si citano studi a favore e contro. Idem per le proprietà nutritive del cibo biologico.
A chi credere?
Bressanini ci spiega le differenze tra studi e studi. Le ricerche non sono tutte uguali. E qua gli do pienamente ragione, solo che noi, da sprovveduti consumatori e lettori, non sempre siamo in grado di capire se la ricerca pubblicata sul tal giornale è stata sottoposta a peer review o se è stata eseguita secondo i santi crismi della scienza moderna. Faccio l’impiegata, non posso trascorrere tutto il giorno tra articoli e web in cerca delle basi scientifiche di tutto quello che leggo sull’alimentazione…
Le informazioni dovrebbero essere vagliate prima di essere messe in pasto al pubblico, da chi le riporta (spesso per mestiere).

In complesso, libro da leggere perché ti fa pensare (e ti insegna un sacco di cose: ad esempio, che i banani sono sterili!)

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La scienza della giovinezza, Margherita Enrico

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La prossima volta che compro un libro su alimentazione e salute, ricordatemi di leggere la biografia dell’autore… in questo caso si tratta non si un medico/biologo/dietologo ecc… ma di una giornalista. Che può aver anche scritto altri libri in materia, ma la sua conoscenza non sarà mai approfondita come quella di una persona che ha basi scientifiche. Nonostante la premessa del Nobel Montagnier, infatti, il libro è una semplice raccolta di informazioni prese qui e là e organizzate per argomenti: alimentazione, movimento fisico, tecniche anti-stress ed autoaccettazione.

Con questo non voglio dire che non si impara nulla leggendo queste pagine: ad esempio ho trovato molto interessante la parte sulla rughe e sui capelli bianchi, perché sfata il mito che questi difetti siano irreversibili con l’età (sebbene l’utilità dei succhi verdi l’avessi già letta sul libro della Boutenko quando ha riportato gli “esperimenti” di Ann Wigmore).

Tuttavia ci sono dei punti in cui si contraddice: da un lato dice che il latte e i latticini provocano acidosi e cancro (cita anche Campbell, ovviamente). Da un’altra parte mi trovo un’affermazione come questa:

Se quindi bevete un bicchiere di latte e aggiungete della crusca o lo accompagnate con biscotti a base di crusca, è come se beveste acqua, perché il calcio non verrà assorbito.”

Scusa, ma a me risultava che il calcio del latte non lo assorbi comunque (e anche alla Enrico, che lo dice in un altro paio di occasioni)… qua invece sembra che se bevi il latte senza crusca, allora assorbi il calcio?!
Altre incongruenze le ho notate quando parla delle carni.
Potrebbero essere dovute al fatto che la Enrico vuole evitare estremismi (veganismo, diete detox rigide ecc…) ma mi resta comunque il retrogusto di un po’ di confusione.

Poi: gli studi.
Ne cita tanti.
Ma li cita male: a volte non specifica chi li ha fatti, a volte dice semplicemente “in uno studio recente” (cosa vuol dire ‘recente’?), non specifica se sono studi sottoposti a peer review, né se sono passati per il vaglio di rassegne illustri, né se erano in doppio cieco, spesso non dice neanche su quanti soggetti è stato testato.
Voglio dire: di ricerche se ne fanno migliaia all’anno in tutto il mondo. E un’altissima percentuale viene poi sorpassata o sbugiardata da altre ricerche. Parlare di studi senza accertarne o dimostrarne la qualità, non mi pare molto professionale, in un testo che vuol navigare nel campo scientifico.

Un’ultima cosa che mi ha dato un po’ di fastidio è il rimando costante alla papaia biofermentata con relative barrette anti-age e agli integratori di ormoni. Ma questa può essere una mia idiosincrasia, dato che comunque è vero che la frutta e la verdura di oggi, nel nostro settore di mondo, è snaturata e priva di molti nutrienti.

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