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Libri in fuga, André Schiffrin @volandedizioni

Che bella vita, quella di Schiffrin.

Figlio di un intellettuale russo, ha continuato il mestiere del padre, quello di editore. Ma non un editore come quelli che abbiamo oggi in giro: padre e figlio credevano nella capacità dei libri di cambiare le idee della gente. O, almeno, di far sì che la gente si ponesse delle domande, o che mettesse in dubbio le versioni ufficiali fatte girare dal governo e dalla stampa di regime.

Allo scoppio della seconda guerra Mondiale, la famiglia Schiffrin riesce, dopo molti tentativi andati a vuoto, a scappare negli Stati Uniti. E’ qui che Andrè cresce, come uno studente americano, anche se sui generis: quando, a partire dai 13 anni, scopre quanto è interessante la politica di quel periodo, non smetterà più di occuparsene.

Vicino alle idee riformiste di sinistra, finirà spesso nel mirino dell’FBI e della CIA, soprattutto durante il maccartismo: è interessante l’analisi che fa della società in quel periodo e delle conseguenze che tale paura strisciante farà ricadere fino ai giorni nostri.

In questa autobiografia parla anche dell’antisemitismo e delle università americane ed inglesi (studierà due anni a Cambridge); ma parla soprattutto della sua attività di editore, prima presso la Pantheon e poi, quando la Pantheon viene fatta fuori dalle strategie del profitto, presso la New Press.

Nelle ultime pagine si sente tutta la sua nostalgia per i bei tempi andati in cui gli editori facevano il loro mestiere, quando le case editrici non erano parte di enormi e fagocitanti gruppi orientati al solo profitto (solo un dato: all’inizio degli anni Cinquanta a New York c’erano 350 libreria, dieci volte più di oggi).

E poi, cita una miriade di intellettuali che ha conosciuto di persona: non solo Gide, gran amico di suo padre, ma anche Chomsky, Sartre, De Beauvoir, Leonard Woolf, Hobsbawm, Amartya Sen e molti altri.

Non mancano le stoccate al “nostro” Berlusconi e a Bush:

L’indipendenza dell’editoria è stata duramente limitata quando è diventata proprietà di grandi gruppi. Ci sono voluti due anni prima che grandi case editrici iniziassero a pubblicare libri che denunciavano le menzogne dell’amministrazione Bush, e molti di questi titoli sono diventati dei best seller. Sono convinto che se la stampa e le case editrici lo avessero fatto da subito, Bush non avrebbe portato il paese alla disastrosa guerra irachena.

La libertà della stampa è importante. Non ce rendiamo conto, ma influenza le nostre vite: pensiamo al caso sopra riportato della guerra irachena…. ragazzi: una guerra! Si poteva evitare. Così come si potrebbero evitarne altre se l’opinione pubblica si informasse e leggesse vere informazioni e veri approfondimenti.

Invece siamo inondanti da riviste di gossip e cacche varie, da TG che parlano in tono pietoso di cani abbandonati e, subito dopo, di veline e calciatori; e, poi, da libri ad alta diffusione e basso prezzo che trattano di storielle a lieto fine e improbabili serial killer. Stiamo copiando il peggio dell’America.

 

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Questo io ricordo… – Eleanor Roosevelt

Eleonor Roosevelt

Le mogli dei presidenti… che vitaccia!

Devono sobbarcarsi non pochi impegni per colpa della scelta del marito. Ma questa donna qui, nel libro non se ne lamenta. Accenna, sì, alle difficoltà dei figli, che dovevano chiedere appuntamento per parlare col padre; all’attenzione che doveva prestare lei per evitare di procurare ulteriori preoccupazioni al marito; alle fatiche che deve affrontare ogni volta che deve imbarcarsi in un viaggio.

Ma lo fa con spirito di… non direi “sacrificio”… piuttosto, di missione.

E’ un libro autobiografico, Eleanor parla più di sé che del presidente Roosevelt e delle sue difficoltà da presidente americano (poliomelitico, per di più), a volte l’ho trovata noiosa, negli elenchi delle persone cui lei esprime gratitudine, e la traduzione risente degli anni in cui è uscito (solo in un’edizione del 1950 potevo trovarmi bank Holiday tradotta come vacanza bancaria!).

Ma l’ho ammirata tantissimo, questa donna, quando ho letto, che alla fine del secondo mandato, non sapeva se suo marito aveva intenzione di ripresentarsi. Cioè: non glielo aveva chiesto!! Vi rendete conto? Eleanor ha fatto figli con quest’uomo, ma non gli chiede se ha intenzione di ripresentarsi come candidato alla presidenza degli Stati Uniti D’America per paura di infastidirlo…

Altri tempi.

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On reading…

Eleanor Roosevelt.

Che signora… Una vera first lady.

Ma di scrittori, nel mucchio di gente che ha incontrato durante l’incarico presidenziale del marito, non ce ne sono stati molti.

Edizione del 1950, acquistata a un mercatino dell’usato per un euro o due…

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