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La incantatrice (Han Suyn)

Han Suyn è nata a Pechino da padre cinese e madre belga. Si è laureata a Londra in medicina ma non ha potuto esercitare nel suo paese per motivi politici. Ha scritto diversi libri, tra i quali il più famoso è “L’amore è una cosa meravigliosa”.

La mia edizione (bruttissima, guardate che schifo di copertina, sembra un romanzo rosa) è del Club degli Editori, ma a dispetto della foto poco evocativa, il libro è sia storico che d’avventura.

Narra la storia di Colin e Bea, due gemelli nati in Svizzera nella seconda metà del Settecento. La madre, di origini celtiche, viene uccisa insieme al padre a causa della bigotteria di quei tempi e loro si ritrovano a viaggiare: prima andranno da uno zio a Losanna, dove Colin dovrebbe prendere possesso delle proprietà di famiglia e del titolo di conte, poi in Cina e in Thailandia.

Dimenticavo: Bea ha ereditato le capacità della madre, ha un legame particolare con la natura, sa preparare pozioni e può comunicare telepaticamente col fratello.

Il libro è scritto in prima persona, a volte parla Colin a volte Bea, ma è sempre immediato nelle descrizioni di sentimenti e luoghi.

Non è un capolavoro, ma un libro che ti fa trascorrere ore rilassanti.

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Consigli di lettura

Ora che mi hanno sistemato il computer, cerco di rimettermi in linea coi libri letti.

Son stata fortunata nelle ultime settimane, perché mi son capitati romanzi appassionanti.

DAI TUOI OCCHI SOLAMENTE, DI FRANCESCA DIOTALLEVI

Romanzo biografico della fotografa americana Vivian Maier, morta appena prima di venir rivelata al mondo grazie a uno straccivendolo che ha acquistato un magazzino di cui non veniva più pagato l’affitto.

La Maier del romanzo ne esce cupa, ma integra nel suo bisogno di scattare foto e di dichiararsi al mondo attraverso la macchina fotografica. Una persona chiusa, con un passato da cui non riesce a liberarsi, ma con una capacità di osservazione tutta da imitare.

IL GUSTO PROIBITO DELLO ZENZERO, DI JAMIE FORD

A metà tra il romanzo storico e il romanzo rosa (ma molto più pendente verso lo storico), ci racconta della fobia americana contro i giapponesi allo scoppio della seconda guerra mondiale. Gente con gli occhi a mandorla ma nati sul suolo americano, spesso incapaci di parlare la lingua dei propri genitori, e che è costretta a subire angherie e vigliaccate da compagni di scuola e vicini di casa.

La storia parte da fatti veri (la scoperta di una cantina in un albergo di Seattle piena di oggetti appartenuti a giapponesi che hanno dovuto abbandonare le proprie case da un giorno all’altro). Ben scritto, mi ha fatto partire l’embolo: perché gli Stati Uniti, con la loro statua della Libertà, si considerano i paladini della giustizia, e invece… l’ennesimo esempio di bullismo e paura a livello nazionale.

LA VARIANTE DI LUENEBURG, DI PAOLO MAURENSIG

Bellissimo. Maurensig ricrea le atmosfere mitteleuropee e ci mette alle calcagna di un ex nazista che – ormai integrato e ricco – si suicida (o no?) nel suo giardino, sulla scacchiera che aveva fatto costruire in ossequio al suo amore per gli scacchi.

Risaliamo indietro nel tempo e scopriamo l’abominio a cui aveva costretto un detenuto del campo in cui lavorava, pur di disporre di un degno avversario nel gioco.

E’ un libro magnifico perché spazia attraverso tanti temi: dalla pazzia, alla passione, all’attenzione, al dolore, alla sopravvivenza eterna.

LA CASA DEGLI INCONTRI, DI MARTIN AMIS

Passiamo dai campi di concentramento nazisti ai gulag sovietici. Il protagonista è uno che è sopravvissuto alla guerra facendosi strada a suon di stupri sulle strade della Germania. Uno che non ci pensa due volte a uccidere. Sembrerebbe il classico cattivo, e invece di classico in questo romanzo non c’è nulla.

Neanche il triangolo amoroso, neanche l’affetto familiare, neanche i riferimenti letterari.

La trama parte dalla seconda guerra mondiale ma sono frequenti i rimandi alla contemporaneità (ricordate la scuola in Ossezia?) e le dichiarazioni di amore e odio verso la Madre Russia.

E la domanda alla fine è: cosa resta, di un essere umano, dopo esperienze così drastiche?

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I pilastri della terra – Ken Follett

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E dopo tanto entusiasmo da parte dei miei (pochi) amici lettori, finalmente l’ho letto.

Non si può dire che la storia non ti prenda, e anche l’ambientazione storica è affascinante. Bisogna anche ricordare che Follett ha un team di esperti storici che lavora alle sue dipendenze, se fosse poco accurato in certe descrizioni, sarebbe da far saltare qualche posticino…

Però i personaggi sono troppo netti. Chi è cattivo, è così dall’inizio alla fine, in tutti i settori. E viceversa chi è buono. Ma chi è cattivo di solito è pure brutto e incapace nel proprio ruolo. Gli esseri umani non sono così.

L’unico che cambia atteggiamento alla fine è il vescovo Waleran, che durante tutto il romanzo è un pezzo di cacca e che nelle ultime due pagine diventa un pentito che risolve il mistero durato trent’anni. Gli esseri umani non cambiano così.

 

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Come scrivere fiction storica: 7 consigli su accuratezza e autenticità

C’è un stano tipo di tensione che ti prende quando scrivi fiction storica: è possibile raggiungere la totale accuratezza storica e allo stesso tempo raccontare una bella storia? (…) a dirla tutta, non lo so.
Sono laureate in storia inglese moderna, il periodo in cui ho ambientato i miei mystery, A Murder at Rosamund’s Gate e From the Charred Remains. La prima volta che mi immaginai la vicenda del mio romanzo, perfino prima di lavorare sulla trama o sui personaggi, di una cosa ero sicuro: la storia sarebbe stata accurata. Ogni dettaglio, ogni parola sarebbe stata accurata. Credevo che gli storici di tutto il mondo avrebbero usato il mio libro nelle loro lezioni.
Quella convinzione durò circa due secondi.
Non solo il linguaggio accuratamente storico avrebbe reso la mia vicenda pedante e arzigogolata, ma bisogna considerare anche che molte frasi e parole del diciassettesimo secolo non si traducono bene al giorno d’oggi. (…) A meno che il mio editor non mi permetta di scrivere un secondo volume per il glossario e le note.
Inoltre, e forse cosa ancora più importante, se mi attenessi al 100% al periodo storico, I miei personaggi potrebbero essere, beh, un po’ tonti. La mia protagonista era una serva e se l’avessi costruita esattamente cosa richiedeva il suo ruolo e il suo genere, avrebbe potuto sentirsi troppo inibita per salvare suo fratello e impedire che fosse ingiustamente impiccato per omicidio – ed è di questo che parla Rosamund’s Gate.
Ecco alcune lezioni che ho imparato in tema di autenticità e accuratezza.

1. Divertiti con la ricerca, ma fa I compiti a casa. Questo non servirebbe dirlo, ma lo dico comunque. Prendi in prestito qualche buon libro. Sentiti a tuo agio nel periodo storico. Cerca di capire i temi principali dell’epoca mentre esamini gli aspetti della vita quotidiana. Questo ti aiuterà a creare un buono sfondo per il tuo romanzo.

2. Lascia che i personaggi siano coinvolti dai dettagli storici. Questo consiglio va di pari passo con quello che dice “show don’t tell”. Invece di sottoporre un cumulo di fatti al povero lettore, lascia che i tuoi personaggi interagiscano con questi dettagli con tutti i loro sensi. (…)

3. Permetti ai tuoi personaggi di esplorare e mettere in discussione il loro posto nella società. Questo permetterà di rivelare il più ampio contest politico, sociale e culturale del periodo. Quali erano le aspettative per le donne? Per I marinai? Per i criminali? Come interagivano tra loro le persone appartenenti a differenti livelli sociali?

4. Usa internet saggiamente per cercare inspirazione e informarti. (…) Di certo internet è un Tesoro per quanto riguarda mappe interattive, immagini, video e documenti storici che possono essere sia informative che ispiratori.

5. internet può essere cattivo, cattivo, cattivo per ricerche scientifiche. Purtroppo è pieno di informazioni incomplete, bugie, plagi e mezze verità (parlo di te, Wikipedia, che uso, ma con cautela!) Verifica ogni fatto su almeno due fonti quando possibile. (…)

6. Non esagerare con I dettagli; racconta la storia. (…)

7. Innamorati del procedimento, perché i lettori troveranno comunque degli errori. E te lo faranno sapere. Non importa se questi errori sono comparsi durante l’editing (…) ti garantisco che qualcosa ti sfuggirà sempre. A quel punto, puoi soltanto farti una risata, ringraziare il tuo lettore e andare avanti.

(Articolo di Chuck Sambuchino, tradotto e riadattato da me. Lo trovate qui)

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