Questo libro mi è piaciuto fin dalla prima pagina, sono entrata subito in sintonia con lo stile della voce narrante. E attenzione: il protagonista non è per niente una bella persona. Si tratta di un ex dittatore italiano di un presente distopico che è stato relegato in un’isola tropicale, neanche lui sa esattamente dove.

Come unica compagnia, dispone di un ragazzino di colore che non parla la sua lingua che gli fa da servetto.
L’uomo vaga tra le stanze dell’immensa villa che ha a disposizione e pensa al suo passato, a come tutta la sua vita fosse destinata a farlo diventare il dittatore del nostro paese. Attraverso le sue memorie, cadiamo in una disamina del potere molto cinica, che tuttavia deve farci riflettere.
La verità è una caratteristica irrilevante, in politica.
Uno dei punti interessanti, è la sfiducia che il protagonista nutre nei confronti dei c.d. intellettuali: costoro, o se ne stanno rintanati riflettendo sui massimi sistemi che non hanno alcuna ricaduta nel mondo reale, oppure…
Finiscono sempre per elaborare una teoria per dimostrare che il potere spetterebbe, guarda caso, proprio a loro.
Ma l’ex dittatore non si ferma qui. Uno che arriva a fare quello che ha fatto lui, deve nutrire una forte sfiducia anche nei confronti di coloro che ha governato. Eccola qua:
La verità, signori miei, è che la maggior parte delle persone non ha alcun progetto, non ha alcun fine da perseguire. Di tutta quella libertà non sa che farsene. La gente si innamora di una vicina di casa, o di una che ha conosciuto in paninoteca una sera (…), trova un lavoro come contabile in un’azienda di tubi, fa uno o due figli e guarda la televisione. Di cos’altro può avere ancora bisogno, la gente comune, se non di qualcosa che tiene in ordine questa vita in cui non succede nulla? (…)
Per apprezzare la propria libertà di parola bisogna avere qualcosa da dire.
Insomma, leggendo queste memorie ti ritrovi inevitabilmente a dar ragione a uno che, per arrivare a quel ruolo, ha ammazzato e torturato sulla scia dei peggiori dittatori sudamericani.
Questo è un libro che, mentre lo leggi, mette in discussione le nostre certezze e ti ritrovi a dire: “Ma che cosa sto facendo?”.
Il tutto, senza mai abbandonare il plot, perché l’ex dittatore, oltre a ricordare, sogna di tornare ai fasti del passato, e approfitta di un manipolo di avventurieri che vogliono di nuovo rovesciare l’ordine costituito in Italia. E poi c’è il sub-plot del servetto di colore, che sarà il personaggio risolutivo.
A me è piaciuto molto, lo consiglio vivamente.