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Troppi paradisi (Walter Siti)

Ho iniziato a leggerlo perché suggerito da Emanuele Trevi in vista del corso di scrittura creativa Pordenone Scrive 2022.

Il romanzo è scritto in prima persona, ma subito, dalle prime pagine, l’autore/protagonista ci mette in guardia: i personaggi famosi che vengono nominati, non hanno fatto quello che viene descritto, le loro azioni possono essere state compiute da altri, o da nessuno, o da loro ma in circostante diverse, o con scopi diversi.

Ci viene così il dubbio che la voce narrante, Walter Siti, non sia l’autore Walter Siti. E la parola “autofiction” entra prepotentemente in scena (infatti è il tema che tratterà Trevi al corso)…

Il protagonista, Walter Siti, è un professore universitario di sessant’anni. Il suo compagno, Sergio, lavora come autore in TV, ma, a causa di una serie di instabili equilibri e, soprattutto, di un sistema lavorativo che si affida al pettegolezzo per attribuire ruoli e stipendi, cade in disgrazia e perde il posto.

Va in depressione e inizia a tradire Walter con altri uomini, spesso senza nascondere nulla al compagno. Quando la fortuna gli sorride di nuovo, il rapporto tra i due è ormai compromesso.

Walter inizia allora a cercare altri uomini su riviste, locali gay e siti porno, prediligendo i culturisti. Dopo una sfilza di storie di breve durata, incontra Marcello, borgataro, grezzo, drogato, fragile, è quanto più lontano ci sia dall’ambiente e dalla vita di Siti, eppure per lui assume il ruolo di Dio.

Si tratta di una vera passione-ossessione.

La trama è infarcita di riflessioni sul mondo consumistico, sul ruolo della televisione e delle immagini, sull’ingerenza della politica sui mass media, sul sesso, sull’amore, sulla mediocrità del protagonista.

Mi è piaciuto?

Ho dovuto riconosce l’altissimo livello stilistico della scrittura e la profondità con cui vengono trattati alcuni temi (televisione, amore omosessuale ecc…).

Tuttavia, l’ambiente che ritrae è troppo lontano dalla mia piccola esperienza di vita. E’ molto esplicito quando parla di rapporti omosessuali e degli ambienti gay, ci gira attorno sviscerando ogni dettaglio, gira e gira senza far avanzare la trama per molte pagine.

Ogni minima possibilità di immedesimazione, dunque, per me è scartata.

E’ sicuramente un libro che Siti ha scritto sulla sua esperienza (omosessuale, attratto dai culturisti, professore universitario studioso di Pasolini…), quasi una riflessione intima, ma forse è stato più pensato per se stesso che per un ampio pubblico (di sicuro non è un libro per tutti).

A mio gusto personale, poi, non mi piacciono i personaggi che parlano troppo dialetto (e Marcello parla sempre in romanaccio), né quelle trame in cui si fa troppo uso di droghe (son fatta così, per motivi miei, mi danno fastidio film e libri che parlano di dipendenze da sostanze).

Da pagina duecento in poi, dunque, ho cominciato a saltare diversi passaggi, con enormi sensi di colpa, ma anche consapevole che se un libro mi provoca rigetto, è inutile continuare a leggerlo perché non ne assimilo alcun insegnamento.

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