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Ravelstein (Saul Bellow)

La prossima volta che compro un libro su Amazon, ricordatemi di non andare al risparmio, o almeno di farlo controllando la lingua. Questo l’ho preso in spagnolo, e siccome io non butto mai via i libri, me lo sono letto in lingua straniera, il che non è il massimo per un romanzo con così pochi eventi.

Ravelstein è un professore ebreo di filosofia politica. Omosessuale, ammiratissimo dai suoi studenti, vecchi e nuovi, è al centro di una rete di contatti da far invidia ai più quotati PR presidenziali. Tutti si rivolgono a lui, e la sua linea telefonica è quasi sempre occupata perché riceve chiamate da tutto il mondo. Il suo giudizio è sempre tenuto in gran conto.

Ha vissuto al di sopra dei propri mezzi per gran parte dei suoi anni: amante dei lussi e della bella vita, riesce a concedersi entrambi solo dopo la pubblicazione di un saggio particolarmente apprezzato dal mercato.

A raccontarne la storia dopo la morte è Chick, suo grande amico di antica data.

Chick, di Ravelstein, ammira l’erudizione e la capacità di aver sempre un punto di vista originale su ogni argomento: non c’è da meravigliarsi che venga consigliato anche da ex alunni che sono diventati personaggi influenti nella politica nazionale ed internazionale.

Ma accanto a Ravelstein e Chick girano altri personaggi interessanti: ex mogli, ex filo-nazisti, espatriati… E le conversazioni che si sentono nell’appartamento di Ravelstein non sono mai banali.

Come dicevo all’inizio, non ci sono molti avvenimenti nella vita di questo dotto professore. Tutto è incentrato sull’amicizia: Chick, quando si deciderà a scrivere la biografia di Ravelstein, non si occuperà delle sue teorie filosofiche, ma dell’uomo con cui si intratteneva così piacevolmente, tanto che anche dopo la sua morte continua a discutere di lui, come se fosse ancora vivo.

Avendolo letto in spagnolo, è probabile che mi sia persa alcune delle finezze retoriche in cui incorrevano i loro discorsi, ma anche così credo di essere giunta al nocciolo del messaggio: per diventare amici, un elemento essenziale è la conversazione, il dialogo, lo scambio pacifico di opinioni.

Elementi che continuano ad essere di scarsa qualità oggigiorno.

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Le consolazioni della filosofia – Alain De Botton @GuandaEditore

Dai ammettiamolo: la parola Filosofia incute timore alla maggior parte dei lettori medi.

Perché? Credo che la ragione sia da ricercarsi in un errore di metodo.

Mi spiego: a scuola si parte dal periodo storico e dai filosofi di quel periodo. Stiamo studiando il Novecento? e vai di Heidegger e Nietzsche e Adorno, finché non ti viene la nausea. Così, a valanga, senza minimamente porsi la domanda se i loro contenuti possono integrarsi nel vissuto degli studenti.

Secondo me è sbagliato: per avvicinare il lettore medio alla filosofia bisogna partire dai problemi concreti, e poi leggere i filosofi che li hanno affrontati. Un approccio, diciamo, per argomento.

In questo momento ho questo problema, dunque in questo momento dovrei leggere Tizio. Ho un altro cruccio? Allora leggo Caio. Deve essere l’interesse contingente ad avvicinare il lettore a certi autori: una volta fatta conoscenza, poi, la voglia di approfondire verrà da sola.

E’ l’approccio che ha adottato Alain De Botton, svizzero trapiantato a Londra, che ha già reso la filosofia più abbordabile con altri suoi romanzi divulgativi (es. “Il piacere di soffrire”, “Cos’è una ragazza”).

Hai problemi di impopolarità? Allora leggi Socrate, impopolare per eccellenza, uno che stava così sulle balle ai propri concittadini che lo hanno fatto ammazzare.

Problemi di denaro? Leggiti Epicuro, così ti renderai conto che la parola “epicureo” ha un significato molto diverso da quello accolto nella mentalità comune, e magari incomincerai anche a ridimensionare le tue voglie e i tuoi desideri.

Soffri di frustrazione? Seneca fa per te (mi permetto di consigliare le “Lettere a Lucilio”, di semplicissima lettura e sempre, ma sempre semprissimo, attuali).

(…) secondo Seneca, a farci arrabbiare sono le aspettative pericolosamente ottimistiche nei confronti del mondo e delle persone.

Senso di inadeguatezza? Non sei l’unico: guarda Montaigne. Oltre a parlare liberamente di funzioni corporali (tanto per ricordarci che anche i filosofi sudano, fanno la cacca e che sono influenzati dal loro sistema fisiologico), ci aiuterà a sentirci meno inadeguati, ad esempio quando leggiamo che amava solo i libri piacevoli e facili.

Pene d’amore? Alain de Botton ci suggerisce Schopenhauer. Non sono molto d’accordo con la sua scelta: Schopenhauer non esita a dire che

Il fine del matrimonio non è il piacere intellettuale, bensì la procreazione dei figli.

Io avrei scelto un Bertrand Russell, con la sua razionalità cristallina che non dimentica mai la complessità emotiva dell’uomo. Ma i gusti son gusti.

Infine, trovi difficile la vita? E fatti un Nietzsche, dice De Botton. Nietzsche ci consiglia di prendere le difficoltà e di trasformarle in trampolini di lancio, in occasioni di crescita. Sì, sto generalizzando, sto brutalizzando Nietzsche, ma De Botton lo rende un po’ più allettante, credetemi.

I filosofi erano persone normali, come noi, solo che hanno dedicato molto più tempo di noi a riflettere su certi problemi. Sfruttiamo i loro ragionamenti: uno scambio di opinioni con certe menti non può far che bene.

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