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Come vivere 120 anni, Adriano Panzironi

Diamo a Panzironi quel che è di Panzironi: per scrivere questo libro si è dato da fare. Ha studiato un bel po’ di termini medici e, per il poco che ne so, li ha usati anche in maniera corretta. Allora, quale è il problema? E’ che ha guardato solo una faccia della luna. Ha ridotto tutto ai carboidrati insulinici, affermando che qualunque problema di salute, alla fin fine, va fatto risalire ai carboidrati quale pane, pasta, riso, patate ecc…

E quando dico tutti, intendo davvero tutti, non so cosa resta fuori: cita depressione, mal di testa, malattie dentarie, canutismo, stipsi, emorroidi, cellulite, raffreddori, impotenza, Alzheimer, tumori, acidosi tissutale, osteoporosi, tiroidismo, gotta, intolleranze alimentari, candida, malattie intestinali, arteriosclerosi, dislipidemia, artrosi e artrite, diabete,…

Il suo approccio è una sorta di regime paoleolitico: proteine animali sia a pranzo che a cena, verdure, poca frutta. Via libero ai grassi, stop ai carboidrati e ai cereali.

I punti con cui mi trovo in disaccordo o che mi lasciano perplessa sono talmente tanti che non riesco a riassumerli tutti qui in modo dettagliato, ma ne faccio un breve elenco:

a) Manca la bibliografia: Panzironi cita delle fonti all’interno del testo ma non indica le ricerche sulle quali si appoggia per fare certe affermazioni. Siccome dice che il sistema Life120 è scientifico e che si basa su scoperte scientifiche (che qualche complotto universale vuol farci dimenticare), sarebbe bene menzionare le fonti. E quando cita le ricerche scientifiche, bisogna specificare almeno il numero dei soggetti coinvolti e se l’esperimento era in doppio cieco. In questo libro non c’è niente di tutto ciò.

b) Ci suggerisce caldamente di eliminare i legumi dall’alimentazione perché contengono troppi carboidrati e alzano il carico glicemico: però allora non si spiega come mai i paesi in cui si vive più a lungo (v. le blue zones) fanno dei legumi il piatto giornaliero.

c) Parla degli Orac, ma sorvola sul fatto che la carne non ne abbia.

d) Ci dice che siamo fatti per la carne ma non spiega come mai il nostro intestino è così lungo, mentre l’intestino degli animali carnivori è brevissimo, proprio allo scopo di ridurre al minimo la permanenza della carne all’interno del corpo.

e) Sorvola sul fatto che la nostra dentatura non è una dentatura da carnivori.

f) Dice che mancare un etto di spaghetti o 80 grammi di zucchero da cucina è esattamente la stessa cosa. Troppo semplicistico: non è la stessa cosa! C’è una differenza di assorbimento tra zuccheri semplici e zuccheri complessi, ma anche tra pasta raffinata e pasta integrale (visto che le fibre rallentano l’innalzamento della glicemia). Così come c’è differenza di assorbimento tra pane e pasta di grano duro… ma son tutti dettagli neanche menzionati.

g) Dice che a Okinawa e in Ecuador, dove c’è una alta incidenza di centenari, si mangiano pochi carboidrati: falso. Mangiano molti legumi e verdure. Assolutamente non mangiano paleo tutti i giorni.

h) Suggerisce di mangiare frutta solo alla fine dei pasti perché lo zucchero in essa contenuto viene assorbito più lentamente. Sbagliato: mangiata alla fine del pasto, la frutta fermenta e immette in circolo la putrescina, che fa tutto tranne che bene.

i) Suggerisce di mangiare salumi a colazione, senza specificare che sono pieni di nitriti e nitrati, che possono essere cancerogeni.

l) Non fa sostanziale distinzione tra carni bianche e carni rosse.

Mi fermo qui?

No, ultima critica: il libro è una lunga preparazione al consiglio di assumere integratori. Che in sé può non essere un brutto consiglio, ma mi faccio delle domande quando gli integratori sono i suoi, di Adriano Panzironi e fratello.

Non mi disturba il fatto che Panzironi non sia un medico: molti medici sono ignoranti dal punto di vista alimentare, e lui ha dalla sua il fatto di essersi dato da fare per chiarirsi concetti a volte ostici.

Quel che mi dà fastidio è che… Panzironi è un imprenditore. E un imprenditore non può essere obiettivo. Non esiste. Ben che vada, adotterà un approccio riduzionista, con una fetta di non-detto più importante del detto.

Insomma: trovatemi un ultracentenario che ha mangiato per tutta la sua vita come suggerito da Panzironi. Uno solo.

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La dieta della longevità – Valter Longo

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Non volevo compralo, questo libro, perché nel sottotitolo si citava una parola che non mi piace: digiuno. Alla fine l’ho preso perché me ne ero dimenticata, e la fascetta copriva il vocabolo… In realtà, non di digiuno tout-court si tratta, ma di mima-digiuno, cioè di una dieta che ripropone i vantaggi del digiuno (che ormai è conclamato dalla scienza come salutare, se fatto secondo certi criteri) senza gli svantaggi (voglie improvvise, nervosismi, ma anche difficoltà di guarigione in caso di ferite ecc…).

E poi, mi piacciono un sacco i libri che donano i proventi alla ricerca scientifica!

A parte il semi-digiuno periodico, la dieta della longevità che intercorre tra una dieta-mima-digiuno e un’altra, è una dieta vegana con l’eccezione di due o tre porzioni di pesce alla settimana, da mangiare in un arco temporale massimo di 10-12 ore, con integrazione di vitamine, minerali e Omega-3 ogni due o tre giorni, che riduce al minimo lo zucchero aggiunto ma che non rinuncia ai grassi buoni, come l’olio EVO e la frutta a guscio.

Vale veramente la pena di leggerlo, questo libro, perché non è dogmatico, non è estremista, non si incentra solo sul bene degli animali (come fanno certi vegani che mangiano patatine fritte e caramelle).

Lo scopo è di allungare la vita e ridurre le malattie.

Ma per arrivare alle conclusioni del libro, Longo si è basato su cinque diverse linee di studio, tutte assieme: ricerche di base sulla longevità, epidemiologia (quella su cui si è basata il China Study, per intenderci), studi clinici, studio dei centenari sparsi per il mondo, studio dei sistemi complessi (questo ultimo è quello che ho capito meno…).

Questa è la forza del saggio: non solo studi sui topi, non solo i risultati di un digiuno di due anni di scienziati che si sono rinchiusi in una serra a mangiare quello che autoproducevano limitandosi le calorie del 30%, non solo l’analisi dell’alimentazione di milioni di orientali… ma tutto questo insieme, e anche di più.

Tanto, i risultati vanno sempre nella stessa direzione: mi dispiace, ma la carne, meno ne mangiate, meglio è.

Un aspetto difficile da attuare, però, è che Longo, da professionista qual è, ribadisce ad ogni pie’ sospinto che bisogna affidarsi a dei medici qualificati, che non si può improvvisare una dieta mima digiuno da soli, soprattutto se si è anziani o malati. Tu trovamelo un medico da queste parti che capisce cosa è un approccio alimentare.

L’ultimo esempio l’ho sentito proprio ieri: al malato di carcinoma polmonare, l’oncologo ha detto che può mangiare di tutto.

Vabbè. Quando il pressapochismo colpisce la classe medica, come può certa gente difendersi?

Così come quando si sente dire che la dieta mediterranea è la migliore. Ma cos’è la dieta mediterranea? Quella vera? E quanti la praticano sul serio?

Tornando al libro di Longo, visto che – come dice la copertina – tutti i proventi dell’autore saranno devoluti alla ricerca, vi lascio qui il link affiliato Amazon.

 

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Inchiesta su Gesù, Augias-Pesce

Questo volume ce l’avevo nella libreria da un po’ di anni, e mi è venuta voglia di leggerlo solo ora, dopo la biografia di Nietzsche…

È incredibile quante cose NON sappiamo sul (presunto) fondatore della religione cristiana. Dico “presunto” perché in realtà Gesù non ha mai detto di voler fondare un nuovo credo: era ebreo, si atteneva ai precetti ebrei, ma era intelligente e ragionava da solo.

Ci sono delle domande che, a forza di sentire sempre le stesse letture in chiesa, o non ci siamo mai posti, o ci forniamo risposte preconfezionate, senza chiederci se è verosimile oppure no. Almeno questo vale per me; e per voi? Come rispondereste alle seguenti domande?

– Chi ha condannato a morte Gesù e di che religione era?

– Qual’era il capo di imputazione per la condanna a morte?

– Chi governava la Giudea a quei tempi?

– Qual’era la lingua di Gesù e quali altre lingue conosceva?

– Quanti vangeli esistono?

– Che ruolo ha Paolo nella passione, se ne ha uno?

– Chi era il discepolo più amato?

Poi, tante piccole cosette:

Gesù non dice Dio rimette i peccati perché io Gesù Cristo morirò per i peccati degli uomini (…). Quando ha insegnato il Padre nostro, egli non pensava di dover morire per i peccati degli uomini.

Gesù non ha mai parlato contro i sacrifici.

Gesù si rivolgeva solo al popolo ebraico, non aveva intenzioni missionarie. Non disse mai di essere nato da una vergine. Non battezzò mai nessuno, non istituì i sette sacramenti e non istituì nessuna gerarchia….

Il suo messaggio ha due strade: fede in Dio e morale. La morale è molto semplice: giustizia nella società, verità nei rapporti personali, fine della violenza, l’amore come codice di comportamento individuale e collettivo.

Dopo aver letto questo libro e essermi resa conto di molti concetti che davo per scontati, mi chiedo: farò partecipe di queste scoperte, ad esempio, mio padre che mi critica perché non vado a messa? O altri che frequentano la chiesa più di casa propria?

No.

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