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Nemico senza volto, Charlotte Link

(Deutsche Version: unten)

Nathan e Livia Moor fanno naufragio nei pressi dell’isola di Skye. Vengono salvati per miracolo, ma non hanno più nulla al mondo, perché avevano investito tutto nella barca colata a picco. Livia è completamente sotto shock e viene ricoverata in un ospedale.

I due sono aiutati da Virginia Quentin e suo marito Frederic, che si trovano in vacanza da quelle parti. Solo che Nathan li segue anche quando i due tornano a casa, nel Norfolk.

Ovvio: non ha più un soldo, ha bisogno di tutto. Però mentre Frederic è a Londra per la sua campagna elettorale, sua moglie si innamora di Nathan. I due amanti trascorrono due giorni nella casa delle vacanze e Virginia affida la figlia Kim alla vicina di casa (mah…). Peccato che la figlia scompaia.

Due volte. La prima volta scoprono che si era nascosta in una casa su un albero dove giocava da piccola. La seconda volta non la trovano più. E c’è un maniaco pedofilo in giro che ha già ucciso due bambine.

Non faccio spoiler, ma vi dico che se non fosse stato per il mio bisogno di esercitare il tedesco non avrei finito il libro.

Innanzitutto, ci sono troppe riflessioni. I personaggi pensano, pensano, rimuginano su quello che hanno fatto, su quello che potrebbe accadere, su quello che avrebbero potuto fare… Alla fine, tutti questi pensieri non portano da nessuna parte.

In secondo luogo, il comportamento di Virginia Quentin non è verosimile. Quando se ne va sull’isola di Skye con l’amante, quasi non si pone il problema della figlia, che il lunedì ricomincia la scuola. Se ne ricorda dopo due giorni. Quando torna e scopre che la figlia è scomparsa, va nel panico: la ritrovano, bene, non è successo niente. Ma lei che fa? Invece di attaccarsi stretta stretta figlia, la riconsegna nelle mani dei vicini perché deve andare a prendere il marito alla stazione e parlargli…?

Questa bambina è abbandonata due volte dalla madre, una volta dal padre (che se ne va alle sue cene elettorali dopo che la moglie gli ha messo le corna), una volta da entrambi i genitori (che devono andare a una festa a Londra e non vogliono portarsi dietro la figlia). Anche quando la bambina c’è, è come se non ci fosse. La madre se ne dà poco conto.

Però, poi, quando Kim scompare, vanno fuori di testa. Ma datela in adozione, che fate prima!!

Una madre non si comporta così. Non mi comporterei io, così. E io, notoriamente, non sono per niente una mamma apprensiva.

L’autrice cerca di giustificare questi comportamenti assurdi spiegando, piano piano, il passato di Virginia Quentin, i suoi sensi di colpa nei confronti dell’ex fidanzato e di un bambino morto per colpa sua; il bisogno di sentirsi libera e leggera come in gioventù; ma nonostante le tante pagine scritte per fondare certi atteggiamenti, leggendo mi mancava qualcosa: la verosimiglianza.

Lo definirei “Thriller psicologico”, però poco “thriller” e molto psicologico. E, che resti tra noi, non so se è più malata la psicologia del pedofilo o di Virginia Quentin. A volte, è solo questione di gradi.


DAS ECHO DER SCHULD, Charlotte Link (Goldmann Verlag)

Die deutschen Aussteiger Nathan und Livia Moor haben alles ihr Hab und Gut in einem Schiffbruch verloren. Livia muss in einem Hospital wegen des Schockes bleiben, aber ihr Mann verliebt sich in Virginia Quentin, die Frau, die ihnen hilft. Virginia war auf Urlaub mit Ihrem Mann Frederick und ihrer Tochter Kim auf die Insel Skye.

Spaetestens folgt Nathan Virginia auch wenn sie Zuhause in Norfolk zurueckkommt. Sie werden Liebhaber. Sie verbringen zwei Tagen in dem Urlaubshaus in der Insel Skye, und Kim verschwindet.

Zweimal.

Das erste Mal, hatte Kim sich in einem Baumhaus versteckt, wo sie als kleines Kind spielte, so passierte nichts, nut eine toedliche Angst.

Voraussichtlich aber nicht so toedlich, wenn die Mutter ihr Kind nochmal verlaesst. Und das zweite Mal kann niemand das Maedchen finden.

Und in der Naeh gaben es schon zwei Maedchen tot gefunden worden.

Das Kind wird im Laufe des Buches mehrmals hier und dort verlassen… das ist ganz unglaublich. Ich bin nicht die aengstlichste Mutter in der Welt, doch haette ich nie so gemacht!

Das ist das erste Defekt vom Buch, und, meinetwegen, ziemlich gross.

Zweitens, und das ist nur entnervig, gibt es zu viele Denkens. Man denkt, was man gemacht hat. Man ueberlegt, was zu tun ist. Man fragt, was man getan hat und was wuerde es geschen, wenn man etwas anders tun wuerde… es ist als ob, die Schriftstellerin, die Blaetter nur einfuellen wollte.

Krimi? Nein: zu viele Gedanken. Liebesgeschichte? Nein: hier spielt Liebe gar keine Rolle. Pshychologisches Roman? Vielleicht: aber wegen der pshychologischen Krankheit von Virginia Quentin, die so unglaublich wirkt; nicht wegen der Pshychologie vom Killer, der, am Ende, sogar ein bisschen banal war.

Luegen, Erpressung, Geheimnissen, schreckliche Geschehnissen: in diesem Buch ist es, alles zusammen genommen, ganz unwahrscheinlich.

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L’amante giapponese, Isabel Allende @feltrinellied

L’anziana e ricca Alma Belasco all’improvviso decide di trascorrere gli ultimi anni della sua vita in una casa di cura. Là conosce l’inserviente Irina Bazili, che assume come assistente. Irina si accorge ben presto che Alma nasconde dei segreti, e insieme al nipote dell’anziana donna, decidono di indagare. Scoprono così che Alma in gioventù si era innamorata del giardiniere della famiglia, Ichimei, giapponese di seconda generazione. Resteranno innamorati per anni, nonostante i matrimoni di entrambi e le vicende storiche.

La fine del romanzo mi ha creato un leggero effetto sorpresa, ma questo dipende più dal fatto che io sono poco perspicace che dalla bravura dell’autrice nel creare suspence. Non mi sono lasciata incantare come “La casa degli spiriti”, e non so se ciò dipende da me, che sono più disincantata, o se dipende dal romanzo, che non ha creato personaggi capaci di diventare “eterni”.

Trovo anche poco verosimile che Alma, all’inizio così riservata sul suo passato, ad un certo punto inizi a raccontare quello che le è successo senza un particolare motivo: è un passaggio troppo repentino. E poi: che Amore è, quello di Alma, se l’esperienza che ha di Ichimei è solo… di letto?

Attorno alla storia principale di Alma e Ichimei si snodano poi molte altre vicende, alcune dei personaggi che vivono nella casa di cura, altre delle persone della famiglia Belasco. Anche Irina alla fine ha una storia di sofferenza alle spalle, però non ho percepito i segnali di questa sofferenza finché la sua storia non è stata rivelata: si capiva che c’era qualcosa che la bloccava, che aveva delle difficoltà a innamorarsi, però questa incapacità non le bloccava altre espressioni vitali. Devo dunque ammettere che ho letto la sua storia senza averla aspettata con impazienza.

La parte più interessante del romanzo, secondo me, è quella in cui racconta la storia dei campi di concentramento di giapponesi negli Stati Uniti. E’ una parte di Storia con la S maiuscola che nei libri scolastici non mi risulta venga raccontata.

Giudizio conclusivo: storia carina ma non eterna.

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