Tutto inizia con un incidente in mongolfiera: Joe, il protagonista, è un giornalista scientifico e sta per iniziare un pic-nic in un prato con la sua fidanzata, quando sente delle urla.

La mongolfiera è quasi a terra: è trascinata dal vento, e all’interno c’è un ragazzetto immobilizzato dalla paura, mentre lo zio, che guidava, non riesce a rientrare per spegnere il gas. Poco vicino, i fili dell’alta tensione.
Joe e altri uomini corrono per cercare di tenere a terra il veicolo volante, ma ci scappa il morto.
Ebbene, appena dopo l’evento, Parry, un giovane che aveva cercato di aiutare, rivolge la parola a Joe chiedendogli di pregare insieme. E qui inizia tutto.
Parry è un’ossessione: è convinto che Joe gli stia mandando dei messaggi, che lo ami, che siano destinati a vivere insieme per il resto della loro vita.
Joe comincia a perdere i punti di orientamento: non è più soddisfatto del suo lavoro, va in crisi con la fidanzata.
Prova a denunciare Parry alla polizia ma nessuno ha davvero commesso un reato, non ci sono neanche aperte minacce: le minacce sono solo velate.
Tutto precipita nella seconda parte del romanzo, quando avviene un tentativo di omicidio e Joe decide di procurarsi un’arma.
Adoro lo stile di McEwan.
All’inizio ci sono continui rimandi a ciò che sta per accadere, e questo crea una bella tensione che ti costringe ad andare avanti con la lettura. E poi ci sono tante digressioni interessanti.
E, ovviamente, la sua scrittura: la sua creatività verbale è infinita.
McEwan ha già trattato le ossessioni in altri suoi libri, direi che è il suo tema preferito.
Siamo ai limiti dell’amore, sconfiniamo nella patologia (sindrome di Clérambault). Per chi non vuole annoiarsi con i sentimenti e le sensazioni annacquate di tutti i giorni.