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Perché Trump non mi piace…

Donald Trump

… come Presidente degli Stati Uniti.

Sia chiaro: la sua personalità non andrebbe d’accordo con la mia, neanche al di fuori della politica, ma almeno, finché rimaneva coi suoi miliardi e le sue aziende, non me ne fregava niente. Mi fa paura però averlo come rappresentante della nazione più “influente” (eufemismo) della Terra.

Quando ho letto questo libro a gennaio, non sapevo che si stesse per candidare alle presidenziali, mi interessava solo l’approccio manageriale/psicologico, il suo modo di affrontare gli affari e la vita. E certe dritte le ho trovate, sebbene non ci fosse niente (assolutamente niente) di nuovi rispetto ad altri manuale di self-help. Della serie: pensa positivo, agisci, leggi tantissimo, metti per iscritto gli obiettivi, prendi ciò che ti piace e fanne un mestiere…

Ma è l’approccio generale che mi ha lasciata subito perplessa.

Il titolo in inglese è anche più chiaro di quello italiano: Think Big and Kick Ass in Business and Life. Cioè: manda tutti aff… negli affari e nella vita. Riassumendo 200 pagine con luoghi comuni: il fine giustifica i mezzi; poniti un obiettivo e raggiungilo, non importa chi ti si para davanti.

La cosa più importante è la dimensione delle vostre ambizioni.

E soprattutto, trovo preoccupante che un capo di stato dia alla vendetta un ruolo così importante nella vita di tutti i giorni:

Anche gli amici sono pericolosi: vogliono il vostro lavoro, la vostra casa, i vostri soldi, vostra moglie e persino il vostro cane. E sono gli amici; i nemici sono ancora peggio! (…) [by the way: Trump nel libro non esita a chiamare “amici” i Clinton, con cui andava a giocare a golf]

Io amo vendicarmi. Cercano di fregarmi in continuazione. Io gli rendo la pariglia, e sapete che cosa succede? Mi prendono in giro meno di altri. Sanno che se ci provano, troveranno un osso duro. Reagite sempre. Rendete la pariglia a chi vi fa del male. Non fatevi fregare. Reagite sempre e vendicatevi sempre. Viviamo in una jungla, piena di bulli di ogni genere che cercheranno sempre di fregarvi. se non reagite, vi giudicheranno dei perdenti, dei codardi! Penseranno di poter tranquillamente insultarvi, mancarvi di rispetto, e sfruttarvi. Non permetteteglielo! Reagite sempre e comunque. Vi rispetteranno per questo.

(…) Quando vi fanno un torto, restituitelo con gli interessi.

Vi sembra il ragionamento di una persona che può trattare con iraniani e nordcoreani?

A me, che valuto l’assenza di guerra come la necessità suprema in questo mondo: no, per niente. E sì, parlo “solo” di assenza di guerra (non di vera e propria pace), che sarebbe già un traguardo enorme, su questo pianeta. Ce ne sono già troppe di guerre in giro: se Trump adesso si mette a fare il bulletto con gli altri pazzi, va a finire che la guerra ce la troviamo a casa, visto che siamo pieni di basi militari straniere (e anche qui, si aprirebbe un discorso….).

Insomma, la mia paura principale con Trump al governo del mond… ops, degli Stati Uniti, è proprio quella di ritrovarmi il cratere fumante di una bomba in giardino. Non mi interessa come sia targata la bomba.

Fin qui la preoccupazione principale.

Poi, da donna, mi viene un leggero fastidio a leggere certe frasi:

Ho dato un tocco di sex appeal al mondo della formazione a New York, e ultimamente in tutto il paese, mettendo donne di bell’aspetto sulle copertine delle nostre riviste (…)

Ora, mi rivolgo ai maschietti: se vostra moglie, madre, sorella, figlia rimanesse disoccupata e l’unica possibilità di lavoro venisse da un’azienda Trump, credete che con questi presupposti la vostra mogliettina/mammina/sorellina/figlioletta sarebbe assunta sulla base delle sue capacità?

Sono andato a Parigi e mi sono trastullato con l’altra grade passione della mia vita: le belle donne, le super modelle.

“Trastullato”? Ma gli uomini vogliono davvero diventare come Trump? E’ il loro idolo segreto? Boh. Salvo poi sposare quelle come me… o come la maggior parte delle donne esistenti sul pianeta, che non sono né modelle, né super. Vi rendete conto di quanto umiliante sia una frase del genere per la compagna che avete accanto?????????????????????????????????????????????????????????

Le donne con cui mi sono accompagnato nel corso degli anni avrebbero potuto avere tutti gli uomini che volevano. Sono top model  e alcune tra le donne più belle del mondo. Sono riuscito a farmele tutte perché ho qualcosa che gli altri uomini non hanno. Non so che cosa sia, ma posso assicurarvi che alle donne è sempre piaciuto.

Ecco.

Se Trump si intende di politica internazionale come si intende di donne, meglio che vada a dire ai gatti di venir via dal giardino.

 

 

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Leadership e gruppo (aziendale, sportivo, studentesco…)

imageUn leader deve essere dotato, più che di autorità, di autorevolezza. Mi spiego: l’autorità scende dall’alto, è quella che deriva dal ruolo ricoperto (un magistrato, un insegnante, un dirigente…). L’autorevolezza invece viene concessa dal basso, direttamente dal team che si deve dirigere. Se vogliamo chiamare in causa il vecchio Weber, anche se lui si riferiva prettamente all’ambito politico, il potere del leader non deve essere legale o tradizionale: può essere anche così, ma non può fare a meno dell’aspetto carismatico.

Non si nasce leader, ma lo si può diventare, lavorando su se stessi e sul gruppo. E’ importante che il leader sia:

  • ispirato: lui per primo deve credere in ciò che fa
  • aggiornato sulle novità (es. nuovi sistemi di allenamento per una squadra sportiva)
  • sincero: la comunicazione con i membri del gruppo non deve mai mancare né essere lacunosa o deviata
  • interessato (davvero) al benessere dei sottoposti
  • un esempio. Il vero leader non deve mai chiedere ai membri del team di fare qualcosa che lui non farebbe o non ha già fatto. Da questo punto di vista, sono rari i politici che sono investiti di autorevolezza:-(

E quali sono i compiti principali del leader?

Innanzitutto, mantenere un clima emozionale positivo. Se un membro del gruppo si sente escluso o deriso dagli altri, tutto il team ne risentirà. Secondo alcuni studi, il clima emozionale incide circa il 20-30% sui risultati della prestazione totale, senza contare tutti i malumori che saltano fuori e che, se non gestiti, rischiano di degenerare. Una delle modalità migliori per creare questa positività, è… frequentarsi. Creare delle occasioni di dialogo che siano anche (e, secondo me, meglio) al di fuori del contesto in cui il gruppo normalmente opera: cene per una squadra sportiva, partite di pallavolo per i membri di un ufficio, raduni, passeggiate collettive, visite a mostre o spettacoli… L’idea che mi son fatta è che più questi incontri organizzati sono lontani dal solito ambiente, più aumentano le probabilità di conoscere aspetti delle persone che in ufficio o sul campo di gioco non vengono mai tirati fuori. Tiro fuori Pirandello e le maschere? Ognuno usa una maschera diversa in base al contesto in cui si trova in quel momento.

La frequentazione frequente rende difficile la nascita dei fantasmi, ovverosia quelle percezioni errate delle intenzioni e delle personalità degli altri componenti del gruppo. Se non ci si parla, è facile arrivare alla conclusione che il giocatore X pensi che il giocatore Y sia una palla al piede: più la comunicazione è rarefatta e più aumentano le probabilità di paranoie all’interno del gruppo.

Ma cosa bisogna fare per aumentare la motivazione dei singoli membri del team? Beh, la motivazione è strettamente individuale, nasce da dentro. Non si può indirizzarla con uno stipendio a quattro zeri o con la promessa di una coppa. Però il leader può far leva sulle emozioni. Gli esseri umani sono disposti ai sacrifici per le emozioni. Non per un trofeo, non per 10.000 euro in banca, ma per le emozioni che sono legate a quel trofeo e a quei soldi in banca. Se è facile scaricare la motivazione di un membro del gruppo con un’occhiata storta o con una chiacchiera alle spalle, si può sempre cercare di risollevarla facendolo sentire capace, apprezzato, indispensabile, autonomo.

Un aumento di stipendio al giorno d’oggi è la maggior ambizione di chi ha un lavoro: ma non è per i soldi in sé, è perché questi soldi in più rappresentano l’apprezzamento del titolare/dirigente che non riesce/vuole dire: grazie, bravo, come sai fare le cose tu, non le sa fare nessuno.

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