Tag Archives: Nobel

Le intermittenze della morte, José Saramago @feltrinellied

Non mi aspettavo di trovare un Saramago così ironico, dopo la lettura di Cecità, ma, si sa, i grandi sanno giocare con lo stile; e ho l’impressione che qui il premio Nobel si sia divertito un sacco.

TRAMA

La morte decide di non lavorare per un po’, solo per far capire agli uomini di un certo paese (che non viene mai nominato) quanto lei, in realtà, sia necessaria. Infatti quando nessuno muore più cominciano i problemi. Nella prima parte Saramago passa in rassegna una serie di istituzioni che vanno letteralmente nel pallone: la Chiesa, le case di riposo, le assicurazioni, le pompe funebri…

Ma il problema tocca subito il privato, le famiglie in cui ci sono dei malati che non muoiono, indipendentemente dalle condizioni in cui si trovano. Perché nel paese si continua a invecchiare, con tutti gli svantaggi del caso. Per “aiutare” un po’, ci si mette anche la mafia (“maphia”, col ph), che si incarica, dietro compenso, di trasferire i malati terminali al di là dei confini per rendere possibile il trapasso, con conseguenze internazionali che mettono in pericolo anche i rapporti coi paesi confinanti.

Ad un certo punto, dopo aver dato questa dimostrazione, la morte ricomincia a operare, ma decide di farlo mandando delle lettere di avviso, in modo da dare una settimana ai predestinati per sistemare le proprie cose.

Sembra che tutto sia ristabilito, con le dovute modifiche della procedura, quando la morte si accorge che un tipo, un violoncellista, non muore.

Un romanzo dissacratore, che si prende gioco della Chiesa, del re, della filosofia, del lettore e di tutte le velleità umane; ma che si prende il gioco anche delle morte: insomma, non si salva nessuno, tranne il violoncellista (o quello che lui rappresenta).

Prendete fiato (perché di punti e di paragrafi ce ne sono pochi), dateci una letta e ditemi cosa ne pensate. A causa della mia idiosincrasia verso l’ironia, ho preferito Cecità, però devo ammettere che Saramago è stato bravissimo a rendere la tragicità delle conseguenze di un evento assurdo: e il rovesciamento della prospettiva è sempre un indice di genialità.

Leave a comment

Filed under book, Libri & C., Scrittori portoghesi

Chi ti credi di essere? – Alice Munro

image

Pubblicato dall’Einaudi nel 2012 con questo titolo, in Canada lo si trova anche sotto “The beggar maid”, come la copia che ho io.

La Munro è un’ispettrice della psicologia femminile: rende benissimo gli alti e bassi dell’umore delle donne, le miserie, i dubbi. Rende, secondo me, meno bene i momenti di allegria. Ma, dopotutto, in un libro di momenti di allegria ce ne devono essere pochi, altrimenti manca il contrasto, il motore principale dei romanzi.

In teoria questa è una raccolta di racconti, ognuno compiuto, però hanno come protagonisti sempre le stesse persone: Flo e Rose, madre (adottiva) e figlia, e relativi parenti/amici. Un personaggio ben riuscito secondo me è Patrick, il marito (e poi ex marito) di Rose: uno che teme le apparenze, che si adegua alle aspettative altrui, materne in primis. E’ lui, secondo me, il personaggio da tenere sott’occhio: per evitare di assomigliargli.

Leave a comment

Filed under Libri & C., Scrittori canadesi

Bob Dylan un letterato?

Mi chiedo se sono una conservatrice, ma la fondazione Nobel, secondo me, ha toppato un’altra volta.

Il Nobel per la letteratura a un cantautore rock?

Allora guardiamo cosa dice il testamento di Nobel: dice che in materia letteraria il premio va a chi si è distinto per il lavoro di tendenza idealista più notevole. Ma qui le definizioni da dare sono troppe: soprattutto, è il concetto di letteratura che rimane oscuro!

Vado a guardare la definizione di letteratura nel dizionario e mi parla dell’insieme della creazione prosastica e poetica. Non comprende la musica…

Mi si risponde che i testi di Bob Dylan sono poesia.

OK, ma per me musica e letteratura restano due forme d’arte separate. Oppure mi state dicendo che i testi di Dylan girano separatamente dalle sue musiche? Se Dylan si fosse limitato a pubblicare i suoi testi in libri, senza cantarli, avrebbe preso il premio Nobel?

E poi mi sorge il dubbio: quando il Nobel per la letteratura è stato conferito a un poeta, numericamente, quante centinaia di poesie deve aver scritto quell’autore per aggiudicarsi il premio? E Dylan, quanti testi ha scritto? Parafrasando una delle sue canzoni: quante poesie devi scrivere per essere chiamato poeta?

Mi si ribatte che le definizioni alla fine dovrebbero darle i Mondi Dell’Arte, di beckeriana memoria: va bene, ma il pubblico che usufruisce di quella forma d’arte, che è un soggetto del MDA e che dunque è titolato a dare definizioni, considera la musica come una forma letteraria? Viste le polemiche nate da questa assegnazione del Nobel, non credo.

Sì, sono una fan dello status quo, una conformista letteraria. Non dico che la musica di Dylan non sia arte: dico che non è letteratura. E’ la mia opinione.

E poi, il punto che mi fa girare di più le scatole: vogliamo sì o no incrementare la lettura?  I libri con la fascetta del premio si vendono sempre di più: a ragione o a torto, ma si vendono, e magari, dopo, anche si leggono. I dischi di Bob Dylan avevano bisogno di una spintarella?? Il mondo del rock aveva bisogno di una spintarella?

Insomma, cari i miei accademici svedesi: se proprio volevate dargli un Nobel, potevate darglielo per la pace…

 

2 Comments

Filed under Libri & C.