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Prostituzione, alcolismo, droga e altre dipendenze

Il tentatore non “mette alla prova”, ma “commette un reato”, e il tentato che cede non è un “colpevole”, ma gode dell’innocenza della “vittima”.

La prostituta in quanto tentatrice è perseguitata dalla legge, mentre il cliente, in quanto cede a una forza a cui non può resistere, è innocente.

Ma perché questa sociologia che fa tesoro delle scoperte scientifiche mantiene la categoria mitico-religiosa della tentazione per lo spacciatore e per la prostituta, e adotta invece la categoria psico-biologica della forza irresistibile per il drogato e il cliente della prostituta?

Per sottrarre al drogato e al cliente anche la sola ipotesi di avere a disposizione la libertà dell’autocontrollo, perché solo persuadendo gli uomini che non si possono autocontrollare si può esercitare su di loro il controllo esterno a cui il potere per sua natura e per sua essenza tende.

(U. Galimberti (“L’ospite inquietante”)

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Il coraggio di essere liberi, @vitomancuso

Dopo aver letto questo libro, non me la sento più di etichettare Vito Mancuso con l’appellativo di teologo, come facevo prima. Come lo chiamo adesso? Filosofo? Sociologo? Studioso dell’animo umano?

Sono sicura che lui sarebbe tutto contento di questa mia incapacità, perché è un sintomo (un altro) che lui si è liberato delle etichette. Dopotutto, qui proprio di libertà di parla.

E’ un libro dialettico, tutto incentrato sul tentativo di conciliazione degli opposti (ottima strategia: così siamo liberi dalla coazione a scegliere). Eccone alcuni:

– L’uomo visto sia come individuo, che ha bisogno dei suoi spazi di solitudine, che come relazione, in quanto inserito in un contesto familiare e sociale;

– Libertà da qualcosa (leggi, moda, persone, se stessi) e libertà per qualcosa (un ideale, sia esso spirituale, economico, artistico ecc…); la coesistenza, nella realtà, di caos e logos, di disordine e di direzione;

– Casualità attraverso le leggi della natura e casualità attraverso la libertà;

– Felicità vs divertimento;

Mi è particolarmente piaciuta la parte in cui l’autore ha cercato di spiegare come si ammette l’esistenza del male nel mondo. Non è in contrapposizione con l’idea della libertà nell’uomo? E’ un tema che Mancuso affronta spesso nei suoi libri. Qui lo ha ben riassunto in tre atteggiamenti: fatalismo, nichilismo, razionalismo. Ognuno ha le sue ragioni. Voi quale scegliete? Sentitevi pure liberi

E infine, non si può parlare di libertà senza toccare l’argomento morte.

Quello che trovo più affine al mio pensiero, Mancuso lo esprime in poche parole: esiste un pensiero divino, ma non si cura dei singoli. Le conseguenze di questa conclusione, sono immani (e poco cattoliche, ma a me va bene così).

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Padri e figli, Ivan Turgenev

La Russia è lontana. L’Ottocento è lontano.

Forse è per questo che non mi sono appassionata a questo romanzo.

Turgenev è un bravo scrittore: in poche pennellate ti descrive un villaggio e in poche frasi ti fa capire il carattere di un personaggio. E riesce anche a ben dipingere i contrasti che incontrano le diverse generazioni quando sono messe a confronto.

Tuttavia, non sono riuscita a farmi piacere i personaggi femminili: soprattutto le madri, tutte in sollucchero per questi figli (maschi!), timorose di chiedere loro cosa vogliono mangiare per paura di disturbarli. Donne tutte dedite alla famiglia: monotematiche.

Mentre Arkadij, Bazarov, i loro padri, Pavel Petrovic e perfino i personaggi maschili secondari, invece, sono sfaccettati. Interessanti.

Ho come l’impressione che Turgenev, per quanto fosse un bravo romanziere, delle donne avesse un’idea abbastanza stereotipata.

Bazarov è insopportabile.

La fissa del nichilismo si chiama nichilismo in questo romanzo, e si chiama “voglio una vita spericolata” ai giorni nostri.

Un paio di sberle ci stavano bene allora, come ci starebbero bene oggi.

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