Non è un’autobiografia, nonostante il titolo, bensì una raccolta di scritti scelti e catalogati in base ai principali temi affrontati dalla Fallaci durante la sua vita.
Si inizia con il resoconto della sua infanzia sotto il regime fascista e sotto le bombe della guerra: è un passaggio necessario per capire la durezza e la determinazione che l’hanno guidata durante la sua carriera e la vita privata.
Il padre era uno dei capi della resistenza, è stato imprigionato e torturato, e lei stessa, ancora bambina, ha fatto la staffetta per i partigiani. Ecco perché è sempre stata molto sensibile al tema della libertà e della politica.
Una buona parte del libro è dedicata alla sua storia con Alekos Panagulis, ovviamente: molti testi li ho letti qui per la prima volta, altri invece erano già contenuti in libri precedenti, o in articoli già pubblicati, ad esempio non ricordavo delle difficoltà che la Fallaci aveva avuto coi parenti dell’uomo dopo la sua morte.
E’ sicuramente un libro interessante, considerando la vita che ha vissuto questa giornalista.
Ha anche i suoi limiti, però.
La catalogazione è a volte imprecisa, ad esempio, sotto il capitolo “Il mestiere di scrivere” ci sono dei paragrafi dedicati al padre e alla guerra in cui non si parla di vera e propria scrittura.
Un altro limite di questo tipo di raccolte è che, essendo ogni testo tratto da una fonte diversa, a volte è difficile contestualizzare e bisogna andare alla fine del libro per capire – almeno – in che anni è stato scritto.
Passando ai contenuti specifici di quello che dice la Fallaci: beh, sì, è la Fallaci, però era anche un essere umano… dunque bisogna evitare di sottomettersi al principio di autorità, accettando tutto quello che dice, e valutare le sue opinioni caso per caso.
Ci sono ad esempio affermazioni che condivido, come queste:
In Italia i giornali non sono quasi mai fatti per la gente: sono fatti per i politici, per i partiti, per gli interessi di pochi.
Il nostro compito [dei giornalisti] non è compiacere il potere. Il nostro compito è informare e risvegliare la consapevolezza politica delle persone.
L’amore non si misura nel momento in cui fai l’amore ma dopo.
Altre invece sono troppo lapidarie e/o sono il frutto di una visione quanto mai personale:
Quando un padre impazzito ammazza un figlio, ammazza anche sé stesso. Quando una madre impazzita ammazza un figlio, non si ammazza affatto.
L’odio è un sentimento. E’ una emozione, una reazione, uno stato d’animo. Non un crimine giuridico.
Insomma, un libro da leggere per ragionare, non per imparare a memoria delle frasi astratte dal contesto.