Non apprezzo molto il cinema italiano: gesticolano troppo e le intonazione nei dialoghi sono sfasate rispetto ai contenuti (vuoi mettere la maestria dei doppiatori italiani??). Ma essendo in quarantena, non possiamo uscire a prendere DVD nuovi, e allora ho ripiegato su un film visto molti anni fa e che avevo dimenticato.
Breve riassunto: un gruppo raffazzonato di militari italiani viene mandato in un’isoletta greca nel 1941. Per una serie di eventi, per tre anni rimangono isolati dal mondo e perdono completamente la cognizione di cosa sta succedendo oltre il mare.
Il tema è la fuga, un gesto spesso criticato, bollato come codardia: ma come, di là del mare succede di tutto, c’è fermento, c’è la possibilità di cambiare il mondo, e tu stai qui a crogiolarti al sole e a ballare come un greco?
Tra i vari personaggi, due fratelli vengono lasciati in cima a un monte per scopi di osservazione. Trovano una pastorella e scoprono il sesso a tre. Tutto molto allegro e senza sensi di colpa.
Ci sta.
Quello che non ci sta, è la scena finale.
Quando gli italiani se ne vanno.
La pastorella, dal molo, li saluta allegra, ricambiata, reggendosi la pancia.
Cioè: questi due (non si sa chi l’abbia messa incinta) se ne vanno, salutano, mandano baci, “ti amo” ecc. ecc… e lei fa lo stesso.
Quanta allegria, quanti sorrisi, qualche lacrimuccia.
Solo che la tipa è rimasta con un figlio, in una società patriarcale degli anni quaranta, e senza marito.
Salvatores: è credibile tutta questa allegria? O non è invece più verosimile che la pastorella sia stigmatizzata e bollata come poco di buono da tutta la comunità? Che idea si fa la gente dopo aver visto una scena del genere? Che è bello essere ragazza madre? Che gli uomini fanno quello che devono fare e poi chi s’è visto s’è visto?
Oscar come miglior film straniero 1992?
Ma vaffanc…