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The burning road – Ann Benson

Ho trovato questo libro nel cesto del GiweAway del municipio, e, chiedendomi chi mai ha lasciato un libro in tedesco (“Die Brennende Gasse”) qui a S. Stino di Livenza (VE), me lo son preso, visto che un po’ di esercizio ci vuol sempre.

La storia si svolge su due linee temporali, legate da un diario.

Prima storia, ambientata nel 1358: il dottore spagnolo Alejandro Chances, ebreo, è scappato dall’Inghilterra portandosi via la figliastra del re e della donna di cui si era innamorato (era una dama di corte). Nel corso dei suoi vagabondaggi per l’Europa si trova a dover affrontare, tra l’altro, la peste nera. E riesce a trovare un modo per guarirla.

Seconda storia, ambientata nei giorni nostri: Mr. Sam è la nuova peste del secolo. E’ già scoppiata una volta e ha decimato la popolazione mondiale. La dottoressa Janie si ritrova negli Stati Uniti, separata dal suo ragazzo, Bruce, che è dovuto rimanere in Inghilterra e, ridottasi ad un lavoro che non sfrutta le sue competenze, inizia a indagare per conto suo su delle strane coincidenze: dei ragazzi, tutti di estrazione ebrea, sono colpiti da una particolare debolezza delle ossa che li riduce a dei vegetali.

Le due storie sono legate perché Janie è in possesso del diario di Alejandro, che la aiuterà a trovare una soluzione quando l’epidemia scoppierà di nuovo.

E’ un romanzo da 571 pagine che avrebbero potuto essere circa 300-350 senza nulla togliere alla trama.

L’autrice si dilunga troppo sugli stati d’animo e sui pensieri, tralasciando l’azione. Quando poi l’azione arriva (ad esempio quando si scopre che il fidanzato della figlia di Alejandro è stato decapitato), è trattata con troppa velocità.

Non mi meraviglio che questo romanzo non sia stato tradotto in italiano.

L’autrice, Ann Benson, è al suo secondo romanzo. E’ anche una dotata musicista e vive ad Amherst, Massachussetts, con la famiglia.

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I pilastri della terra – Ken Follett

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E dopo tanto entusiasmo da parte dei miei (pochi) amici lettori, finalmente l’ho letto.

Non si può dire che la storia non ti prenda, e anche l’ambientazione storica è affascinante. Bisogna anche ricordare che Follett ha un team di esperti storici che lavora alle sue dipendenze, se fosse poco accurato in certe descrizioni, sarebbe da far saltare qualche posticino…

Però i personaggi sono troppo netti. Chi è cattivo, è così dall’inizio alla fine, in tutti i settori. E viceversa chi è buono. Ma chi è cattivo di solito è pure brutto e incapace nel proprio ruolo. Gli esseri umani non sono così.

L’unico che cambia atteggiamento alla fine è il vescovo Waleran, che durante tutto il romanzo è un pezzo di cacca e che nelle ultime due pagine diventa un pentito che risolve il mistero durato trent’anni. Gli esseri umani non cambiano così.

 

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Come scrive un romanzo storico Ildefonso Falcones

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Sono stata ieri alla presentazione alla Libreria Moderna di S. Donà di Piave (VE) de Gli Eredi Della Terra di Ildefonso Falcones, un bel volumetto da 22 euro con copertina rigida.

Non ho letto niente di questo autore prima, ma ieri ho scoperto alcune cose interessanti.

Intanto, anche lui come Maino (che ho visto poco più di una settimana fa qui a S. Stino di Livenza) ha lavorato come avvocato fino a poco tempo fa, quando ha mollato quella carriera per darsi totalmente alla scrittura. La sua conoscenza del diritto (anche del diritto nella Barcellona del ‘400) gli è stato certamente utile per scrivere il libro.

Il protagonista del libro nasce povero ma nel corso della storia riesce a risalire la scala sociale grazie… al vino. Non dimentichiamo che dopo circa ottocento anni di dominazione musulmana, la cultura del vino era andata dispersa in Spagna (anche perché non c’erano testi scritti che tramandassero la conoscenza). Si sa per certo che in quel periodo i vini erano molto giovani, cattivi e molto speziati (per coprire il gusto di aceto che subentrava molto presto).

Ma quello che può essere più interessante per uno scrittore emergente è ciò che Falcones ha detto in merito alla sua esperienza di scrittore.

Falcones

Ci ha messo tre anni per trovare l’editore per il suo primo libro (e aveva 47 anni quando lo ha trovato), ma fin da piccolo ha sempre scritto e letto moltissimo, incoraggiato in questo dalla madre e dalla mancanza di distrazioni multimediali (es TV, non parliamo neanche di videogiochi). Ha scritto anche dei romanzi ambientati nella contemporaneità, ma non ha ancora trovato editori che li accettino.

Alcuni dei romanzi che ha scritto nella sua vita sono andati persi. Secondo lui, tre traslochi equivalgono a un incendio, ma non mi pareva preoccupato più di tanto…

Quando il presentatore gli ha fatto una battuta infelice, dicendogli che invece di lavorare aveva deciso di mettersi a scrivere, Falcones, senza scomporsi minimamente, gli ha risposto che in realtà lui lavora molto, ha orari fissi (dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 20), come se fosse in ufficio, e questo va avanti per circa tre anni, il tempo di finire un romanzo, nonostante ai figli che fanno casino in casa e la signora delle pulizie che gli passa l’aspirapolvere sotto i piedi (perché scrive nello studio di casa sua).

Quando inizia, ha già ben in mente come finirà il romanzo e chi sarà il protagonista.

Lo studio della Storia è necessario durante la stesura: lui sa a che punto del romanzo si collocano certi eventi storici e cerca di incastrarci le vicende dei personaggi.

Mi è sembrato un po’ sorpreso da certe domande del presentatore (es. come mai la riga nera sopra il nome dell’autore in tutte le copertine dei tuoi libri? Come mai in questo romanzo non c’è la dedica), ma capisco anche il giornalista: un romanzo di narrativa si gusta, non si esamina, non era così facile trovare domande inerenti alle vicende narrate senza svelare troppo i dettagli.

Ho iniziato a leggerlo mentre aspettavo che lo scrittore arrivasse (per prendermi il posto a sedere sono andata là un’ora prima) e ormai mi tocca finirlo… non era in programma ma… mi sacrificherò!

 

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Il libro delle anime – Glenn Cooper

imageMaledetti siano gli scrittori americani di bestsellers. Pieni di clichés, prevedibili, maschilisti; non si distinguono l’uno dall’altro, stessi ritmi, stili, lessico. Ma quando inizi a leggerli, devi arrivare alla fine!

Questo Cooper, poi, ci porta anche tanta di quella sfiga, che Dio ce la manda, visto che fa finire il mondo il 9 febbraio 2027.

La tesi di fondo, però, è intrigante: e cioè, che le nostre date di nascita e di morte siano già state scritte secoli fa in una biblioteca a cura di centinaia e centinaia di monaci autistici dai capelli rossicci. Tutto predestinato, dunque. Naturalmente, c’è di mezzo una congiura dei servizi segreti statunitensi che vogliono sfruttare questa conoscenza a fini politici. Naturalmente, c’è Will, il figo e intelligente ex agente dell’FBI, che svelerà al mondo tutto l’intrigo.

Ma scusate. ‘sti bellocci muscolosi dagli occhi azzurri, tutti negli Stati Uniti stanno? E tutte le strabellocce e intelligenti esperte di storia medioevale che cadono sempre ai piedi dei bellocci? Bisognerebbe vietarli libri del genere.

Soprattutto quando tre quarti dei protagonisti (americani) ammettono di non aver mai sentito parlare di Calvino!

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