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Oriana Fallaci vs. Matteo Renzi

Un paio di giorni fa Matteo Renzi ha scritto su “Il riformista” un articolo, per così dire, di augurio al novantanovenne Henry Kissinger.

E chiude l’articolo così: “In un mondo di grigi burocrati Kissinger è il Machiavelli di cui avrebbe bisogno il mondo”.

Grande ammirazione dunque da parte di Renzi per questo onnipresente politico statunitense che ha guidato la politica del suo paese per qualche decennio sotto diversi presidenti.

Allora mi è venuta in mente l’intervista fatta a Kissinger da Oriana Fallaci, e pubblicata nel suo libro “Intervista alla storia”.

Sappiamo, perché lei non ne ha mai fatto mistero, che Oriana ha sempre avuto il dente avvelenato nei confronti del potere, e Kissinger non fa eccezione.

Non è stato facile per la giornalista ottenere l’intervista, perché Kissinger non dava intervista individuali, tant’è che lei ha dovuto superare una specie di pre-intervista per ottenerne una vera.

Innanzitutto, l’ha fatta entrare nel suo ufficio e l’ha fatta restare in piedi per una decina di minuti senza neanche guardarla perché doveva leggere un documento: e questo mi basterebbe per far perdere punti all’uomo.

“Qui mi dimenticò mettendosi a leggere, le spalle voltate, un lungo dattiloscritto. Era un po’ imbarazzante restarmene lì in mezzo ala stanza, mentre lui leggeva il dattiloscritto e mi voltava le spalle”.

E poi è stato un politico difficilissimo da indagare, anche per lei. Qualche frase buttata là, però, ci fa capire qualche nodo essenziale del suo pensiero:

“L’intelligenza non serve per fare i capi di Stato. La dote che conta, nei capi di Stato, è la forza. Il coraggio, l’astuzia, e la forza”.

“Quando si ha in mano il potere, e quando lo si ha in mano per un lungo periodo di tempo, si finisce per considerarlo come qualcosa che ci spetta”.

“Io penso che la reputazione di playboy mi sia stata e mi sia utile perché ha servito a rassicurare la gente (…). Per me le donne sono soltanto un divertimento, un hobby”.

Il mio post non è un articolo a favore o contro Kissinger.

E’ un post che mette a confronto Matteo Renzi, uno dei tanti trasformisti che sono passati in Italia, con Oriana Fallaci, che può anche essere antipatica, ma che non può essere accusata di esser stata incoerente.

Un Matteo Renzi, che si vanta su un quotidiano online che Kissinger lo ha incontrato in ascensore e gli ha detto, dopo aver girato il suo badge e aver letto il suo nome, che era stato bravo, con una Oriana Fallaci la cui intervista è stata, al tempo, quanto mai scomoda, e che sembra abbia messo in difficoltà il rapporto tra Nixon e il suo consigliere/diplomatico preferito.

Matteo Renzi, che scrive un articolo apparentemente su Kissinger, e che in realtà lo scrive su di sé, e Oriana Fallaci che si industria per far le domande giuste e scoprire il mistero Kissinger (magari non ci riesce, ma almeno ci ha provato).

Non chiedetemi a chi vanno le mie simpatie.

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L’intoccabile – Matteo Renzi la vera storia (Davide Vecchi)

Non mi interesso di politica.
“Brutta e cattiva” mi dicono alcuni, “la politica ti deve interessare!”
Bè, diciamo che mi incuriosisce ogni tanto, ma, a parte leggere qualche libro e andare a votare, ritengo che l’attuale sistema sia intoccabile dal cittadino comune: il voto non fa la differenza, almeno fino a quando al potere ci andrà gente del genere. E non faccio distinzioni tra destra e sinistra, ma tra persone che pensano al bene pubblico e persone che pensano al proprio rendiconto. Renzi rientra, come tutti gli altri, nella seconda categoria.

Le spara grosse perché sa che con gli italiani è una tecnica che funziona. E’ un comunicatore intelligente e un tramaccino, bisogna esserlo, per arrivare dove si trova lui ora. Il resto non conta.
Sono anni che si cura la campagna elettorale con i legami amicali con le persone giuste (leggi: ricchi, industriali, nobili) e con la costituzione di associazioni che si occupano della sua immagine e dei suoi interventi a macchia d’olio. Ha usato la carica di presidente della provincia per arrivare alla carica di sindaco di Firenze, ed ha usato la carica di sindaco di Firenze per arrivare a fare il presidente del consiglio.
Quando era sindaco a Firenze, glielo hanno detto, Pier Luigi Vigna (ex procuratore nazionale antimafia che per un po’ lo ha seguito, rifiutando però compensi) e Fantoni (assessore al bilancio): Matteo, non ci sei, per Firenze, lo abbiamo capito che stai qua solo per arrivare da qualche altra parte; Matteo, stai facendo danni (ma tanto quando i danni verranno fuori, tu sarai già altrove).

Renzi dice una cosa e ne fa un’altra. Dice che non gli piacciono i governi tecnici e le larghe intese, e poi ne fa uno. Dice che ci vuole trasparenza nelle entrate pubbliche e poi, con la scusa della privacy, non dice da chi arrivano centinaia e centinaia di migliaia di euro che gli hanno finanziato la campagna elettorale. Dice che la vecchia politica favoritistica se ne deve andare a casa, e poi piazza tutti i suoi amici a capo di tutte le cariche su cui riesce a mettere becco.
E’ così bravo da farsi pagare dalla provincia la campagna elettorale tramite la Florence, una società pubblicitaria al 100% di proprietà pubblica che si occupa di ogni comunicazione che esce sul suo conto su TV e giornali (altro che libertà di stampa).

Ha l’appoggio di personaggi famosi, v. Benigni, v. Baricco.
Ha instaurato un culto della personalità che gli permette di dar contro al partito da cui è nato e di difendere/parteggiare Berlusconi (notare che il PDL ha nominato Renzi come possibile successore di Berlusconi in un documento scritto che Vecchi riporta nel libro).
Ha intortato tutti con la storia del cambiamento e della rottamazione.
Ma è davvero un uomo così diverso?

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