Dopo aver letto “Il cacciatore di aquiloni” e “Mille splendidi soli”, eccomi qui a dirvi che “E l’eco rispose” è il migliore dei tre.
Meravigliosa la sua struttura narrativa, dove la storia principale viene narrata da più personaggi, tutti uniti da legami parentali o, semplicemente, da eventi e luoghi.
La storia principale riguarda Abdullah e la sorellina Pari: la bimba di tre anni viene venduta dal padre a una famiglia molto ricca. Non è un atto semplice, compiuto per ingordigia: il padre, uomo di poche parole, ha sacrificato il dito per salvare la mano, data la situazione di estrema povertà in cui vivono (un neonato gli è morto pochi mesi prima).
E qui la storia parte: racconta dal punto di vista di Abdullah, dello zio che ha avviato la trattativa, della madre adottiva dei bambini, di Pari, della madre adottiva di Pari, di un dottore che è entrato in contatto con lo zio, dei figli di un vicino di casa, della figlia di Abdullah, del figlio di un signore della guerra che uccide uno zio di Abdullah…
Di solito non mi piacciono i romanzi corali, li trovo dispersivi, ma qui ogni personaggio ha la una storia intrigante e tutto si snoda dal 1952 fino ai giorni nostri intrecciandosi con avvenimenti storici…
La storia che mi ha colpita di più, è quella di Idris, un figlio dei vicini di casa dello zio. Dopo le varie guerre che hanno coinvolto e devastato l’Afghanistan, l’uomo, diventato adulto, torna insieme al fratello per cercare di recuperare la casa di famiglia, visto che ora Kabul è piena di volontari e organizzazioni e i prezzi immobiliari sono saliti alle stelle.
A Kabul conosce, in un ospedale, Roshi, una bambina che ha la testa completamente rovinata: è così malridotta che è difficile a guardarsi, e ha bisogno di un’operazione altamente sofisticata per poter sperare in una vita normale. Non è una vittima della guerra, ma di uno zio che ha ucciso tutta la sua famiglia a colpi d’ascia a causa di una faida di lunga data.
Idris, che è medico, promette di prendersi cura della bambina, di tornare negli Stati Uniti e di raccogliere i fondi che le permetteranno di essere operata in America. Solo che una volta tornato a casa sua, un po’ alla volta, il volto di Roshi si scioglie nella sua memoria.
E questa è la parte più umana: tutti siamo bravi a infervorarci davanti alle storie tristi, ma una volta immersi nella nostra quotidianità i bei propositi si sfaldano.
Lo ritroviamo molti anni dopo, quando Roshi, scritta la storia della propria vita, presenta il suo libro al pubblico dei lettori. Lui si metterà in fila per farsi fare l’autografo, ma arrivato davanti alla donna, pieno di rimorsi e vergogna, non troverà il coraggio di dirle chi era.
Voto: 5/5.