(…) Quel che più conta è la mia convinzione che l’abitudine di scrivere così, solo per il mio occhio, è un buon esercizio. Scioglie le giunture. Poco importano le cilecche e le papere.
La forza creativa, che spumeggia così piacevolmente nel cominciare un nuovo libro, si acqueta dopo un certo tempo; e si va avanti più stabilmente.
La malinconia diminuisce mentre ne scrivo.
Sono fallita come scrittrice. Sono fuori moda.
Fare sempre in modo che il lavoro sia piacevole.
Scrivere il diario ha migliorato moltissimo il mio stile: ha sciolto i legamenti.
Se loro – i rispettabili, i miei amici – mi sconsigliano Gita Al Faro, scriverò memorie.
Ho letto quello che mi capitava sotto mano (…): biografie di sportivi.
(…) leggere con la penna in mano.
L’essenziale è scrivere rapidamente e non guastare l’atmosfera: niente vacanze, niente intervalli, possibilmente, finché sia finito. Poi riposo. Poi riscrivere.
Comunque un anno trascorso a leggere tutta la letteratura inglese (…) farà indubbiamente bene alla mia mente di romanziera.
Ma poi queste sessantamila parole andranno spolpate e ridotte a trenta o quarantamila.
Trovo sempre qualcosa che si può condensare di più o confezionare meglio.
Scrivere è un’arte difficilissima.
La moda in letteratura è un fatto inevitabile; e anche che bisogna evolversi e mutare.
(Frasi tratte da Diario di una scrittrice, Minimum Fax)