Tag Archives: Jack London

Jack London e Philip Roth @Einaudieditore @MinimumFax

Scrittori di narrativa non ne conosco, di persona. Ne incontro qualcuno alle presentazioni dei libri, ma ci sono sempre due principali ostacoli a una chiacchierata approfondita, anzi, tre:

  • Intervistatori non sempre all’altezza. Una volta un giornalista ha chiesto a Falcones perché sulle sue copertine c’era sempre una sfumatura di un certo colore in basso…
  • Certi spettatori si dilungano così tanto con le loro domande da farmi pensare che abbiano anche loro, da qualche parte, un libro da presentare.
  • Di solito la conversazione deve restare limitata all’ultimo titolo uscito, bisogna farlo per la libreria che ti ospita, e che ha preparato una pila di volumi in entrata, appena davanti alla porta a vetri.

Ma nella contemporaneità, dubito che anche se mi trovassi davanti a uno scrittore in carne ed ossa potrei spremergli grandi perle di saggezza. Un po’ perché io sarei così intimidita da non riuscire a spiaccicar domanda, un po’ perché gli scrittori ne hanno le palle piene di fan che gli fanno domande.

Gli scrittori devono scrivere. Tutto il resto è pubblicità.

Ecco perché ho adorato queste due brevi letture.

Pronto soccorso per scrittori esordienti, di Jack London

London non le mandava a dire. Bersagliato da manoscritti di sconosciuti, rispondeva chiaro e tondo cosa andava e, soprattutto, cosa non andava. Da queste lettere, comunque, si vede che la massa di gente pronta a vivere dei proventi derivanti dalla scrittura è sempre stata abbondante, ieri come oggi. Riporto solo una frase:

Non è possibile che lei, a vent’anni, sia riuscito a mettere tanto lavoro nella scrittura da meritare il successo in questo campo. Lei non ha ancora cominciato il suo apprendistato.

Libretto caustico ma trascinante, che martella sul bisogno di farsi una solida base “lavorativa” prima di pensare di poter vivere di parole. Ho avuto solo delle difficoltà a capire il senso dell’introduzione di Giordano Meacci…

Chiacchiere di bottega, di Philip Roth

Che visione, Philip Roth che passeggia per la fabbrica di prodotti chimici insieme a Primo Levi, o di lui che va a trovare Edna O’Brien mentre lei sta firmando qualche migliaio di copie del suo ultimo libro.

Sentite, ad esempio, cosa gli dice Kundera:

Il romanziere insegna alla gente a cogliere il mondo come una domanda. (…) In un mondo fondato su sacrosante certezze il romanzo muore. Il mondo totalitario, sia esso fondato su Marx, sull’islam o su qualunque altra cosa, è un mondo di risposte e non di romande, in esso non c’è posto peri il romanzo.

Che sia questa una delle ragioni per cui la gente legge così poco in Italia?

 

Leave a comment

Filed under Arte, authobiographies, autobiografie, book, Libri & C., Saggi, Scrittori americani, Scrittori israeliani, Scrittori italiani

Martin Eden: l’Eden perduto di Jack London

image

Primo romanzo che leggo di Jack London.
Vito Amoruso, nell’introduzione alla mia edizione de La Biblioteca Dell’Espresso, lo definisce (e forse ha ragione lui, che di sicuro se ne intende più di me), un romanzo ottocentesco. Vero, come spiegherò nell’articolo su Sololibri.net abbiamo una voce narrante onnisciente, i pensieri dei protagonisti te li spiega lui, non te li lascia intuire in modo frammentato da un gesto o da un dialogo – come probabilmente sono davvero frammentati i nostri pensieri, come ci insegnano la Woolf e Joyce.
Ma a me capita, ogni tanto, di copiare parti di romanzi. L’ho fatto anche con questo, ma vi ho apportato una variante: l’ho messo al presente. Via l’ottocentesco passato remoto, via i fatti cristallizzati nel dejà fait: tutto trasposto nel divenire di un tempo che stiamo osservando adesso.
Provateci: London ci descrive i pensieri dei protagonisti scavando meglio di una talpa. Si va nel profondo di qualcuno. Lo si può fare nello stesso modo se si interpreta un gesto o un discorso? Avanti: lo facciamo tutti i giorni: ci troviamo davanti a gente che muove le mani e che parla (anche troppo!) eppure mai e poi mai possiamo dire di essere scesi dentro quella persona.
Magari è un’illusione. Magari i pensieri di Martin Eden o di Ruth Morse non sarebbero così lineari se appartenessero a una persona reale. Ma, forza, per una volta, illudiamoci pure di conoscere qualcuno, anche se questo qualcuno è fatto di carta!

Ultima nota.
La modernità di London: l’avversione per la borghesia. Borghesia: una parola che troviamo solo nelle opere dell’Ottocento. E sia! Ma sostituitela con un’altra parola: conformismo.
E tutto diventerà contemporaneo. E davanti a voi non ci saranno più i lunghi e ampi gonnelloni della borghese Ruth Morse, ma i pantaloni stracciati e firmati che girano tra gli scaffali dei nostri supermercati, gli IPad, le auto di lusso. Che magari non ci possiamo permettere, ma che occupano comunque i nostri sogni, che rappresentano il nostro ideale di vita. Esattamente come Ruth sognava un maritino ben vestito, che tornasse a casa dall’ufficio alla sera.

Leave a comment

Filed under Libri & C.