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Covid19 e scuole

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E’ passato un secolo, ma, davanti a un Corona Virus con caratteristiche molto simili a quelle dell’epidemia di Spagnola, siamo ancora a discutere se le scuole devono stare aperte oppure no.

Allora vi racconto cosa ha fatto Royal S. Copeland, il commissario alla sanità di New York nel 1919, centouno anni fa.

Oltre le litigate con i sostenitori del presidente Woodrow Wilson, che ignorò i consigli dei medici militari e lasciò continuare i trasferimenti dell’esercito (eh, sapete, siamo in guerra!)…

… oltre alla continuazione di campagne a favore dell’igiene pubblica (ad esempio, vietando di sputare in pubblico… (e faccio notare che qui in Italia nel 2020 ancora non riusciamo a estirpare questa abitudine)…

… oltre il divieto di funerali pubblici…

… oltre la campagna a favore dell’igiene pubblica degli immigrati (soprattutto italiani, considerati particolarmente sporchi e promiscui; New York era la seconda città al mondo per numero di italiani, dopo Napoli)…

… oltre a tutto questo e ad altre iniziative volte a combattere la pandemia, Copeland, in accordo con Josephine Baker, a capo della divisione di Igiene infantile del dipartimento di Salute pubblica, decide di tenere aperte le scuole.

Uh, anatema!

In realtà, i bambini a scuola erano meglio controllati e curati se mostravano segni di malattia. Inoltre erano meglio nutriti, cosa che a casa non sempre era garantita.

Copeland e Baker attirarono

su di sé molte critiche, comprese quelle della Croce Rossa e di ex commissari alla sanità. Ma Copeland e Baker avrebbero avuto la loro rivincita: quell’autunno quasi nessun bambino in età scolare si ammalò di influenza.

E noi, nel 2020, dall’alto della nostra tecnologia e scienza, con tutti gli strumenti di cui disponiamo, stiamo ancora qui a discutere.

 

 

 

 

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