Sì, bisogna decisamente superare le prime cento pagine per arrivare alla fine di questo romanzo, e ammetto di aver pensato di abbandonarlo più di una volta…
Prima di diventare imperatore, Claudio era uno sparuto storiografo zoppo, sordo e balbuziente che gli altri membri della famiglia (e parliamo di un Augusto, di un Tiberio e della furba Livia) ignoravano, quando non deridevano o evitavano apertamente. Era timidissimo, pieno di tic nervosi: insomma, credevano fosse scemo e non volevano che si esponesse in pubblico alle cerimonie per paura di esporre la famiglia a delle figuracce.
Sempre lasciato ai margini della direzione dell’impero, Claudio fa ciò che sa fare meglio: registra tutto ciò che accade. E questo romanzo sembra essere il resoconto dei fatti accaduti prima della sua rocambolesca nomina ad imperatore.
Vediamo gli ultimi anni di Augusto, prendiamo atto della spregiudicatezza della moglie Livia e della pericolosa indolenza del figlio Tiberio. Tutto mescolato in mezzo a decine e decine di avvelenamenti, suicidi pilotati, sanguinose battaglie e congiure.
L’uomo davvero non è migliorato, da allora. Il potere avvelena le menti: prova ne è Caligola, nipote di Claudio. Di lui si parla nell’ultima parte del libro, la più affascinante: la domanda che si impone è: come ha fatto un pazzo del genere a durare così tanto al comando di un tale impero?
Ci sono poi parti spassose, come quelle che descrivono la moglie di Claudio, Urgulanilla: mascolina, gigantesca, gli fa paura fin dal primo incontro. E lei non si smentisce: ad un certo punto fracassa la testa a qualcuno…
Ma è affascinante anche Livia (di cui avevo avuto un’immagine molto diversa sull’Augustus di John William): praticamente, alla storia è passato suo marito Augusto, ma è stata lei ad amministrare l’impero. E’ ricorsa ai suoi mezzucci, ha ammazzato bambini quando ha ritenuto necessario, ma, dài: come donna, le sarebbe stato permesso di mettersi in luce in altro modo, a quei tempi? Diciamo che è stata una che ha saputo adattarsi.
Il titolo di questo romanzo storico, sebbene fuorviante (Claudio non è il protagonista!), è servito da specchietto per le allodole: ma vi ripeto, dovete superare le prime cento pagine, prima di appassionarvi. Sono pagine dall’impatto secco, piene di nomi di generali e monarchi e tirapiedi. Andate avanti: merita di arrivare alla fine, magari anche solo per leggere di Caligola.
Ehi, ma perché mi meraviglio che Caligola sia rimasto in carica così a lungo, pur essendo pazzo? Gli uomini al governo oggi sono molto diversi?