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Augustus, John Williams

Il vantaggio di essere affetta da ignoranza (di ritorno) è che quando leggi un romanzo storico come questo sei ancora capace di meravigliarti: oh, Augusto ha mandato in esilio sua figlia! Wow, Giulia era quasi ninfomane! Ehi, a Cicerone hanno tagliato testa e mani!

Al di là delle mie personali scoperte, ad ogni modo, una cosa è sicura: gli uomini e le donne usano la loro intelligenza più per rendersi la vita impossibile che per vivere felici.

La quotidianità ai tempi di Augusto doveva essere una melma: guerre, saccheggi, nubifragi, pirateria, intrighi di corte, tradimenti, faticose alleanze, spionaggio… nessuno, dal più povero contadino al più ricco possidente, poteva godersi i suoi giorni in santa pace, per un motivo o per l’altro. E se Augusto è riuscito a far vivere all’impero un breve periodo di pax romana, lo ha fatto solo a scapito della sua propria, di pace.

Il romanzo ricostruisce la storia di Augusto tramite lettere, diari, memorie e spacci militari: questo permette all’autore di esplorare i diversi punti di vista sulle stesse vicende. Si prende in considerazione il periodo che va dall’assassinio di Cesare, fino alla morte di Augusto, con un breve postscritto costituito dalla lettera che il medico dell’imperatore scrive nientepopodimeno che a Seneca: ma è una lettera che lascia presagire nere nuvole all’orizzonte, per lo meno nell’ottica di Williams, quando, citando Nerone, si chiamavano in causa le peggiori sciagure (credo che la storiografia successiva abbia rivisitato la figura di questo controverso suonatore di lira).

Se i cittadini italiani avessero la metà del senso dello stato che aveva Augusto, il nostro paese non sarebbe ridotto così. Mi sono però resa conto che gli italiani appena prendono in mano il potere non capiscono più una mazza: non è più questione di buoni e cattivi, di repubblica contro tirannia. E’ tutto il sistema etico che viene rovesciato, è l’io-vinco-contro-di-te.

Per non parlare di mariti e mogli: i matrimoni erano soltanto combinati allo scopo di consolidare il potere, e a questa usanza si sono adattati tutti, dal saggio Augusto alla moglie Livia. Una volta, col film Antonio e Cleopatra, (quello classico, con la Liz Taylor) credevo (quanti anni avevo, cinque? sei?) che loro due si volessero un po’ di bene… macchè! Bando alle ingenuità: Cleopatra mirava al potere, e quando ha visto che la guerra contro Augusto buttava male, non ha esitato a mollare là il suo consorte. Ma pure prima, non si fidava di lui, e si serviva di spie per controllare cosa combinava durante le sue campagne di guerra.

Veramente un bel romanzo che bisogna assolutamente leggere, per quanto sia tragico: ci fa capire che gli esseri umani sono sempre gli stessi.

 

 

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