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Due film sulle pandemie

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CONTAGIOUS – EPIDEMIA MORTALE

Nonostante ci sia Arnold Schwarzenegger in copertina, scordatevi i classici film di azione e fantascienza. Qui, Schwarzenegger è un padre di famiglia senza superpoteri che ha scelto di stare con la figlia per due settimane, il poco tempo che le resterà da vivere.

La ragazza, infatti, è stata contagiata da uno zombie: ma non aspettatevi morti-viventi nello stile Walking Dead, perché ne vedrete solo un paio, e anche da lontano.

Qui tutto è centrato sul dramma del padre che non vuole far rinchiudere la figlia in un centro di contenimento, anche se sa che negli ultimi giorni diventerà aggressiva e pericolosa.

Ebbene sì, Schwarzenegger ha recitato in un film psicologico. E non se l’è neanche cavata male, a mio avviso.

CONTAGION – NESSUNO E’ IMMUNE ALLA PAURA

In un contesto molto più realistico, questo film segue le storie di sei personaggi legati tra loro da una pandemia mortale.

Matt Demon (The Martian) è il marito della Paziente Zero, Gwyneth Paltrow; Laurence Fishburne (visto in Matrix), Marion Cotillard (Inception) e Kate Winslet (Titanic) sono dell’OMS; Jude Law (Sherlock Holmes, Capitain Marvel) è un blogger.

La storia inizia il giorno Due, cioè il giorno dopo che la Paltrow è stata contagiata: solo alla fine si scoprirà cosa è successo nel Primo giorno, mostrando come può avvenire un caso di splitting (passaggio di un virus da una specie animale all’uomo).

Il film è incentrato sul modo in cui le istituzioni affrontano questi casi di malattia, e non c’è niente di più contemporaneo della Winslet, medico dell’OMS, che si ritrova a dover discutere con i politici di turno, incapaci di accettare la gravità della situazione.

Ma la storia che più dovrebbe farci riflettere è quella di Jude Law, il blogger anti-sistema. Law ha milioni di follower grazie ai suoi video e alle sue critiche al governo. Quando scoppia la pandemia, lui diffonde la notizia che la Forsitia, una pianta, è l’unico rimedio possibile, accusando gli stati mondiali di nascondere la notizia per motivi economici.

E’ quello che succede anche oggi con molti contestatori del sistema. Quello che però oggi non notiamo, è quanto personaggi del genere possano guadagnare dalla diffusione di notizie false.

Piccolo spoiler (fermatevi qui se non volete andare avanti): sia la Winslet che la Paltrow muoiono dell’influenza. Muore anche il figlioletto della Paltrow. In tutti i casi, nel film si vedono i cadaveri. Ma non sono cadaveri abbelliti: no, si vedono i cadaveri come dovrebbero essere, nel modo più realistico possibile. Non importa che si tratti di due belle attrici o di un innocente bambino: la morte viene mostrata nella sua brutalità.

E’ una brutalità voluta.

Questo è un film che può far paura, in questo periodo, ma ricordiamoci che la paura, biologicamente, è necessaria.

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Foglie cadute – Adeline Yen Mah

Questa è l’autobiografia di Adeline nata nel 1937 a Tianjin, Cina.

Due settimane dopo la nascita, sua madre muore di infezione puerpuerale. Il padre si risposta con una donna bellissima, mezza cinese e mezza francese: in quegli anni, tutto ciò che è occidentale viene considerato superiore, e avere una moglie per metà europea è motivo di grande orgoglio.

La matrigna dà alla luce altri due figli, un maschio e una femmina.

Le differenze di trattamento tra i figli della prima e della seconda moglie sono subito evidentissimi: quello che mi ha lasciato perplessa durante la lettura è l’atteggiamento del padre di Adeline, totalmente sottomesso, obbediente come una scimmia ammaestrata.

Non si tratta solo di diverse dosi di affetto familiare: i figli di Jeanne sono vestiti in modo elegante, alla moda, mentre i figli della prima moglie sono costretti a indossare le divise della scuola. Gli amici della coppia se ne accorgono e chiedono le ragioni di questa disparità: purtroppo però nell’autobiografia non viene riportata la risposta del padre (era un uomo ricco, molto in vista nell’alta società del tempo).

Disparità ci sono anche nel cibo, nei giocattoli, nelle stanze dei bambini.

Leggendo delle ingiustizie di cui Adeline è fatta vittima (ma non solo lei), leggiamo anche la storia della Cina e di Hong Kong del Novecento, una storia che influenza la famiglia sia nelle ricchezze che negli spostamenti.

Adeline, nonostante le differenze di trattamento, riesce a diventare medico negli Stati Uniti e finisce anche per aiutare Lydia, la sorella maggiore, che l’aveva sempre maltrattata, e il di lei figlio, che studia al conservatorio grazie alla zia.

E’ un libro che ho letto in due giorni (314 pagine): mi sono appassionata a questo scontro di forze del bene e del male (per quanto si debba sempre ricordare che è un’autobiografia, dunque la visione può essere parziale), e non vedevo l’ora di arrivare alla fine per capire se alla fine Adeline sarebbe venuta in possesso della sua parte di eredità.

Sebbene il libro mi sia piaciuto, l’impressione generale che ti lascia in bocca è che non puoi fidarti di nessuno. I rapporti di forza e le insidie insite nella famiglia di Adeline sono così subdoli e ripetuti che fanno scricchiolare la tua fiducia nel genere umano: insomma, se fratelli e genitori si comportano così, cosa possono fare a chi non è della famiglia?

Amaro in bocca.

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Dinastia – Robert S. Elegant

Mary Philippa Osgood arriva nel 1900 a Hong Kong. Ha vent’anni: non è la più bella ragazza tra le inglesi della colonia, ma riesce subito a mettersi in mostra e ad accalappiarsi il rampollo della famiglia cino-inglese Sekloong.

Il fondatore della dinastia, Sir Jonathan Sekloong, è ricchissimo e spregiudicato, ma dà sempre la priorità ai bisogni della famiglia. Mary imparerà ad inserirsi nel clan e a capire gli orientali, anche se non subito.

Non mancheranno le incomprensioni col marito che, pur amandola (ricambiato), da buon cinese miliardario non si dimentica di saltare da un letto all’altro.

Anche Mary vivrà la sua storia (col cognato), ma alla fine la Famiglia avrà la precedenza su ogni tipo di capriccio.

Il clan Seklong è pieno di ramificazioni sparse per il mondo e si suddivide in diverse correnti politiche: seguiremo i vari personaggi lungo gli anni dal 1900 al 1970.

Elegant scrive benissimo, e questo è un dato di fatto.

E’ però anche un dato di fatto che ha vissuto vent’anni a Hong Kong, che si è documentato benissimo (lo si vede anche dai dettagli quotidiani che descrive), che il libro è lungo 701 pagine infarcite di storia e nomi cinesi: essendo questa una parte del mondo che non sempre studiamo, nomi ed eventi ci risultano estranei, e può essere difficile appassionarsi alle vicende dei vari personaggi.

Finché la storia gira attorno a Mary e ai principali componenti della famiglia con le loro vicende, anche drammatiche, mi sono appassionata. Quando la storia si allarga, mi son persa…

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Alice in Cina – Pat Barr

Romanzo difficile da definirsi.

Forse gli elementi preponderanti sono l’avventura e la storia cinese di fine Ottocento, ma Pat Barr se la cava molto bene nella definizione psicologica dei personaggi.

E’ la storia di Alice, figlia di un missionario inglese in Cina, che, dopo l’assassinio del padre, viene rapita assieme al fratellino Frank, e portata nell’interno.

L’arrivo nella grande casa di Lung-Kuang è scioccante, perché i bambini sono considerati barbari, quasi esseri subumani. Ci vorrà del tempo perché instaurino die rapporti, sebbene sempre restando nella categoria dei servi.

Frank diventa stalliere e Alice concubina del quarantenne Lung-Kuang.

Lei ha 15 anni.

Ma Lung-Kuang non è il barbaro che gli stranieri credono, e alla fine Alice ci prende gusto. Lu-Kuang è un uomo raffinato e gentile, anche se per lui Alice è solo una concubina.

I problemi veri e propri nascono quando lei rimane incinta e il suo signore è via per affari. E’ costretta a scappare e, dopo alcune avventure, ritrova la sua famiglia.

Ebbene, il rientro è duro, perché nessuno capisce, come lei, che gli indigeni hanno la loro cultura e i loro principi. Alice si ritrova spesso a dover difendere i cinesi davanti alla propria madre, al proprio zio e al proprio fratello maggiore.

Non vi racconto tutte le vicissitudini di questa ragazza, ma il libro meriterebbe di essere più conosciuto.

L’aspetto psicologico di Alice non è secondario: lei vorrebbe fare, ma i suoi cercano sempre di azzittirla e di tenerla fuori dagli affari. Le frasi che riportano il suo stato d’animo non abbondano, ma sono sufficienti a farci capire la sua frustrazione.

Insomma, è vero che i cinesi la consideravano poco più di un animale intelligente, ma gli inglesi e gli americani la considerano quasi come un elemento decorativo. Guai a interessarsi della fasciatura dei piedi delle bambine cinesi, guai a guardare i libri contabili, guai a uscire da sola, guai (all’ennesima potenza) a innamorarsi di un cinese!

Pat Barr è una buona conoscitrice della realtà cinese e gli ambienti sono descritti come se li avesse visti di persona.

Sarà difficile che riusciate a trovare questo romanzo ancora in giro, ma se vi va di fare un po’ di fatica, ne varrà la pena.

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