1920, Irlanda.
Siamo nella proprietà dei Naylor, appartenenti all’aristocrazia anglo-irlandese. Vivono di ricevimenti, tè pomeridiani e partite di tennis estive. Sembrerebbe una vita ideale, peccato che tutto attorno imperversa la guerra.
Gli inglesi hanno stanziato il proprio esercito in Irlanda per contrastare gli attacchi dell’Ira. Ogni tanto si vede qualcuno incappucciato che attraversa un giardino di fretta, o si incontra un tipo mascherato e armato in un mulino abbandonato.
Nelle chiacchiere di salotto a volte i odono degli accenni a scaramucce e a ragazze che si sono trovate coi capelli rasati, ree di esser uscite con militari inglesi, me nessuno si sconvolge più di tanto.
Ma dai Naylor non si parla di queste… volgarità. Se qualcuno finisce sul discorso, lady Naylor è bravissima a svicolare.
Lois è nipote di Sir Naylor: è orfana. In famiglia la considerano poco, quasi non la ascoltano quando parla, e lei stessa, in un riflesso della poca attenzione che riceve, è una giovane dalle idee confuse, che non sa cosa fare nella vita.
Quando Gerald, tenente inglese, le dichiara il suo amore, lei reagisce in modo quasi indifferente, tranne poi sforzarsi di sembrare più coinvolta: ma è un atteggiamento mentale, razionale, perché il suo scopo è andarsene dalla casa dei Naylor e dalle loro eleganti maniere vuote.
Epilogo tragico, che non vi dico per non fare spoiler, ma che era abbastanza scontato, visto che lady Naylor non voleva saperne di un matrimonio della nipote con un poveraccio inglese (credo le desse più fastidio il “poveraccio” che l'”inglese”).
Nonostante la Bowen abbia dichiarato che Lois è un personaggio inventato, il romanzo è sfacciatamente autobiografico: basti pensare che anche l’autrice apparteneva alla stessa classe sociale e che è stata allontanata dal suo paese dalle zie proprio per evitare che si rovinasse con un militare inglese.
Oltre alla storia dei protagonisti, c’è lo sfondo delle incomprensioni tra inglesi e irlandesi, uno sfondo pieno di stereotipi e senso di superiorità.
La Bowen ha un’alta capacità narrativa: forse troppo alta per me.