Pura ironia.
Non comicità, che è una cosa diversa: pura ironia. L’arte di dire una cosa affermandone il contrario.
E’ quello che fa questo giornalista, classe 1894 (morto nel 1966), con la pena di morte: lui è contrario, ma non fa altro che parlarne come la più alta istituzione nazionale, come il faro dei paesi più progrediti, come l’emblema del progresso.
E fa così con tutti gli aspetti della pena di morte: analizza il ruolo del boia, che dovrebbe essere pagato meglio, tenere conferenze in giro ed essere asssimilato all’artista; confronta la pena di morte per impiccagione con la pena di morte per ghigliottina o sedia elettrica (ne deduce che la modalità inglese è la migliore in assoluto); suggerisce di sfruttare la popolarità delle esecuzioni per aumentare la tiratura dei giornali e di rendere pubbliche le impiccagioni. E via di questo passo.
Nonostante l’argomento, e certe parti che entrano nel dettaglio anche cruento degli incidenti che si possono verificare (solo casi isolati, per carità!!), Charles Duff riesce a strappare più di un sorriso.
Ormai è assodato che la pena di morte non funziona da deterrente nei casi di omicidio: nei paesi dove è stata introdotta o eliminata, il tasso di tali crimini non ha subito modifiche significative. Dunque, se un paese vuole mantenerla, meglio che ricorra ad altre scuse.
Io personalmente sono contraria, ma non per ragioni umanitarie: credo semplicemente che certi crimini (contro i minori, contro l’umanità) abbiano bisogno di punizioni (ebbene sì, proprio punizioni, non recupero del condannato) molto più incisive. La morte pone fine a tutto, anche alla comune sofferenza umana. Troppo comodo.
Ma lasciatemi fare un ultimo commento.
Riguarda George Bernard Shaw, noto vegetariano. Ho scoperto che era favorevole alla pena di morte. A certe condizioni:
Uccidete (gli irrecuperabili) con garbo e contrizione, e possibilmente senza che se ne accorgano.
Se non sbaglio, questo è utilitarismo puro: facciamo sparire il singolo per tutelare la comunità dai criminali irrecuperabili (sacrifichiamo uno a favore del maggior numero). D’accordo o meno, quello che mi lascia perplessa, è che lui era vegetariano. E’ uno di quei vegetariani che nessuna lista pro-vegetarianesimo si dimentica mai di nominare.
La mia è una sensazione strana, che non so spiegare. Eppure, teoricamente non c’è contraddizione tra l’amore per gli animali e l’amore per il maggior numero. Sembra logica applicata. Eppure…
Forse è colpa di Duff, e della sua ironia che ti fa mettere tutto in dubbio:
Ci sono momenti in cui Shaw sembra essere uno strano vegetariano spietato e assetato di sangue.
L’essere umano è Contraddizione.