Ho letto un po’ di recensioni in giro sul web: tutte più o meno positive. Io mi posiziono tra quelle “meno positive”.

E’ la storia di Ida Bauer, che è stata una paziente di Freud, che ne ha scritto un saggio in merito alla sua presunta isteria, chiamandola Dora.
Bisogna dire che Ida si è fatta psicanalizzare da Freud solo per qualche mese e poi ha abbandonato la terapia, scontenta delle conclusioni a cui arrivava il medico.
Il romanzo biografico, però, lascia un po’ l’amaro in bocca perché dalla presentazione dell’editore ci si aspetterebbe più spazio per il rapporto tra Freud e Ida; invece il padre della psicanalisi resta una figura secondaria che, se non sbaglio, non parla neanche mai in prima persona, le sue parole sono sempre riportate nel discorso indiretto.
La stessa psicologia di Ida viene sempre descritta dall’esterno, non si riesce a legare un legame leggendo la sua storia. E’ una descrizione meccanica, molto fredda.
Certo, la sua vita non presenta nulla di sensazionale: famiglia ebrea benestante, matrimonio, le serate al teatro, il fratello (Otto Bauer, leader del movimento socialdemocratico austriaco)… ma neanche l’arrivo del nazismo e la fuga di Ida riescono a creare un po’ di immedesimazione.
Ida ha una serie di sintomi che non si spiegano (tosse, svenimenti, afonia, dolori di varia origine), ma neanche lei sembra interessata a cercarne una causa, li sopporta e li descrive senza farsi tante domande: è forse questo atteggiamento poco introspettivo che l’ha portata, alla fine, alla rottura con Freud, che invece andava a far le pulci ad ogni suo pensiero.
Insomma, al di là del rapporto con Freud, Ida mi appare come una donna abbastanza superficiale, che vive nel suo tempo senza farsi troppo coinvolgere se non quando strettamente necessario o perché trascinata dalle compagnie (ma mai con una comprensione profonda dell’ambiente e delle motivazioni altrui).
La vita di Ida, Insomma, non presenta grande interesse.
Questo non sarebbe un ostacolo a una bella biografia, se la biografia fosse romanzata bene, cosa che con questo libro non accade.
Le descrizioni sono scollegate dalle emozioni dei protagonisti e la storia è raccontata con continui salti temporali che non hanno motivo di esistere: l’impressione che ne ho avuta io è che l’autrice abbia inizialmente scritto il romanzo in modo strettamente cronologico, per poi spezzettarlo e mischiarne le parti nel tentativo, fallito, di fargli un po’ di movimento.
Ovviamente sono la prima a mettere in dubbio le mie valutazioni se qualcuno ha letto il romanzo e riesce a convincermi dei miei errori.