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La ragazza con la Leica – Helena Janeczek

Speravo meglio.

La mia difficoltà col libro risiede tutta nello stile: il racconto è svolto sull’onda dei ricordi di alcuni personaggi che hanno conosciuto Gerda Tardo, la ragazza con la Leica, appunto, e la scrittura è, proprio come i ricordi, sconnessa, saltellante, frammentaria. I ricordi sono così, e la Janeczek ne ha reso bene il flusso, ma mi ha tolto il piacere della lettura.

Sarà che è estate, e cercavo qualcosa di più leggero.

La storia è raccontata dopo che Gerda Taro è morta sotto le ruote di un cingolato durante la guerra spagnola. La ricordano i suoi amici, ognuno con un punto di vista leggermente diverso.

William, ad esempio, sull’onda della nostalgia: lui di Gerda era innamorato, ma con lei non è mai riuscito a stabilire il rapporto come avrebbe voluto.

Un’altra che racconta di Gerda è la sua amica Ruth, e lei lo fa sull’onda del senso di colpa, per averla abbandonata.

Sono gli altri a raccontare Gerda: ne viene fuori il ritratto di una giovane allegra, bella, di cui è impossibile non innamorarsi, ma anche piena di battute che sviano il discorso, che alleggeriscono temi che avrebbero bisogno di essere affrontati.

Alla fine, dunque, l’immagine di Gerda resta misteriosa: chi è davvero non lo sa nessuno. Resta questo vuoto che la Janeczek cerca di raccontare a parole e foto, anche se le foto a volte sembrano contraddire la storia.

Mistero.

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Consigli di lettura

Ora che mi hanno sistemato il computer, cerco di rimettermi in linea coi libri letti.

Son stata fortunata nelle ultime settimane, perché mi son capitati romanzi appassionanti.

DAI TUOI OCCHI SOLAMENTE, DI FRANCESCA DIOTALLEVI

Romanzo biografico della fotografa americana Vivian Maier, morta appena prima di venir rivelata al mondo grazie a uno straccivendolo che ha acquistato un magazzino di cui non veniva più pagato l’affitto.

La Maier del romanzo ne esce cupa, ma integra nel suo bisogno di scattare foto e di dichiararsi al mondo attraverso la macchina fotografica. Una persona chiusa, con un passato da cui non riesce a liberarsi, ma con una capacità di osservazione tutta da imitare.

IL GUSTO PROIBITO DELLO ZENZERO, DI JAMIE FORD

A metà tra il romanzo storico e il romanzo rosa (ma molto più pendente verso lo storico), ci racconta della fobia americana contro i giapponesi allo scoppio della seconda guerra mondiale. Gente con gli occhi a mandorla ma nati sul suolo americano, spesso incapaci di parlare la lingua dei propri genitori, e che è costretta a subire angherie e vigliaccate da compagni di scuola e vicini di casa.

La storia parte da fatti veri (la scoperta di una cantina in un albergo di Seattle piena di oggetti appartenuti a giapponesi che hanno dovuto abbandonare le proprie case da un giorno all’altro). Ben scritto, mi ha fatto partire l’embolo: perché gli Stati Uniti, con la loro statua della Libertà, si considerano i paladini della giustizia, e invece… l’ennesimo esempio di bullismo e paura a livello nazionale.

LA VARIANTE DI LUENEBURG, DI PAOLO MAURENSIG

Bellissimo. Maurensig ricrea le atmosfere mitteleuropee e ci mette alle calcagna di un ex nazista che – ormai integrato e ricco – si suicida (o no?) nel suo giardino, sulla scacchiera che aveva fatto costruire in ossequio al suo amore per gli scacchi.

Risaliamo indietro nel tempo e scopriamo l’abominio a cui aveva costretto un detenuto del campo in cui lavorava, pur di disporre di un degno avversario nel gioco.

E’ un libro magnifico perché spazia attraverso tanti temi: dalla pazzia, alla passione, all’attenzione, al dolore, alla sopravvivenza eterna.

LA CASA DEGLI INCONTRI, DI MARTIN AMIS

Passiamo dai campi di concentramento nazisti ai gulag sovietici. Il protagonista è uno che è sopravvissuto alla guerra facendosi strada a suon di stupri sulle strade della Germania. Uno che non ci pensa due volte a uccidere. Sembrerebbe il classico cattivo, e invece di classico in questo romanzo non c’è nulla.

Neanche il triangolo amoroso, neanche l’affetto familiare, neanche i riferimenti letterari.

La trama parte dalla seconda guerra mondiale ma sono frequenti i rimandi alla contemporaneità (ricordate la scuola in Ossezia?) e le dichiarazioni di amore e odio verso la Madre Russia.

E la domanda alla fine è: cosa resta, di un essere umano, dopo esperienze così drastiche?

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