Il titolo, preso da un verso di Browning, è perfetto per questo romanzo: il bordo delle cose è quello su cui si trova il protagonista, Enrico Vallesi, che ripercorre la sua vita nel presente e nel passato, quando andava alle superiori.

La sua gioventù è stata segnata da mille paure: quelle che, una volta arrivato sul bordo di qualcosa, una volta provata la vertigine di guardare in basso, lo bloccavano.
Ha fatto così con la sua vita professionale: ha scritto un libro che ha avuto successo, ha provato l’ebbrezza di diventare uno scrittore che vive delle sue opere e poi non è più riuscito a scrivere.
Ha fatto così con l’amico Salvatore, che lo ha iniziato all’ambiente della sinistra estrema e violenta.
Ha fatto così con Celeste, la supplente di filosofia di cui si era innamorato e che a più di vent’anni di distanza gli resta ancora in testa.
Ma quando, adulto, solo, bloccato, legge sul giornale di una rapina finita male a Bari, sua città di nascita, il bordo delle cose si inclina, e lui scivola verso il destino che non ha mai avuto il coraggio di guardare in faccia.
Molla tutto e parte senza sapere bene perché.
Quando, ragazzo, Vallesi è entrato nel mondo della sinistra estrema, non si era reso conto di cosa lo aspettava.
Si trovò là, in un palazzo fatiscente, in mezzo a giovani che si allenavano alle lotta e all’uso delle armi, senza aver ben chiaro in mente quale era lo scopo finale di tutte quelle attività.
Lui non è andato fino in fondo, si è fermato prima, ma credo che in questo romanzo si spieghi bene come avveniva l’adesione di alcuni estremisti: per amicizia, più che per convinzione politica. La convinzione politica, a volte, arrivava dopo.
E’ un fatto importante, questo, perché si applica a tantissimi ambiti, non sono violenti.
Tu sei là, che leggi, e mentalmente dici a Vallesi: ma che fai, ma non ti rendi conto di cosa può succedere? Però l’essere umano funziona così, a volte anche da adulto.
Lettura piacevole che ti diverte e ti fa pensare.