
Sono incappata in Vera Birkenbihl l’anno scorso, cercando dei suggerimenti per lo studio delle lingue. Nei paesi tedescofoni è molto conosciuta per aver suddiviso il processo in quattro fasi (decodificazione – ascolto attivo – ascolto passivo – attività), permettendo agli studenti di imparare con molta meno fatica e in modo naturale.
Solo ieri ho scoperto questo audiolibro che esula dall’insegnamento delle lingue in senso stretto.
Non sono riuscita a trovarlo in Italiano: nel nostro paese la Birkenbihl è poco conosciuta; ho visto solo un suo libro edito dalla Franco Angeli, che però verte sul linguaggio del corpo. Tuttavia, per chi conosce il tedesco, l’audio è comprensibile, non troppo veloce e si capisce (io non sono assolutamente bilingue!!).
L’audiolibro è composto da 115 domande e risposte. Tutto è molto pratico.
Ad esempio:
Come affronto una persona collerica?
Risposta: non lo fai. La collera ha spesso radici nel passato della persona, radici di cui la persona stessa non è consapevole. Se la affronti di petto, non farà altro che prenderti come bersaglio per lo sfogo.
Oppure:
Come ti rivolgi ai tuoi colleghi?
La scelta delle parole che designano i tuoi colleghi/sottoposti/superiori è spesso una profezia che si autoavvera. La Birkenbihl porta un esempio di una ditta di trasporti americana (l’esempio è tratto in realtà da un’opera di Tony Robbins), dove gli errori costituivano un’elevata percentuale dei costi a fine anno.
La soluzione è stata quella di chiamare gli autisti “esperti logistici”.
Nel primo periodo, gli stessi autisti si sono presi un po’ in giro per l’appellativo un po’ altisonante; tuttavia, dopo un mesetto, hanno cominciato a comportarsi davvero come “esperti logistici” e la percentuale di errori è crollata, riducendo di molto i costi.
Ancora:
Come si gestiscono i reclami dei clienti?
La risposta è lunga per riportarla qui, ma i primi due passi sono: ascolta bene e ascolta tutto. Chiedi cosa puoi fare per aiutarlo, e se non riesci a soddisfarlo come vorrebbe lui, allora cerca un compromesso. L’importante è fargli sentire che ti sei preso carico del problema, perché non c’è niente di peggio per un cliente arrabbiato di essere anche… ignorato, o ascoltato solo per finta.
Quello che la Birkenbihl sottolinea è che il cliente insoddisfatto della qualità del prodotto o del servizio non riterrà colpevole l’azienda o il reparto: ma se la prenderà con te. Per il cervello è più facile individualizzare le colpe: il cervello preferisce ragionare su individui, non su collettività.
Questo, da impiegata che si occupa della qualità in un’azienda, ve lo posso garantire: al cliente non frega niente delle politiche aziendali, delle vacanze italiane o delle tue malattie. Se non gli rispondi in modo soddisfacente, qualunque sia la motivazione, darà la colpa a te.
Certo, la Birkenbihl dà anche un altro consiglio: se ti accorgi che la pressione per le lamentele dei clienti è troppo elevata, chiediti se sei nell’azienda giusta. Domanda scomoda…
Gli argomenti affrontati in questo audiolibro spaziano molto (sono solo alla domanda 30, ne ho ancora 85 da ascoltare). Per esempio: cosa fai quando ti accorgi che una persona si… fissa? Sarà capitato anche a te: sei in mezzo a una riunione o a un pranzo di famiglia, e ti fissi su un punto nel vuoto, senza pensare a nulla.
Cosa fare? Niente. Questi momenti di “fissazione” sono messaggi del corpo: ci sta dicendo che abbiamo bisogno di staccare un attimo; sono momenti in cui davvero non si pensa a nulla e il cervello entra in una modalità simile a quella della meditazione. Forse siamo sottoposti a troppo stress, forse il pranzo è orribile ma non possiamo dirlo, forse percepisci che è inutile parlare durante la riunione perché le tue parole sarebbero travisate o rifiutate. Allora, prendiamo atto di questo bisogno, nostro o altrui.
Un altro suggerimento (non me li sono scritti, li riporto così come me li ricordo) è di sorridere quando si è arrabbiati o nervosi: il fatto stesso di sorridere, di portare in su gli angoli della bocca, causa una pressione su dei nervi che interagiscono col cervello per immettere nel corpo alcuni ormoni della positività e questo abbassa i livelli del cortisolo, l’ormone dello stress.
E ancora:
Come fare per impedire che i pensieri negativi ci tolgano il sonno di notte?
Risposta: il cervello non ubbidisce se gli dici di non pensare a qualcosa. Se gli dici di non pensare al colore rosso, inizia a pensare al colore rosso. L’unico modo è sostituire i pensieri negativi con altri positivi, con ricordi di bei momenti.
Infine, vi riporto un aneddoto che mi ha fatto riflettere.
In India, gli elefanti adulti non vengono lasciati in gabbie o legati con catene. Se l’uomo deve allontanarsi un attimo, li lega con una sottile fune a una canna di bambù, e loro stanno fermi. Perché non scappano?
Perché da piccoli venivano legati con delle catene a dei grossi alberi. Col tempo, imparano a restare fermi anche con una lieve sensazione di… legamento. Solo il fuoco li può far scappare strappando corda e canna di bambù.
Spesso le persone si comportano come gli elefanti: le catene sono diventate fili di lana e i baobab sono solo fili d’erba, però continuiamo a star fermi, bloccati.
Non è una bellissima similitudine?