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Ritratto di signora – Henry James

Erano anni che leggevo solo romanzi contemporanei, e passare ad un autore dell’Ottocento è stato quasi uno shock culturale. Dopo poche pagine mi sono addirittura chiesta se ero ancora capace di leggere o se non mi fosse venuto un attacco improvviso quanto precoce di Alzheimer… ma alla fine ce l’ho fatta, e ci ho preso gusto.

Adoro l’ambiente descritto da James: gente che non deve lavorare per vivere e che può passare tutte le sue giornate a chiacchierare, viaggiare, leggere, visitare musei. Che invidia! E quanti miliardari oggi esistono che, non dovendo lavorare, si danno a questi piaceri?

La capacità di James di entrare nella psiche delle persone è inimmaginabile. E’ un grande nel giustificare i cambi di umore e nel descrivere i moti dell’animo. Le sfumature dei pensieri sono tratteggiate così bene che i personaggi sembrano persone reali, e James un chirurgo che sia entrato nelle loro teste per vedere cosa c’è.

La seconda metà del libro l’ho trovata molto più intrigante della prima, e sono caduta dal pero quando ho letto che Pansy non era la figlia della prima moglie di Osmond… ovviamente non ho visto nessun film tratto dal libro, ma ora sarei curiosa di vedere come un regista possa aver reso tutte le sfumature che rendono unico questo libro.

Il comportamento di Isabel, dall’alto della mia appartenenza al ventunesimo secolo, non lo capisco. Si sposta Gilberto Osmond perché si è lasciata irretire dalla sua doppiezza, e quando si rende conto che lui l’ha sposata solo per il suo denaro (è una ricca ereditiera), invece di lasciarlo… torna da lui. Perché?? Perché doveva accettare la responsabilità della sua scelta matrimoniale.

In realtà le ragioni di Isabel sono tutte ben sviscerate da James. Ci troviamo davanti un personaggio molto complesso, che all’inizio è bramoso di libertà e anticonformismo, ma che alla fine, per essere fedele a se stesso, sembra cedere proprio al conformismo. E non si capisce dove sta il limite tra rispetto delle apparenze e rispetto delle proprie responsabilità.

Così Isabel decide di essere infelice, di continuare a vivere con un uomo egocentrico che gode nel farla soffrire. E lo decide a dispetto di tutti i pretendenti che farebbero carte false pur di salvarla da quella situazione.

Non c’è lieto fine. La protagonista nel corso del romanzo non cresce, ma scende.

Isabel è diventata così reale, che quando finisci il libro continui a pensare a lei e a cosa si potrebbe dirle per convincerla a mollare quel sadico di suo marito. Però, pensandoci, alla fine la sua non è debolezza: non resta con Osmond solo per adeguarsi alle aspettative della società. Lo fa perché ha fatto una promessa, perché vuole assumersi la responsabilità della sua scelta. Nel bene e nel male, questa è la sua grandezza.

 

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Come fare un matrimonio felice che dura tutta la vita – Giulio Cesare Giacobbe

Mai sposarsi se prima non si è letto questo libro!
La regola generale è: uccidiamo i genitori che si tengono i figli in casa fino a 30-40 anni, perché stanno compiendo un crimine contro l’umanità. I figli sono il nostro futuro e tenerseli a casa finché non si sposano significa farli passare dalle gonnelle di mamma a quelle del partner senza avergli lasciato provare cosa significa essere adulto sul serio.

La giustificazione che essi adottano normalmente, che i figli non trovano lavoro, è una scusa falsa e puerile. Di lavoro in Italia ce n’è quanto se ne vuole. In Italia abbiamo bisogno di idraulici, falegnami, elettricisti, muratori, meccanici, saldatori, fabbri, manovali e contadini. (…) Abbiamo migliaia di dottori. Tutti disoccupati. Tutti che vivono con mamma e papà.

Gli ultimi matrimoni che ho visto fallire erano proprio dovuti al fatto che uno dei due (quando non tutti e due) è rimasto/a bambino/a, nel senso psicanalitico del termine: abituato/a ad avere tutte le attenzioni, convinto/a di essere al centro del mondo per l’altro/a, proprio come un bambino fa con la propria madre. Quando le attenzioni, per un motivo qualunque, smettono di essere incentrate su di lui/lei, si dice: non mi ami più. E via in cerca di un altro/a mamma.

E’ un libro pieno di verità. Tipo: bisogna vietare per legge la favola di Cenerentola. Non esiste un uomo che sia diventato ricco e che si dedichi completamente ad una donna. Se lo fa, smette di essere ricco.

Coloro che dedicano la propria vita al lavoro non devono sposarsi.

E poi, ci sono un paio di capitoli che mi fanno morire; il succo è che la fedeltà sessuale nel matrimonio felice che dura tutta la vita è… un optional. Oppure: L’infedeltà, se c’è amore, deve essere tollerata. Il matrimonio aperto è una prova di maturità perché non si considera l’altro come un possesso esclusivo (il che non vuol dire che si debba per forza avere un matrimonio aperto per essere felici… ma il discorso è lungo).

Insomma: da leggere assolutamente. Ma… prima di sposarsi.

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