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I giorni dell’abbandono – Elena Ferrante

Olga, 38 anni, viene lasciata dal marito. All’inizio, le motivazioni del gesto non sono chiare: “un improvviso vuoto di senso”, si giustifica Mario, e se ne va, da un giorno all’altro, senza neanche prendere le sue cose.E’ dramma: Olga inizia a regredire nel mondo emotivo della sua infanzia, la Napoli vissuta da sotto il tavolo della cucina, dove la madre, sarta, parlava con le clienti dei fatti della vita.

La mia famiglia d’origine era di sentimenti rumorosi, esibiti.

L’abbandono del marito le riporta in superficie il ricordo infantile della Poverella, una vicina di casa con due figli, anche lei rimasta sola; una donna che, in seguito al trauma, cambia completamente personalità: da donna gentile e sorridente, diventa l’oggetto della pietà del quartiere, fino a tentare il suicidio due volte, la seconda delle quali, con successo.Olga, suo malgrado, si ritrova a incarnare la metamorfosi della Poverella: inizia a cambiare il modo di parlare, infarcendo i discorsi di parolacce e cinismo, in un crescendo di atteggiamenti aggressivi, che la porterà a picchiare il marito per strada come nelle peggiori sceneggiate.L’apice del decadimento lo si nota nel rapporto coi due figli piccoli, di cui si disinteressa, e i suoi tentativi di calmare l’insensatezza attraverso le pulizie e la cura della casa non hanno alcun effetto; tuttavia, il dramma toccherà il culmine con un’altra vittima innocente (che non vi svelo per non spoilerare!).Piacevole lettura: non solo per il crescendo della tensione, che ti porta ad andare avanti trattenendo il fiato per vedere come andrà a finire e chi ci andrà di mezzo, ma soprattutto per la scrittura, sobria e immaginifica al contempo.

(…) mi ero definitivamente abituata ad aspettare con pazienza che ogni emozione implodesse e prendesse la via della voce pacata, custodita in gola per non dare spettacolo di me.

Non avete mai provato, voi, questo desiderio di autocontrollo fuori misura, che cozza contro il vostro naturale temperamento?

Chissà quando era accaduto che avevo smarrito quella carica cocciuta di energia animale, con l’adolescenza forse.

E voi non vi siete ritrovati smorti, opachi, in confronto agli anni della giovinezza?

Gli inganni delle parole, tutto un imbroglio, forse la terra promessa è senza più vocaboli per abbellire i fatti.

E vi siete accorti che il reale, tutto ciò che vi circonda, è, alla fine, indefinibile, verbalmente inafferrabile non descrittibile?Le riflessioni di Olga potrebbero essere quella di ogni donna davanti a un evento sconvolgente: è questo che fa del libro un’opera vera, al di là della vicenda narrata.Non ho letto “L’amica geniale”, ma fino ad ora è il libro della Ferrante che mi è piaciuto di più, anche più de “L’amore molesto” e de “La figlia oscura”.4 stelline su 5.

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Ghost, Richard Matheson

Mi aspettavo di più dal creatore di “Io sono leggenda”. Invece questo romanzetto gira intorno a Marianna, una banalissima ninfomane fantasma…

Il quarantaseienne David è in vacanza con la moglie Ellen nella speranza di salvare il matrimonio dopo che lui l’ha tradita con un’altra. Sembra che i due si amino davvero, finché non incontra questa ventitreenne bellissima che gli si getta tra le braccia dopo quattro parole in croce. Ci vuole qualche giorno perché lui scopra che lei è morta.

Il personaggio David è un po’ stupidotto: capisco che il fantasma sia potente e che gli faccia fare quello che vuole, tuttavia lui sembra proprio uno smidollato e solo alla fine tira fuori un po’ di volontà. Anche la moglie, comunque, non ha una grande personalità, e i loro dialoghi vanno dal banale allo scontato.

Il personaggio più interessante è la signora Brentwood, perché ti chiedi: come fa a sapere tante cose su Marianna? Sarà sua madre? Sarà lei? Sarà sua sorella?

Solo la fine risolleva un po’ le sorti di questo romanzetto senza tante velleità, pieno di cliché e scritto come una sceneggiatura, mentre i tentativi di approfondire la psicologia di un marito in crisi con le sue riflessioni sul corpo e la mente sono davvero banali.

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