Sembra una contraddizione, parlare di Vangelo ebraico, considerando che gli ebrei non riconoscono Gesù come il figlio di Dio. Eppure…
Boyarin è professore di cultura talmudica ed è uno dei maggiori esperti di ebraismo al mondo. In questo libro, uno dei più leggibili nella lista delle sue opere, cerca di dimostraci che Gesù non ha operato una rottura col mondo ebraico, ma ha portato a compimento le profezie del proprio popolo.
Gli ebrei aspettavano il messia da tempo. La questione era: questo figlio di falegname, è il Messia?
Anche in questo saggio, si ribadisce che Gesù era ebreo. Se si è messo a litigare coi farisei, era per difendere la Torah scritta dalle loro pignolerie ed esagerazioni, per difendere la Vera Tradizione ebraica dalle interpretazioni rabbiniche, non per operare una cesura con essa.
I farisei applicavano la Torah alla lettera dicendo che stavano applicando la “tradizione degli antichi”: ma Gesù, e molti altri come lui, non era d’accordo. Gesù, da questo punto di vista, era un conservatore e cercava di far rispettare lo spirito della Torah, il suo aspetto umano.
Altro punto interessante, è che in realtà gli ebrei all’inizio dei tempi non erano perfettamente monoteisti. Le radici della loro religione vedono la coesistenza di due essenze divine, un Vegliardo, un Capo dei giorni, e un Figlio dell’Uomo. Ai tempi dei tempi, si parlava di El e Ba’al.
Questo dualismo è stato poi ripreso nelle prime due persone della Trinità. Dunque, anche qui: niente di nuovo.
E non è nuova neanche l’idea di un Messia che soffre e muore per l’uomo.
Boyarin, riprendendo la lettera di alcuni testi ebraici, ci spiega come la figura di Gesù sia stata travisata attraverso secoli di interpretazioni pilotare. Ma non è una critica, la sua. E’ una constatazione, un esame dei testi, un riconoscimento del tempo che passa e delle persone che manipolano le storie.
Perché di storie si tratta.