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Fingersi medico per 18 anni

L’AVVERSARIO, di Emmanuel Carrère

Fingere di essere un medico ricercatore presso l’Organizzazione Mondiale della Sanità in Svizzera… e non essere neanche laureato in medicina!

Sembra incredibile ma il francese Jean-Claude Romand lo ha fatto. Il castello di carte è crollato solo nel 1993, dopo che ha ucciso la moglie, i due figli di cinque e sette anni, e i vecchi genitori.

Per diciotto anni, nessuno tra parenti e amici si è accorto che Jean-Claude passava le sue giornate in giro per i boschi o, quando fingeva di andare a convegni, rintanato in una stanza d’albergo.

E i soldi? Bè, disponeva di una delega sul conto corrente dei genitori. Inoltre, alcuni amici e parenti gli avevano consegnato somme ingenti, perché aveva raccontato loro che, in quanto medico di un organismo internazionale, poteva depositare i soldi in Svizzera e guadagnarci il 18% di interessi.

Sconcertante anche il modo in cui presentava la dichiarazione dei redditi: aspettava che sua moglie firmasse i suoi moduli, poi lui firmava i suoi; ma sotto la voce “professione” indicava “studente” e allegava fotocopia del suo tesserino universitario (perché per anni ha continuato a pagare le tasse).

Ha smesso di dare esami al secondo anno di università. Frequentava le lezioni, andava tutti i giorni in biblioteca a studiare, prestava appunti agli amici, ma non dava esami. Si presentava alle sessioni all’inizio e alla fine, ma, approfittando della calca, nessuno si accorgeva che non entrava.

In casa, lasciava in giro tesserini di varie associazioni mediche, di cui pagava l’iscrizione, e non dava mai il suo numero di ufficio a nessuno, neanche alla moglie, con la scusa che all’Oms non si poteva disturbare (usava un cercapersone).

Pazzesco.

Al processo, Carrère era presente.

La sua attenzione si è focalizzata sulla personalità di Romand, così preso dalle proprie menzogne da non capire ormai più cosa era vero e cosa falso.

Gli hanno dato l’ergastolo. Oggi ha 64 anni e spesso, nei giornali francesi, si parla di liberarlo.

L’aspetto che invece mi ha colpito di più di tutta questa storia, al di là della paura di Romand per il Giudizio, sono gli Altri.

Per quanto sia stato astuto Romand nel nascondere la propria vera vita, mi chiedo quale sia stato il livello di attenzione di parenti ed amici. Perché una persona può sì essere schiva, timida, modesta, come spesso lo descrivevano, ma quanto può essere superficiale un rapporto? Un matrimonio? Un legame genitori-figlio?

Quanto conosciamo, noi, degli altri?

O, e la domanda è ancora peggiore: quanto ci interessa conoscere, degli altri?

E’ un libro che va letto per rendersi conto dei limiti cui può arrivare l’essere umano, dunque mi permetto di consigliarvene l’acquisto sul link affiliato Amazon qui.

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Papillon – Henri Charrière

Dialogo con me stessa:

– Noioso.

– Come “noioso”? Papillon? Ma se è un susseguirsi incredibile di azione e colpi di scena! Dove sei arrivata a leggere?

– Al punto in cui i tre evasi salutano i lebbrosi che li hanno aiutati dando loro un po’ delle loro misere cose.

– E hai visto che orripilante descrizione della malattia? Che onorevole comportamento dei malati?

– Sì, ma la scena è descritta in modo troppo colloquiale.

– E che mi dici dell’ingiustizia e delle fantasie di vendetta di Papillon appena condannato per un omicidio non commesso?

– Mi sembrano le fantasie morbose di uno che si è improvvisato scrittore senza esserlo. Senza contare il fatto che non era uno stinco di santo, apparteneva comunque alla malavita, era normale per lui maneggiare coltelli e derubare a destra e a manca. E poi: come facciamo a sapere che quello che ci racconta è davvero successo come dice?

– Il suo primo editore garantisce per lui.

– E ne ha tutto l’interesse: devono vendere! Bah, per me questo Papillon è un furbone che ha avuto sì una vita avventurosa, ma che ci ha marciato, perché ha capito che coi libri poteva tirar su un po’ di soldi.

– E quando Papillon si infila due tubi nell’ano per tenere nascosti i soldi, suoi e di un amico?

– Bah.

– Ma non puoi definire noioso questo libro! E’ pieno di malviventi, di traditori, di amici sinceri, passioni spinte al limite…

– Tutti elementi che sussistono nella vita di molti personaggi di altri libri. Quello che manca qui, secondo me, è lo stile. Lo stile dello scrittore di mestiere. Quello che uno si costruisce con anni e anni di scrittura. Senza questo, una bella storia resta una bella storia, ma la apprezzo di più in TV o al cinema. Non venitemi a parlare di letteratura orale. Non venite a dirmi che anche le storie di Omero erano “raccontate”. E’ vero, ma loro hanno la dignità dei millenni e non hanno lo scopo di far su un po’ di soldi dopo un rovescio finanziario.

– Ti fai influenzare da elementi esterni al libro. Bah… fai un po’ come ti pare.

– Infatti. Sospeso a p. 109 (su 645).

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