IL ROMANZO D’ESORDIO TRA IMMAGINARIO E MERCATO (Cristina Benussi e Giulio Lughi)
Questo libro è il resoconto di un’inchiesta, fatta tramite questionari, su ottanta scrittori che hanno esordito tra il 1975 e il 1983. Tra di essi ce ne sono alcuni che sono tutt’ora conosciuti (Eco, Bufalino, Tondelli, Chiusano, Cerami, Samonà, Augias, Tabucchi, Bossi Fedrigotti, Stanislao Nievo…) e altri che io non conosco, o per mia personale ignoranza o perché dopo aver esordito si sono… persi (Ravazzin, Scandurra, Serpieri, Steffenoni, Stix, Di Ciaula, Comolli…).
L’inchiesta parte dagli albori del desiderio di scrivere fino ad affrontare come questi esordienti hanno affrontato il mercato editoriale. Sebbene si tratti di uno studio vecchio di almeno trent’anni, già si intravedono le linee che si intensificheranno nello scenario della letteratura esordiente di oggi.
Intanto mi ha colpito che la maggior parte degli esordienti citi come proprio maestro letterario un autore straniero. Il primo premio va a Conrad, con 14 citazioni. Autori italiani presi a modello ce ne sono pochissimi.
Ci sono molti punti in comune su altri ambiti, ad esempio, quasi tutti gli autori considerano la scrittura come un’attività prevalentemente solitaria, e quasi tutti gli autori ci tengono a distinguere il proprio romanzo da generi di letteratura considerata “bassa” (thriller, rosa, & c.).
Un’altra cosa che ho notato è che gli esordienti che rifiutano contaminazioni con altri generi culturali (su tutte, TV e cinema) sono anche quelli che poi, alla prova del tempo, sono stati dimenticati.
La cultura come industria e mercato è, difatto, oggi, la cultura. Ciò che non ne fa parte è destinato, in ogni caso, all’irrilevanza o addirittura alla sparizione.
Vedo ancora oggi un atteggiamento molto snob in esponenti del mondo letterario: sono quelli che quando scrivono sono illeggibili, quelli autoreferenziali. Sono scelte di vita.
Infine, si fa notare la mancanza di luoghi per l’incontro letterario, quelli che una volta si trovavano nei salotti e nei caffè. Non credo che internet al giorno d’oggi sostituisca quei bracieri di idee. Internet viene usato come vetrina, non come tavolo di discussioni approfondite. Ma questa è la mia impressione personale, posso sbagliarmi.
Tra allora ed oggi non vedo dunque molte differenze. se non una tendenza a rendere i romanzi di genere più autoriali (si dà più importanza al nome dell’autore, che non al colore della copertina come si faceva trent’anni fa), tendenza di derivazione anglosassone che noi abbiamo prontamente raccolto.
E poi la critica, sembra arroccata per conto suo, sempre schifiltosa verso i generi considerati bassi:
(…) è su questi romanzi a prevalente struttura ad intreccio che è avvenuto l’incontro, troppo spesso differito, tra autore, pubblico, critica.
A dimostrazione del fatto che non esiste cultura bassa o cultura alta. Esiste la Cultura. Punto.