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La maja nuda, V. Blasco Ibanez

Non so cosa pensare di questo romanzo. Mi è stato fatto passare come un caposaldo della letteratura mondiale in generale, e spagnola in particolare, ma l’ho trovato abbastanza slegato nelle sue varie parti.

Trama: Renovales, un pittore di Madrid, dopo una gioventù da bohemièn, si “sistema”, sposa Giuseppina, la figlia di un diplomatico decaduto, diventa ricco e famoso, e ha una figlia che per lui è un gioiellino, Milina. Tuttavia, gli manca qualcosa.

Nonostante la fama e la ricchezza, la sua arte è bloccata. I limiti principali li pongono, all’inizio, il bisogno di denaro, che lo costringe a dedicarsi alla ritrattistica anche se non ci si sente portato, e, in un secondo momento, la moglie, tutta casa e chiesa, che gli impedisce di dipingere nudi di donna, anche se lui si sente molto attratto da questo filone.

La moglie, poi, gli rovina la vita con la sua gelosia: lui è un marito fedele, ma lei lo incolpa di tradimenti che lui non ha compiuto. Finché si stanca e la tradisce sul serio con Conchita, una dama di gran classe ma abbastanza frivola.

Quando la moglie muore, lui rivive un innamoramento postumo: la vede in tutti i quadri che ha dipinto e la idealizza nella memoria, scontrandosi anche con i ricordi di chi la moglie l’ha conosciuta sul serio e gli dice che… beh, le cose non stavano proprio così!

Dopo un periodo in cui ricerca la moglie in donnine e cantanti dei bassifondi, si rende conto che lei è morta e che la morte sarà la vincitrice su tutte le passioni umane.

Renovales è un uomo dagli atteggiamenti altalenanti: il che, nella realtà, succede. Tuttavia, da un romanzo mi aspetterei una linea che guidi le scelte del personaggio; quel suo desiderare la morte della moglie e poi pentirsene subito dopo; quella sua fedeltà colpevolizzante e poi quel tradimento spudorato; quella sua brama spasmodica per Conchita e poi l’odio che lo prende quando lei lo deride… insomma, sei un adulto, deciditi!

E poi non sopporto i suoi personaggi femminili. Giuseppina è una borghese ignorante e bigotta che passa dall’amore profondo alla gelosia più abbietta e capricciosa. Milina sembrava la consolazione della vita del padre, e invece alla fine sta là con mani e bocca aperte in attesa di soldi per pagare i debiti. Conchita forse è la più umana: frivola sì, ma con stile. Insomma, qui non c’è una Donna degna di tale appellativo.

Credo che la traduzione che ho letto (il mio libro è del 1953) abbia contribuito non poco al mancato apprezzamento: odio i vezzeggiativi, e il romanzo è pieno di manine e boccucce…

Ma perché questo libro era così famoso?

Devono averci fatto sopra un film…

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