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Intervista all’autore Alec Nevala-Lee: scrivere e scrivere sul blog, ogni giorno

Scrivere o postare quotidianamente sul blog, richiede disciplina. Prendiamo ad esempio Alec Nevala-Lee, che pubblica 500 parole ogni giorno su una vasta gamma di argomenti, dall’arte letteraria alla cultura pop. (…)  

Nel tuo primo post di cinque anni fa, avevi scritto che il tuo blog si sarebbe concentrato sul processo della scrittura, sul romanzo, sull’arte e sulla cultura. E’ bello vedere che non ti sei spostato dal tuo programma iniziale. Questo tuo approccio al blog ha avuto successo? Come si è evoluto, e come sei evoluto tu, in questo periodo?

E’ divertente ammetterlo adesso, dopo che ho scritto post ogni
giorno per cinque anni, ma ho preso la decisione di focalizzarmi
sulla scrittura dieci minuti prima di pubblicare il mio primo posto.
Ho messo su il sito in quattro e quattr’otto per promuovere l’ultimo
romanzo che avevo pubblicato, The IconThief, e solo quando ero pronto per lanciarlo lessi una lista di suggerimenti, di cui uno in particolare suggeriva ai blogger
di concentrarsi su un argomento specifico. (…) Non credo che questo
blog sarebbe andato così bene – in termini di audience o di
freschezza del materiale – se non mi fossi attenuto a questa
regola. E’ inoltre sintomatico il fatto che il mio primo post non
menzionasse la creatività, che emerse invece come aspetto principale
del blog; questo perché il problema di trovare nuove idee è quello
con cui mi confronto giornalmente. (…)

Come scrittore, quali sono stati i vantaggi di tenere un blog?

Ad essere sincero, dal punto di vista strettamente commerciale, i
vantaggi sono stati piuttosto modesti. A occhio e croce, basandomi
solo sull’audience del mio blog, ho venduto forse alcune dozzine dei
miei romanzi, il che non è molto, considerando il tempo e lo sforzo
impiegati. Ma sotto un punto di vista meno tangibile, il payoff è
stato enorme. Pubblicare cinquecento parole al giorno mi ha costretto
a imparare tutta una serie di trucchetti e di conseguenza sono
diventato più efficiente in ogni altro aspetto della mia vita
lavorativa. (…) Su un livello più immediato, alcune opportunità di scrittura mi
arrivano quando un post attira l’attenzione di qualcuno, e tra i
commenti al blog ce ne sono alcuni di personaggi famosi. Mi sono
costruito una piccola comunità di lettori regolari i cui punti di
vista mi sono di grandissimo aiuto.

Scrivi fiction e nonfiction, passando per  fantascienza, l’arte, la cultura pop e molto di più. Hai una zona di comfort? O ti piacciono tutti i generi?

In un certo senso, il fatto che io lavori con una ampia gamma di
generi e formati è una conseguenza dell’incertezza di uno scrittore
freelance: per sopravvivere, devi essere pronto a prendere tutto
quello che ti arriva. Ma mi piace sia la fiction che la nonfiction,
così evito di esaurirmi su un unico filone. Piuttosto, scrivere
romanzi è quello che mi spinge più di tutto lontano dalla mia
comfort zone, anche se di fatto è quello che faccio per vivere. I
saggi e le recensioni in confronto sono facili, mentre la scrittura
di racconti si situa più o meno a metà tra questi due estremi.

Da blogger attivo: può succedere che la  scrittura del blog ti distragga dai tuo romanzi e dai tuoi progetti a  lungo termine?

Al momento, qualsiasi distrazione possa portarmi il blog è minima
in confronto ad altri fattori della mia vita – in particolare, in
confronto al fatto che ho una figlia di tre anni. Ma è un bene che
io sia diventato più disciplinato: quando ho iniziato, impiegavo due
ore o più su un post, mentre ora non ci metto più di un’ora, tra
l’abbozzo e la fase finale dell’articolo. (…)

Quali sono i post del blog che vanno meglio?

Mi piacerebbe saperlo! (…)  La risposta più corretta è che non lo so, a parte il fatto che i post tendono a venir letti di più se rispettano i temi dichiarati dal
blog.

Cosa o chi stai leggendo in questo momento? (…)

Sono un grande fan di The A.V. Club, in particolare del lavoro di Will Harris (…)
Molti nuovi users creano blog e siti su WordPress.com ogni giorno. Puoi dare un consiglio agli scrittori che vogliono usare i blog come piattaforma per promuovere i loro lavori?
Oltre ai soliti suggerimenti — che si possono riassumere in “sii
utile, sii visibile, sii attivo” — Ho imparato ch epuò essere
utile mantenere un format relativamente fisso, che minimizzi il
numero di decisioni che devi prendere ogni giorno. Se guardate il mio
blog, vedrete che l amaggior parte dei miei post segue una struttura
di base simile, che ho consolidato dopo circa un anno di esperienza:
un’immagine, due paragrafi, un’altra immagine e altri due paragrafi,
sempre più o meno della stessa lunghezza, quella necessaria per
approfondire a sufficienza l’argomento di cui voglio parlare: è
tutto abbastanza conciso per esser scritto, corretto e pubblicato nel
giro di un’ora (…)
Con così tante piattaforme tra cui scegliere, perché hai scelto WordPress.com?

All’inizio sono stato attirato da WordPress.com perché offriva
una piattaforma pulita, diretta e flessibile per il tipo di blog che
volevo creare, e questo vale ancora oggi. Quello che mi fa restare
qui, tuttavia, è la community. Negli anni ho acquisito un buon
numero di lettori e followers, e molti continuano ad arrivarmene ogni
giorno (…)
Nel tuo primo post di cinque anni fa, avevi scritto che il tuo blog si sarebbe concentrato sul processo della scrittura, sul romanzo, sull’arte e sulla cultura. E’ bello vedere che non ti sei spostato dal tuo programma iniziale. Questo tuo approccio al blog ha avuto successo? Come si è evoluto, e come sei evoluto tu, in questo periodo?

E’ divertente ammetterlo adesso, dopo che ho scritto post ogni giorno per cinque anni, ma ho preso la decisione di focalizzarmi sulla scrittura dieci minuti prima di pubblicare il mio primo posto. Ho messo su il sito in quattro e quattr’otto per promuovere l’ultimo romanzo che avevo pubblicato, The Icon Thief, e solo quando ero pronto per lanciarlo lessi una lista di suggerimenti, di cui uno in particolare suggeriva ai blogger di concentrarsi su un argomento specifico. (…) Non credo che questo blog sarebbe andato così bene – in termini di audience o di freschezza del materiale – se non mi fossi attenuto a questa regola.

E’ inoltre sintomatico il fatto che il mio primo post non menzionasse la creatività, che emerse invece come aspetto principale del blog; questo perché il problema di trovare nuove idee è quello con cui mi confronto giornalmente. (…)

Come scrittore, quali sono stati i vantaggi di tenere un blog?

Ad essere sincero, dal punto di vista strettamente commerciale, i vantaggi sono stati piuttosto modesti. A occhio e croce, basandomi solo sull’audience del mio blog, ho venduto forse alcune dozzine dei miei romanzi, il che non è molto, considerando il tempo e lo sforzo impiegati. Ma sotto un punto di vista meno tangibile, il payoff è stato enorme. Pubblicare cinquecento parole al giorno mi ha costretto a imparare tutta una serie di trucchetti e di conseguenza sono diventato più efficiente in ogni altro aspetto della mia vita lavorativa. (…)

Su un livello più immediato, alcune opportunità di scrittura mi arrivano quando un post attira l’attenzione di qualcuno, e tra i commenti al blog ce ne sono alcuni di personaggi famosi. Mi sono costruito una piccola comunità di lettori regolari i cui punti di vista mi sono di grandissimo aiuto.

Scrivi fiction e nonfiction, passando per fantascienza, l’arte, la cultura pop e molto di più. Hai una zona di comfort? O ti piacciono tutti i generi?

In un certo senso, il fatto che io lavori con una ampia gamma di generi e formati è una conseguenza dell’incertezza di uno scrittore freelance: per sopravvivere, devi essere pronto a prendere tutto quello che ti arriva. Ma mi piace sia la fiction che la nonfiction, così evito di esaurirmi su un unico filone. Piuttosto, scrivere romanzi è quello che mi spinge più di tutto lontano dalla mia comfort zone, anche se di fatto è quello che faccio per vivere. I saggi e le recensioni in confronto sono facili, mentre la scrittura di racconti si situa più o meno a metà tra questi due estremi.

Da blogger attivo: può succedere che la scrittura del blog ti distragga dai tuo romanzi e dai tuoi progetti a lungo termine?

Al momento, qualsiasi distrazione possa portarmi il blog è minima in confronto ad altri fattori della mia vita – in particolare, in confronto al fatto che ho una figlia di tre anni. Ma è un bene che io sia diventato più disciplinato: quando ho iniziato, impiegavo due ore o più su un post, mentre ora non ci metto più di un’ora, tra l’abbozzo e la fase finale dell’articolo. (…)
Quali sono i post del blog più letti?

Mi piacerebbe saperlo! (…) La risposta più corretta è che non lo so, a parte il fatto che i post tendono a venir letti di più se rispettano i temi dichiarati dal blog.

Cosa o chi stai leggendo in questo momento? (…)

Sono un grande fan di The A.V. Club, in particolare del lavoro di Will Harris (…)

Molti nuovi users creano blog e siti su WordPress.com ogni giorno. Puoi dare un consiglio agli scrittori che vogliono usare i blog come piattaforma per promuovere i loro lavori?

Oltre ai soliti suggerimenti — che si possono riassumere in “sii utile, sii visibile, sii attivo” — Ho imparato che può essere utile mantenere un format relativamente fisso, che minimizzi il numero di decisioni che devi prendere ogni giorno. Se guardate il mio blog, vedrete che la maggior parte dei miei post segue una struttura di base simile, che ho consolidato dopo circa un anno di esperienza: un’immagine, due paragrafi, un’altra immagine e altri due paragrafi, sempre più o meno della stessa lunghezza, quella necessaria per approfondire a sufficienza l’argomento di cui voglio parlare: è tutto abbastanza conciso per esser scritto, corretto e pubblicato nel giro di un’ora (…)

Con così tante piattaforme tra cui scegliere, perché hai scelto WordPress.com?

All’inizio sono stato attirato da WordPress.com perché offriva una piattaforma pulita, diretta e flessibile per il tipo di blog che volevo creare, e questo vale ancora oggi. Quello che mi fa restare qui, tuttavia, è la community. Negli anni ho acquisito un buon numero di lettori e followers, e molti continuano ad arrivarmene ogni giorno (…)

(Liberamente tradotto e adattato dalla sottoscritta, trovate l’articolo originale qui)

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Filed under Arte, Interviste, Libri & C., Scrittori americani

Questi bambini!

O non dovremmo piuttosto dire… Questi adulti!? E mi ci metto io per prima. Educare e’ difficile perché bisogna dare l’esempio giusto, non perché bisogna parlare nel modo giusto.

Da “Un genitore quasi perfetto” di Bruno Bettelheim:

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Filed under Libri & C., Saggi, Scrittori austriaci

La forza di volontà – Roy F. Baumeister – John Tierney

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Mettetevela via, ognuno di noi dispone di una dose limitata di forza di volontà, e se tirate troppo, alla fine si esaurisce. Brutta notizia, per quelli che devono sottoporsi a una commissione di esame (o anche a dei giudici in un processo) appena prima dell’ora di pranzo o della pausa: la forza di volontà si nutre di glucosio, l’alimento principe del cervello, e quando il glucosio scarseggia, la forza di volontà scema, tanto che si è meno disposti a correre rischi. Il risultato: voti più bassi e, in casi estremi, rifiuto della libertà provvisoria. Quando siamo a corto di forza di volontà, siamo più inclini all’egoismo e meno sottomessi agli standard sociali (per gli uomini potrebbe essere più difficile trattenersi dal ruttare: un esempio che mi viene in mente perché ieri sera al cinema uno davanti a me ha dato sfogo ai suoi miasmi, e non si trattava di un adolescente, ma di un padre di famiglia che non ha neanche chiesto scusa).

Quando siamo a corto di forza di volontà, è più difficile scegliere, perché scende la nostra capacità di rinunciare alle opzioni (la scelta è sempre una rinuncia parziale), ecco perché ci dicono di non far mai la spesa a stomaco vuoto. E le scelte stesse esauriscono la nostra FDV, ecco perché al supermercato le cacatine ce le mettono davanti alle casse, quando uno è sopravvissuto alla lettura di centinaia di ingredienti e scatolette e prezzi.

C’è di buono che nel lungo periodo la forza di volontà si può allenare. Si parte da piccole cose: innanzitutto l’autosservazione. E poi l’azione conseguente. Ad esempio, se prendiamo l’abitudine di osservarci e ci accorgiamo di star seduti con la schiena piegata, raddrizziamoci. Col tempo, il cervello prende l’abitudine alla consapevolezza e questo influenza molti altri atteggiamenti.

Il segreto è concentrarsi sullo sforzo di modificare una determinata abitudine. Potete cominciare sforzandovi di usare l’altra mano per compiere certi gesti. Molte abitudini sono legate alla mano dominante, che per la maggior parte delle persone è la destra. Obbligarsi a cambiare mano è un esercizio di autocontrollo. (…). Un’altra strategia per allenarsi è sforzarsi di cambiare le proprie abitudini di linguaggio, che sono anch’esse profondamente radicate. Per esempio, potreste impegnarvi a usare i congiuntivi correttamente anche nel parlato, di evitare i “cioè” e i “dunque e, naturalmente, le parolacce.

Nel corso di numerosi esperimenti, è stato notato che i soggetti miglioravano anche in ambiti della propria vita che non avevano niente a che fare con gli esercizi che si erano sforzati di fare. L’autodisciplina, insomma, aumenta in tutti i campi. Ecco perché gli alcolisti anonimi devono rinunciare anche all’alcool.

Molto importante, per garantire la durata della FDV, è prendere impegni vincolanti e, in qualche modo, pubblici: parlare dei propri obiettivi a familiari e amici, oppure nei social network, o scriverli. Anche pensare agli altri può far aumentare la propria autodisciplina, perché è un esercizio costante per tenere sotto controllo l’egoismo innato. Non è una fatica che dura tutta la vita: si tratta di prendere delle buone abitudini, poi, come tutte le abitudini, vanno avanti da sole.

Concentrarsi sul momento presente e su pensieri pratici indebolisce l’autocontrollo, mentre i pensieri complessi, astratti e a lungo termine lo aumentano. Questo è uno dei motivi per cui le persone religiose ottengono ottimi risultati nelle misurazioni dell’autocontrollo e perché quelle non religiose (…) traggono beneficio da altri tipi di pensieri trascendentali e idealistici.

Molto interessante il capitolo sulle diete: è lungo da riportare qui, ma lo riassumo dicendo che non è vero che le persone grasse dispongono di poco autocontrollo, il cibo è un discorso a sé.

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Filed under Libri & C.