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Tre sono le cose misteriose (Tullio Avoledo)

Arrivata alla fine del romanzo, ho visto la mia scrittura dirmi: “24.09.2014”.

Metto la data e la firma alla fine di ogni libro il giorno in cui termino di leggere. Significa che ho letto due volte questo libro a distanza di otto anni e se non lo vedevo scritto alla fine, non me lo ricordavo per niente… Chissà dov’ero quando l’ho letto. In qualche luogo scomodo, forse, perché oltre alla data di fine lettura non c’erano neanche sottolineature o commenti.

Comunque mi sono sorpresa da sola: possibile che non mi sia rimasta in mente neanche un’immagine???

La storia è semplice: un pubblico ministero si occupa dell’accusa del presidente di un’ex repubblica russa. Costui, a volte chiamato l’Imputato, a volte chiamato il Mostro (e l’ambiguità non è un caso), è colpevole di migliaia e migliaia di morti. Tra queste c’è anche Nathan, il collega e amico del narratore.

Non seguiamo il processo, solo i giorni che lo precedono, e la storia si incentra sul pubblico ministero, che è anche la voce narrante, e la sua famiglia, che vivono sotto protezione dopo l’attentato a Nathan.

Il figlio di otto anni è stato adottato ed è di origine sudamericana: non si specifica bene perché i suoi genitori lo abbiano abbandonato, ma si lascia capire che anche quel passato è pieno di orrore. La moglie del protagonista è Chiara, italiana: il rapporto tra i due però mostra delle crepe perché il protagonista è così preso dal processo da non essere presente neanche quando si trova nella stessa stanza con i familiari.

Poi ci sono le guardie del corpo, dai trascorsi misteriosi, la tata Carmen, il vicino di casa avvocato, il padre di Chiara… Ma gli eventi del presente sono asciutti e molto soggettivizzati dal protagonista.

Si parla di un Mostro, ma si mostrano gli altarini della giustizia internazionale e privata, dove ognuno ha qualcosa da nascondere. Si mette in dubbio la necessità di portare avanti certi processi, dati i costi e i risultati, ma non si danno risposte nette: è come la lotta contro la polvere, che è persa in partenza e che tuttavia non può esser evitata.

All’istruttoria non ci si arriva, il romanzo si ferma quando il protagonista sta per andare in tribunale. Non è il verdetto che conta, ma quello che si fa per arrivarci e le ragioni per cui è necessario fare qualcosa.

Giuro che non ho fatto apposta a prendere in mano questo libro che parla di ex Urss e di crimini di guerra in questo momento.

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Tre sono le cose misteriose, Tullio Avoledo

Il protagonista del romanzo è un “pubblico ministero” che deve dimostrare la colpevolezza di un capo di stato genocida. Né il protagonista né il Mostro/Imputato hanno nome: scelta di sicuro voluta, visti i dettagli che invece abbondano sul fronte delle descrizioni personali ed emotive. Penso che Avoledo volesse che ognuno di noi potesse immedesimarsi sia nel protagonista, pieno di paure e sensi di colpa, che nel mostro, strafottente e misterioso.
Il processo non viene affrontato: tutta la storia si svolge nei pochi giorni che lo procedono e la tensione del libro è data dal pericolo a cui è sottoposto il protagonista (che ha sostituito un collega ed amico dopo che questo è stato fatto saltare in aria) e dal teso rapporto che quest’ultimo intrattiene con la sua famiglia e i membri della scorta che lo protegge.

Il titolo deriva dai Proverbi, Bibbia:
Ci sono per me tre cose misteriose, anzi, quattro che non posso intendere: la traccia dell’aquila nel cielo, la traccia della serpe sulla roccia, la traccia della barca in mezzo al mare, la traccia dell’uomo nella donna“.
La quarta di copertina dice che la citazione si spiega nel corso del romanzo. Sarò dura io, ma se non me lo spiegavano nelle ultime pagine, non ci arrivavo.

Ad ogni modo, il libro è piacevole perché, anche se succede poco in concreto, i personaggi sono molto densi e i frequenti salti temporali li approfondiscono poco a poco.

Diamo per scontate così tante cose, delle persone che conosciamo. Come se avessimo tutto il tempo del mondo per capirle. E invece il tempo non c’è, e le domande che non hai fatto e le cose che non hai detto ti si affollano intorno e non hai più nessuno a cui farle, a cui dirle.

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