Tag Archives: Corano

Chi sono i terroristi suicidi, Marco Belpoliti @GuandaEditore

Questo breve libro è una raccolta di testi scritti per lo più in occasione dei tanti attentati successi negli ultimi anni (Bataclan, Charlie Hebdo, Bruxelles…). E’ un’opera di pubblica utilità: ci aiuta a non rifugiarci nei clichés e a ragionare sugli avvenimenti.

Belpoliti cita molti altri autori, destreggiandosi tra letteratura, sociologia, filosofica, antropologia, storia, psicologia sociale.

Certi articoli ti fanno pensare in modo particolare. Ad esempio, il primo, “Eccesso”. Si ricorre all’eccesso, per uscire da un sistema incerto, che oscilla su posizioni poco chiare, come può essere la situazione di un adolescente o di un giovane (non è un caso che quasi tutti i terroristi suicidi siano giovani), ma anche, più in generale, in un ambiente in cui mancano degli ideali a cui appellarsi.

E allora, l’uomo della strada occidentale, così laicizzato, odia sì i terroristi, ma siamo sicuri che non ci sia, sotto sotto, anche un po’ di invidia per gli chi ideali, comunque, ce li ha? Siamo sicuri che i terroristi siano, come forma mentis, poi molto lontani da noi?

E ancora: perché lo fanno?

Belpoliti sottolinea un concetto: il suicidio purifica l’omicidio. Un terrorista suicida che pur uccida un bel po’ di infedeli ma che non riesca ad uccidere se stesso, ha comunque fallito.

Chi sono?

Molti sono giovani, o giovanissimi. Di solito sono gregari (i leader non fanno attentati suicidi, si limitano a organizzarli). Spesso hanno studiato (molti sono ingegneri, e Belpoliti spiega bene perché). Tutti stanno attenti a creare il proprio storytelling: con testamenti video, facendo appello al sentimento di vendetta, passando per vittime dei nemici.

Dunque non sono “sradicati” nel senso comune del termine. Sradicati, però, lo sono nel senso che con loro è inutile appellarsi alla realtà, perché è ciò che loro vogliono combattere.

Infine, un altro importantissimo elemento in comune che uniforma i terroristi suicidi islamici con altri in altre parti del mondo è la rinuncia a controllare il proprio io: abdicano il potere di scelta ai propri leader. Torna anche qui l’attualità di un testo che non smetterò mai di suggerire per capire tantissime dinamiche dei comportamenti umani: “Fuga dalla libertà” di Erich Fromm.

Belpoliti non fornisce soluzioni, ma attira la nostra attenzione su due punti fondamentali: non ci sarebbero martiri senza storytelling e senza appoggio di una comunità.

Se questa non è una soluzione, è comunque una direzione a cui guardare.

Ps: bellissimo l’ultimo capitolo, intitolato “Cosa leggere”. Una specie di bibliografia ma con piccole note che ti indirizzano verso nuovi libri e articoli. LOL!

2 Comments

Filed under book, Libri, Libri & C., Saggi, Scrittori italiani

Le cose che non ho detto, @azarnafisi @adelphiedizioni

Che meraviglia, che sincerità! L’autobiografia di Azar Nafisi, l’autrice di Leggere Lolita a Teheran, si legge come un romanzo e fa riflettere come un saggio.

La narrazione è incentrata sulla sua famiglia ma in un paese come l’Iran era impossibile ignorare la situazione culturale e politica.

Azar Nafisi ha sempre avuto un rapporto conflittuale con la propria madre, donna bellissima ed intelligente ma scontenta della propria situazione e tendente a rifugiarsi in un passato idealizzato, anche a costo di tacere a se stessa certe realtà. Adoro leggere di ragazzine che si ribellano e che, al tempo stesso amano i propri genitori, perché è nella natura umana fare così, sebbene la Nafisi e sua madre abbiano avuto degli scontri davvero intensi.

Noi, quando raccontavamo una bugia, sapevamo di mentire, mentre lei non se ne rendeva neppure conto.

Farei torto al libro se cercassi di riassumere in poche righe questo rapporto controverso; però, leggendo della Nafisi che cerca di calarsi dal secondo piano del collegio svizzero e che cade facendosi parecchio male, mi è venuta la curiosità di andare a vedere su youtube come è, di persona, questa scrittrice. E mi trovo davanti a una signora compostissima, emotiva e dolce. Nonostante tutto quello che ha passato!!

Era legatissima al padre, che è stato sindaco di Teheran e che poi è stato incarcerato sotto false accuse. E’ stato lui a introdurla al mondo della letteratura tradizionale persiana.

Il rapporto della Nafisi coi libri è stato sempre molto intenso, direi quasi un bisogno fisico: questo è un aspetto che me l’ha resa molto vicina. Considerando la situazione politica iraniana, la guerra di otto anni con l’Iraq, Khomeini, gli assassini, le torture e la situazione delle donne nel suo paese, le difficoltà di tenere aperte le università laiche, è semplicemente meraviglioso che la Nafisi abbia dato così tanta importanza alla letteratura.

Anzi, la letteratura per lei va considerata come un vero e proprio antidoto all’assolutismo, ne ha fatto una bandiera del suo pensiero. Alla letteratura lei è sempre rimasta fedele, anche se sono cambiate le sue letture e anche se, lo ammette lei stessa, ha fatto i suoi errori politici (come, ad esempio, quando è andata a manifestare contro lo Scià senza rendersi conto che l’alternativa era lo stato Islamico di Khomeini).

 

Leave a comment

Filed under authobiographies, autobiografie, book, Libri & C., Scrittori iraniani

L’esperienza di una immigrata

 

imageNOMAD – AYAAN HIRSI ALI

Ritengo che sarebbe prudente insegnare ai rifugiati alcune competenze di base prima di prestar loro denaro e fornir loro carte di credito e cataloghi di mobili, prima che vengano risucchiati in una subcultura di prestiti e frodi. (…)

In Europa c’è una crescente insofferenza verso l’immigrazione, la sensazione che molti immigrati non meritino l’aiuto che ricevono da generosi sistemi sociali. Si dice che gli immigrati abusano del sistema, che si comportano come parassiti.

Questa attivista per i diritti sociali (già scampata a qualche attentato), a sua volta scappata dal suo paese per evitare il matrimonio impostole dalla famiglia, analizza con occhio critico la situazione degli immigrati nel mondo occidentale.

Lei si è data da fare. Ha imparato la lingua, i regolamenti del paese in cui è andata a vivere, gli usi. Fa un po’ sorridere il resoconto dei suoi primi tempi in Olanda, dove è stata accolta come rifugiata.

Premetto che il trattamento riservatole dal governo olandese è sicuramente diverso da quello che le avrebbero riservato qui in Italia dove certi impiegati pubblici mancano delle più basilari competenze educative anche nei confronti dei propri concittadini: in Olanda riesco a immaginarlo un impiegato che sorride e spiega con calma la procedura per ottenere un prestito sociale; in Italia ho meglio presente l’atteggiamento degli impiegati agli sportelli pubblici che reprimono sbuffi e danno del tu.

Ma quando è arrivata nei Paesi Bassi, lei non aveva alcuna competenza, né conoscenza. Uno dei problemi principali che ha dovuto affrontare è stata la gestione del denaro. Come molti immigrati, era scappata da, non era andata verso. Non si poneva il problema dei doveri di un cittadino, non sapeva cos’era la cittadinanza, perché obbediva solo a regole di clan.

Dunque, quando si è vista offrire un prestito per comprarsi l’arredamento della casa, non aveva idea di cosa avesse per le mani. Lei e una sua amica hanno speso tutto il prestito per comprare una costosissima moquette e la carta da parati, e sono rimaste senza soldi, senza mobili, senza letti, senza pentole, ecc… Senza parlare del conto del telefono, che era diventato rosso a forza di chiamare in Africa.

Quando le hanno fatto vedere come funzionava una carta di credito, e ha capito che le bastava mettere una firma per comprare oggetti, lo ha fatto. Firma qua, firma là, si è ritrovata con un debito enorme.

Le mancava un minimo di formazione finanziaria. Le mancava la capacità di dire no a una commessa, visto che era stata cresciuta per dire sempre di sì. La furbizia di pensare che in inverno bisogna riscaldare gli appartamenti e che dunque le spese vanno su. La modestia di capire che fare acquisti in un supermercato a buon prezzo non è un disonore.

Senza contare il fatto che molti dei soldi ottenuti attraverso i prestiti sociali per immigrati andavano ai parenti nei paesi di origine, perché così richiede il Corano: aiutare gli appartenenti della famiglia è tassativo. Il che è un atto buono, in sé, ma ostacola l’ascesa sociale di molte famiglie nel paese di adozione.

Questo era (è) il problema di molti immigrati: tutti vivono oltre i propri mezzi, non sanno programmare le spese. E questo è particolarmente vero tra le donne musulmane, dice la Ayaan Hirsi Ali.

Io mi ritengo una razzista non dichiarata. Cioè a parole sono contraria al razzismo ma ogni tanto mi ritrovo a pensare o ad agire secondo i dettami del razzismo strisciante. Magari non lo faccio consciamente, ma è così. Per questo sto leggendo questo libro.

E mi resta una domanda: perché Ayaan Hirsi Ali, dopo tanti tentativi ed errori, ha capito cosa sbagliava e ha corretto la direzione? Credo sia stato per un mix di fortuna e volontà. Ma la cosa va approfondita.

 

Leave a comment

Filed under autobiografie, Libri & C., Saggi, Scrittori somali