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Il velo dipinto – W. S. Maugham

Kitty appartiene alla media borghesia inglese. E’ giovane e carina e finisce per sposare un medico che la porta in Cina. La storia è ambientata all’inizio del secolo scorso (credo… i riferimenti temporali non sono molti), quando gli stranieri non erano ancora ben visti dai locali. Kitty, dopo un po’, si accorge di non amare il marito Walter, che, nonostante le sue buone qualità, è un tipo piuttosto chiuso e di interessi diametralmente opposti a quelli della moglie. Lei finisce così per trovarsi un amante.

Solo che Walter lo scopre… per evitare scandali, lui la costringe a trasferirsi nell’interno del paese, dove imperversa il colera. Lei è dapprima terrorizzata, ma poi, grazie anche all’incontro con alcune suore missionarie francesi, comincia a riflettere sul suo comportamento e sul senso della vita in generale.

Punti a favore del romanzo: l’introspezione psicologia è molto buona. Maugham delinea bene le differenze di carattere tra marito e moglie, e, rifuggendo da un lieto fine o da un’illuminazione improvvisa, la vicenda si snoda in modo realistico.

Punto a sfavore: perché ambientare la vicenda in Cina? Questo immenso paese viene descritto solo nei suoi paesaggi, visti attraverso lo schermo emotivo di Kitty, ma in realtà manca del tutto lo spirito “cinese”. Le Amah e i portatori e tutti i personaggi locali che compaiono nel romanzo sono mere comparse che non parlano se non per stereotipi. Nessun accenno alla storia recente o contemporanea alla vicenda, né alla millenaria cultura del paese. Insomma, se Maugham ha scelto la Cina, deve averlo fatto solo per coniugare l’introspezione psicologica (che qui è profonda) con un vago bisogno di esotico che, una volta finita la lettura, lascia un senso di superfluo.

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Letture interrotte

Sarò una svergognata, ma con tutti i libri che esistono al mondo, non è… etico leggere quelli che non mi affascinano sul serio. Ecco cosa ho deciso di interrompere oggi:

PORFIRIO DIAZ, LA SUA VITA E IL SUO TEMPO, di Carlos Tello Diaz

Diaz è stato uno dei fondatori del Messico moderno, ma questo libro narra solo le sue imprese di guerra dal 1830 al 1867. Sua madre lo voleva prete, ma lui ha deciso altrimenti. Certo è che il Messico è stato un paese disgraziato, oggetto di conquista o tentata conquista a destra e a manca (Stati Uniti e Francesi in testa), per non parlare delle guerre civili.

Ho iniziato la lettura per esercitare lo spagnolo ma sono quasi 500 pagine di battaglie, guerre, avanzamenti, fuggi-fuggi, richieste di armamenti, carestie, malattie endemiche, spostamenti di compagnie, soldati che disertano… e i nomi di personaggi storici piovono a catinelle. Nomi sconosciuti, per noi italiani che della storia americana siamo quasi digiuni. Insomma, mi sono annoiata e a metà ho cominciato a saltar le pagine.

Diaz era un uomo complesso: mi affascina la sua dedizione al presidente Juárez e al Messico, però non si può tacere del suo ruolo in vari episodi di saccheggio da parte dei suoi soldati… ad ogni modo, il libro si ferma quando lui ha 36 anni, dunque non lo vediamo in azione sulla scena politica.

LETTERE A UN ASPIRANTE ROMANZIERE, Mario Vargas Llosa

Non si può dire che Llosa non abbia una scrittura ammaliante! Tuttavia, avendo comprato il libro a occhi chiusi, su Amazon, non lo avevo sfogliato e non avevo la più pallida idea di cosa parlasse.

Mi aspettavo un manuale, con consigli concreti di scrittura, o qualcosa che ti ispirasse, che ti facesse prendere la penna in mano. Invece è un insieme di lettere piuttosto… colte. Profonde, certo, però non è quello di cui ho voglia adesso.

Ma… aiutatemi a sentirmi meno in colpa: voi non abbandonate mai la lettura di certi libri???

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