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Cronache di un venditore di sangue (Yu Hua)

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Cina, seconda metà del secolo scorso.

Chi ha bisogno di soldi, l’equivalente di sei mesi di lavoro in campagna, vende il sangue.

La vendita del sangue è l’espediente a cui Yu Hua ricorre per narrare la vita di Xu Sanguan.

Il primo guaio che deve affrontare, e per il quale gli servono soldi urgenti, è quello procuratogli dal figlio Felice Uno, che spacca la testa al figlio del fabbro Fang.

Un’altra volta, vende il sangue per fare dei regali a una collega con la quale è finito a letto.

Un’altra volta per dar da mangiare alla famiglia, ridotta pelle e ossa a causa di un’inondazione e di una carestia (ma anche della politica di Mao).

Un’altra volta per offrire una cena sontuosa al capobrigata del figlio Felice Due, perché un’accoglienza insufficiente rischierebbe di causare al figlio grosse difficoltà.

Infine, Xu Sanguan ricorre alla vendita del sangue, più volte, per salvare la vita al figlio Felice Uno, ammalatosi di epatite, che deve essere curato a Shanghai: lo vende più volte, lungo il tragitto da casa fino all’ospedale, rischiando la vita (e attenzione, che Felice Uno non è suo figlio, anche se lui lo ha creduto per nove anni).

All’inizio, la lettura mi è risultata un po’ difficile: lo stile è molto ironico, i protagonisti parlano gesticolando molto, si ripetono, un po’ come nei film di Bruce Lee; poi però si capisce che dietro certe scene apparentemente comiche si celano dei drammi non indifferenti.

Lungo tutto il romanzo, serpeggiano paure: di morire di fame, di perdere la faccia davanti alla comunità, di scialacquare il sangue, simbolo di forza, vita e retaggio degli avi.

Della storia della Cina si parla solo indirettamente.

 

 

 

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Di acqua e di vento (Ang Chin Geok)

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Adoro leggere, in tempi burrascosi, delle disgrazie altrui. Mi fa sentire fortunata.

In questo romanzo, di disgrazie ce ne sono per tutti i… gusti. Dalle angherie della suocera insoddisfatta della propria situazione, alla guerra, alla fame, agli aborti, agli stupri, alle morti per annegamento.

La storia è raccontata da tre donne di altrettante generazioni, e si svolge tra Singapore e l’Australia.

Attraverso di loro vediamo la storia di Singapore, certo, ma soprattutto ci concentriamo sulla vita privata femminile.

“Privata” per modo di dire: le donne orientali vivono nella comunità, non ci sono “stanze tutte per sé”, ma nei decenni nei quali si svolge la vicenda delle tre protagoniste, le regole sociali a cui sono sottoposte sono cambiate nel tempo e nello spazio.

(…) la sottomissione delle donne era al centro della vita cinese, della sua struttura e continuità.

In tutte e tre le generazioni, tuttavia, insieme all’evoluzione dei diritti femminili, coesiste una insoddisfazione di base, o, meglio, un elemento disturbante: l’Hong Shui, il destino, una concatenazione di eventi a cui non ci si può sottrarre.

A detta della famiglia delle tre donne, l’Hong Shui negativo è dovuto alla scelta di un avo di mettersi con una donna di un paese diverso: tutte le disgrazie che accadranno saranno dovute a questa scelta infausta; ciononostante, nessuna delle tre si arrenderà docilmente davanti ai colpi del destino.

La misura di quanto ci siamo resi utili sulla terra, durante le nostre brevi vite, forse sta nel vuoto che lasciamo morendo.

Il destino, in questo romanzo, si affronta con determinazione e… con la superstizione. Sono innumerevoli, nel romanzo, le occasioni in cui si ricorre alla magia, agli spiriti, alle preghiere: ogni gesto quotidiano deve essere svolto in una certa maniera per non attirare gli spiriti malvagi.

A me è piaciuto molto: per il tempo che è durata la lettura, sono stata dall’altra parte del mondo.

4 stelle su 5.

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Appartamento ad Atene (Glenway Wescott) @AdelphiEdizioni

 

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La vicenda si svolge tutto all’interno di un appartamento di Atene nel 1942 dove la famiglia Helianos è costretta ad ospitare un ufficiale tedesco.Gli Helianos sono composti da padre, un editore intellettuale che ha perso il lavoro, la paurosa moglie, il dodicenne Alex e la piccola Leda, ritardata. C’era anche un altro figlio, ma è morto in guerra.Quando il maggiore Kalter arriva, è un incubo: li terrorizza, scatta per un nonnulla, li umilia, li costringe a dare i propri avanzi di cibo a un cane, mentre loro muoiono di fame.Dopo un anno, però, deve tornare in Germania per una licenza, e quando rientra il suo atteggiamento è completamente diverso, tanto che il capofamiglia inizia ad intrattenere con lui uno strano rapporto, restando ad ascoltare le sue tiritere politiche dopo cena.Credendo di essere diventato suo amico, o almeno di aver instaurato una specie di legame intellettuale, il capofamiglia fa un passo falso e viene arrestato.Mi fermo qui per non spoilerare.Il romanzo è incentrato su questa coppia e, senza alcun sdilinquimento, sul loro amore di lunga data. Non ci sono smancerie, solo appoggio reciproco, anche se dal punto di vista intellettuale i due non si capiscono.La vita, la guerra, la perdita del figlio, la cura dei due figli rimasti, le paure vere o presunte, fondano il loro rapportoE’ un libro molto attuale, per questo periodo di corona virus: il nemico in casa.E come le persone imparino ad adattarsi creando quasi una sorta di legame. Tant’è che quando il maggiore, il nemico, se ne sarà andato definitivamente, la donna continuerà a pensare a lui e a come lui abbia cambiato le loro vite.

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Figlia del fiume, Hong Ying

Questa è l’autobiografia di una scrittrice e poetessa cinese, Hong Ying, nata sulle rive del fiume Yangtse nel 1962, proprio alla fine dei tre anni del “Grande Balzo”.

Il Grande Balzo, nella mente di Mao Zedong, doveva prendere la forma di un enorme progresso tecnologico che avrebbe portato la Cina al passo con gli altri paesi occidentali. Solo che si concluse con un fiasco: lo spostamento di fondi e manodopera dall’agricoltura all’industria fu una delle cause di una carestia senza pari. La gente moriva letteralmente di fame.

Hong Ying nasce in questo periodo. Il padre è un battelliere che ha problemi alla vista e ben presto resta cieco, perdendo il lavoro. La madre si arrangia come può per dar da mangiare ai sei figli. Hong Ying è la Numero Sei, e questo è il suo nome in famiglia.

Ma oltre alla fame, la futura scrittrice deve affrontare anche l’ostilità della famiglia, di cui non riesce a individuare le ragioni. Oltre al disprezzo delle sorelle e alla freddezza della madre, si trova davanti anche la derisione continua dei vicini di casa.

E’ come se tutti tranne lei conoscessero un segreto che le sta scritto in fronte.

A ciò si aggiunge che, da anni, un uomo la segue. Nell’ombra, senza rivelarsi né molestarla.

Posso fare un po’ di spoiler, tanto è difficile che riusciate ancora a trovare questo libro in giro;-)

Bè, l’uomo che la segue in realtà è suo padre. Lui e sua madre l’hanno concepita quando il marito di lei era all’ospedale, e lei non sapeva da che parte girarsi per mettere qualcosa in pancia ai figli.

E’ lo scandalo.

Nella Cina comunista il moralismo in materia sessuale non ha niente da invidiare ai più retrogradi ambienti cattolici. Ma il marito, una volta tornato dall’ospedale, decide che la moglie deve tenere il bambino.

Per evitare ulteriori conseguenze in famiglia, è costretto a denunciare l’amante della moglie. Al processo, questi viene giudicato colpevole di stupro (anche se tutti sanno che il rapporto era stato consenziente), condannato a non rivedere il figlio (la figlia) fino al compimento della sua maggiore età e a passare una somma mensile alla madre per il mantenimento.

Sembra un romanzo, vero?

E invece è vita vissuta.

Di questa autobiografia mi resterà in mente, al di là delle descrizioni della miseria e dei tentativi assurdi per trovare cibo, la mancanza di sentimenti positivi. Non c’è amore nella vita di Hong Ying, né da parte dei suoi, né da parte dell’insegnante di storia, col quale avrà una breve relazione (e che finirà per suicidarsi, così, tanto per mantenere allegra l’atmosfera).

Forse l’unico a cui la sua vita interessa è il suo vero padre, ma lei non gli permette di stringere un vero rapporto padre-figlia.

Il libro l’ho trovato in tedesco, dunque non ho potuto apprezzarne a pieno lo stile, tuttavia, da quel poco che ho captato, la Hong ha una scrittura asciutta ma densa, attenta ai particolari psicologici.

Se vi piace la Cina, vale la pena fare un po’ di fatica per cercare il libro in qualche negozietto di remainders.

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